Tag: guerra
Il papa e la proposta di una nuova Helsinki
Libertà o pace? Dialogo sulla guerra
La guerra, la pace e la “non equidistanza”
C’è un ritornello che si sente ripetere spesso da quelli che pure si dichiarano per l’avvio di un processo di pace in Ucraina: non siamo equidistanti. Il che vorrebbe dire che siamo con l’Ucraina e contro l’aggressione russa. Peccato che ciò comporti un’implicazione, invece sottaciuta. E cioè che la “non equidistanza” ha come conseguenza logica che, se si vuole passare dagli attuali combattimenti alla cieca a una guerra che almeno si svolga con la contemporanea apertura di un negoziato – primo passo per giungere a una tregua e poi, forse, a una pace armata –, si debba anzitutto persuadere Zelensky che non è possibile proseguire così, e che l’aspirazione a riprendersi tutti i territori annessi dalla Russia, a partire dal 2014 con la Crimea, è irrealistica. Volere vincere – cosa impossibile, dati i rapporti di forza e la minaccia nucleare – significa eternizzare la guerra, o farla addirittura precipitare verso un conflitto mondiale.
Stare a fianco dell’Ucraina, da parte dell’Occidente, vorrebbe allora dire intervenire sul governo ucraino affinché comprenda (al di là della questione dell’invio di armi, che possono essere concesse o no, a seconda della situazione bellica) che deve rinunciare a una parte dei propri territori in cambio della pace: perché unicamente sulla base di questa consapevolezza si potrà aprire la porta a una trattativa. Diversamente, sarà guerra all’infinito – finché, secondo alcuni, la Russia (magari senza Putin) deciderà di ritirarsi completamente… Ma quando? E a quante uccisioni e distruzioni dovremo ancora assistere nel frattempo?
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A che punto è il conflitto? I limiti dell’informazione di guerra
Bellum dulce inexpertis, diceva Erasmo da Rotterdam: la guerra piace a chi non la conosce. Nulla di più attuale, nel momento in cui le conseguenze del conflitto russo-ucraino cominciano a farsi sentire nell’Unione europea. Conseguenze economiche e sociali, che si profilano in tutta la loro pesantezza. La questione del gas impazza nei media vecchi e nuovi, mentre pare scendere il sipario sull’andamento reale del conflitto. Certo, la comunicazione di guerra è parte della guerra (come avevamo sottolineato con Michele Mezza già all’inizio delle ostilità: vedi qui). Era quindi ampiamente preventivato che si sarebbe subito messa in moto, da ambo le parti, la “fabbrica delle notizie”, come la chiamava il più grande tra gli studiosi della opinione pubblica, Walter Lippmann. E sapevamo, inoltre, che la prima vittima della guerra è la verità, perché, parafrasando von Clausewitz, l’informazione è la prosecuzione della guerra con altri mezzi.
Raramente, però, le notizie che circolano sono sembrate così nebulose, se non distorte, come negli ultimi tempi: i media pullulano di omissioni, esagerazioni e di dati non verificabili. Su quello che avviene in quelli che sembrano essere, al momento, i punti cruciali del conflitto – la centrale nucleare di Zaporižžja e l’offensiva ucraina a Kherson –, giungono informazioni contraddittorie e lacunose. La centrale atomica viene bombardata prima dai russi e poi dagli ucraini… in essa sono collocate infrastrutture militari, che però i tecnici inviati per controllare la sicurezza della centrale non vedono. L’offensiva ucraina a Kherson è un grande successo… però forse no… e così via in una ridda di smentite e controsmentite.