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Cercasi politica disperatamente. Intervista al segretario della Cgil di Roma e...
La nuova amministrazione romana: un sospiro di sollievo?
I diritti, la sinistra e Roma. Le ragioni di una candidata
Domenica 16 gennaio si torna a votare per sostituire il neosindaco Roberto Gualtieri alla Camera dei deputati e io sono la candidata del centrosinistra. Il Collegio di Roma 1 rappresenta un territorio vasto e complesso, che raccoglie il centro storico del I Municipio, e allarga le sue maglie fino ai quartieri di Ponte Milvio, Balduina, Trionfale, Flaminio e Della Vittoria.
Essere candidata di coalizione è per me un valore aggiunto, che bene riflette la mia storia e la mia visione politica. Ho sempre cercato di mettere in pratica una concezione inclusiva della politica, che guarda alle forze organizzate del centrosinistra, così come alla militanza civica, fatta di singoli, di reti e di associazioni. Credo che si debbano riconoscere, valorizzare e costruire alleanze trasversali e multiformi, che si misurino sulle sfide e sulle idee piuttosto che sulle geometrie politiche. E soprattutto credo nel lavoro collettivo, quello che riesce a mettere insieme, con fatica e pazienza, istituzioni e società civile, partiti e associazioni. È questa la politica nella quale ho sempre avuto fiducia e che ho sempre praticato: la politica che si fa insieme e non da soli, la politica che sfida l’inerzia e le semplificazioni, e si misura con l’ambizioso obiettivo di mettere insieme persone diverse e si sforza di ascoltare e di decidere. Per questo ho aderito convintamente al percorso delle Agorà democratiche proposto dal segretario Enrico Letta, che costruisce l’alleanza a partire dalle persone, da visioni e aspirazioni comuni, costruendo insieme linee di lavoro e proposte concrete.
Riconversione ecologica e qualità della vita nelle città
Renzi: “Il riformista sono me”
L’ombra del Colle e i dolori di Enrico Letta
Dopo l’entusiasmo per l’esito delle recenti elezioni amministrative (la conquista di Roma, Milano, Napoli, Torino, eccetera), Enrico Letta ha più problemi che strada in discesa davanti a sé. Il Pd è fermo infatti dietro la scia del governo Draghi, che finisce per essere la sua sola identità. Non mostra, inoltre, iniziative particolari per l’elezione del nuovo inquilino del Quirinale, non morde il freno per cambiare la legge elettorale, vorrebbe che l’esecutivo procedesse fino al termine della legislatura e semmai pure oltre il 2023.
Letta deve poi tenere a bada gruppi parlamentari che furono scelti da Matteo Renzi nella sua composizione, e convincere il Pd che il rapporto con i 5 Stelle è più proficuo di quello con Italia viva o Azione di Carlo Calenda, che tra l’altro si detestano tra loro, pur invocando un’alleanza con i “riformisti” e non con i “populisti”. Ultimo caso da sbrogliare: le elezioni del prossimo 16 gennaio nel collegio Roma 1, che sono quelle suppletive per il posto da deputato lasciato libero da Roberto Gualtieri, eletto sindaco di Roma (in questa zona della capitale si voterà per la terza volta dal 2018, inizio legislatura, a causa dell’elezione e poi delle dimissioni di Paolo Gentiloni, diventato commissario europeo, sostituito in seguito da Gualtieri, a sua volta decaduto dopo l’elezione a sindaco).
Centrosinistra premiato, astensione e coalizione sono un problema
I ballottaggi confermano ciò che si era intuito nel primo turno delle elezioni amministrative: il centrosinistra è in ripresa di consensi. Dopo Milano, Napoli, Bologna, conquista Roma, Torino e altre città. Inquietante è il numero degli astenuti che supera la metà degli aventi diritto (nella capitale si è recato alle urne solo il 40%). È squinternata perciò la partecipazione democratica, e c’è un problema della democrazia tout court: non si è mai votato così poco nella storia repubblicana. I risultati nelle percentuali oltrepassano, tuttavia, le più rosee previsioni per il centrosinistra. Giusto, da tale punto di vista, tirare il classico sospiro di sollievo.
Il quadro politico in cui si svolgevano queste consultazioni non era facile. La polemica sul green pass è stata, ed è tuttora, feroce. La destra ci aggiungeva una criticità sul governo Draghi, mentre il centrosinistra (Pd in testa) si identificava totalmente con l’esecutivo. La destra – oltre a sbagliare candidati – ha usato toni nella campagna elettorale non adeguati a città che escono da due anni di sofferenze per via della pandemia, e che auspicano ora la tenuta della ripresa economica in atto.