Presentazione
Acqua: sprechi, ritardi e troppe politiche sbagliate
La parola acqua è ormai sinonimo di crisi climatica e ambientale. Ed è anche la sintesi degli opposti: si va dalle inondazioni alla desertificazione in un batter di ciglia. Così, mentre in Italia si discute di pietre da fiume e di Mosè, a livello internazionale la questione è presa molto sul serio: proprio mentre scriviamo, a New York, sono in corso i lavori della Conferenza delle Nazioni Unite, che si concluderanno domani. Si affronta il tema delle risorse idriche e ci si prepara ad affrontare le sfide del cambiamento climatico. Come output principale ci si aspetta la pubblicazione della “Water Action Agenda”, un documento di impegni. La Conferenza in corso, infatti, segna un punto intermedio nell’attuazione del Decennio dell’acqua dell’Onu, lanciato nel 2018, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sostenibile e la gestione integrata delle risorse idriche.
Il problema dell’acqua è davvero una questione centrale, ed è causa ed effetto della crisi climatica e ambientale, come pure dell’aumento delle diseguaglianze mondiali (e forse di guerre future). Per il mondo occidentale si tratta principalmente di una questione economica, con le sue ricadute su tutti i settori della produzione, a partire da quello che una volta era definito “il primario”, ovvero l’agricoltura. Ma in tante parti del mondo la scarsità o la mancanza di acqua è diventata sinonimo di crisi, carestie e conflitti armati, come succede in alcuni Paesi africani. Dipende sempre dal punto di osservazione. Per noi occidentali il problema sono i raccolti, la produzione del vino e i danni e il terrore legati alle inondazioni. Per migliaia di africani, e per altri popoli, si tratta sempre più spesso di una questione di vita o di morte. Secondo stime autorevoli, nel 2050 più di cinque miliardi di persone non avranno un adeguato accesso all’acqua per almeno un mese all’anno.