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Tribunali militari: congelato l’autogoverno
Enrico Mattei, la Resistenza, la Cia
Le cause sui crimini nazisti tornano alla Corte costituzionale
Novità sui risarcimenti per stragi e deportazioni naziste. Nella lunga battaglia legale – sempre più carica di senso politico attuale, mentre scorre il sangue di nuovi crimini –, dopo il decreto legge del governo Draghi (vedi qui) e poi l’inerzia dei governi Draghi e Meloni (vedi qui), adesso gli atti vanno alla Corte costituzionale. La Consulta si è già pronunciata, nel 2014; e quella sentenza, presieduta e scritta da Giuseppe Tesauro, ha dato speranze alle vittime e sostegno alle cause civili. Dal 2014 i processi sono andati avanti, e c’è stato un tentativo coraggioso di esecuzione su beni tedeschi a Roma: Istituto archeologico germanico, Goethe Institut, Chiesa evangelica luterana e Scuola germanica. Ma ad aprile, subito dopo un nuovo ricorso di Berlino alla Corte internazionale di giustizia, il governo – presidente Draghi e ministra della giustizia Cartabia – è salito sul ring con un fulmineo uno-due: il blocco immediato dei processi e un fondo-ristoro per le vittime, promesso ma poi rivelatosi privo di decretazione attuativa. Arrosto per la Germania, fumo per le vittime.
Nel 2014, a sollevare la questione alla Consulta era stato il tribunale di Firenze, giudice Luca Minniti. Stavolta è quello di Roma, giudice Miriam Iappelli; e il processo è proprio quello per l’esecuzione sui beni tedeschi a Roma. Dopo il decreto-legge di quest’anno, nella stessa causa era intervenuta l’avvocatura generale dello Stato, per la presidenza del Consiglio e per i ministeri dell’Economia e degli Esteri, schierandosi contro le vittime “in un’ottica di collaborazione istituzionale”. È amaro vedere posizionamenti in cui la ragion di Stato è preferita alle persone. Il tribunale di Roma non ha seguito i cattivi consigli.
Niente “ristoro” per stragi e deportazioni
Il raduno, l’adunata, la rimpatriata
Questioni aperte sui tribunali militari
Ignazio La Russa presidente del Senato
La destra vuole riformare i tribunali militari
Leva militare: la destra non sa cosa dire, gli altri cosa...
Torna con regolarità la proposta di Matteo Salvini di riattivare la leva obbligatoria, sospesa (non abolita) quasi vent’anni fa. Il punto è che questa estate appiccicosa è anche una stagione elettorale – e promesse o intenzioni pesano più delle solite dichiarazioni di bandiera. L’idea sembra diretta a una certa fascia, quella borghese medio-piccola, in età da figli adolescenti, con lo spauracchio delle cattive compagnie. Ma c’è qualcosa di serio nel ritornello della “naja”, con cui ogni tanto si cercano consensi?
Il sistema costituzionale resta ancorato a una cittadinanza che comprende la partecipazione alle armi, com’è proprio dello Stato moderno, soprattutto dopo la Rivoluzione francese e le campagne napoleoniche. Ma c’è da dubitare che la Lega e i gestori della sua macchina pubblicitaria si ispirino alla storia, fitta di dispettose complicazioni. A proposito di propagandisti, il più famoso tra quelli della Lega fu sorpreso in frequentazioni di palestrati rumeni, a pagamento, col sospetto di qualche accessorio chimico. Una storia che non starebbe bene fra gli esempi edificanti da offrire ai giovani.