Una Costituente per la città. Le competenze dei tecnici a disposizione delle varie associazioni, dei comitati di quartiere, dei gruppi di cittadini che vogliono impegnarsi per cambiare lo stato di cose esistente. Basta con il lamento, con il piangersi addosso, e con una ribellione spesso slegata da qualsiasi progetto. “Non si piange su una città coloniale” – scriveva Pier Paolo Pasolini tanti anni fa, mentre Alberto Moravia curava il pamphlet Contro Roma. Parafrasando quei pensieri, oggi si potrebbe dire “basta lamentarsi” su una città ridotta ai grandi eventi, soggiogata dal turismo “usa e getta”, inghiottita dal traffico e dalla immondizia, sempre in attesa di un nuovo Giubileo. Si deve piuttosto ripartire dalla grande tradizione: dalle analisi e dagli studi degli Antonio Cederna, Italo Insolera, Franco Ferrarotti, Aldo Natoli, e dalle esperienze più avanzate di sindaci come Ernesto Nathan o Luigi Petroselli, come ci ha ricordato Walter Tocci in un recente libro che guarda in avanti (Roma come se, Donzelli).
In ogni caso, definizioni e riferimenti letterari a parte, si tratta oggi di scegliere la strada giusta di fronte a un bivio pericoloso. Da una parte, vediamo un cartello con l’indicazione di un’assuefazione alle scelte delle amministrazioni (magari pensando che potrebbe andare molto peggio con il ritorno della destra in Campidoglio); dall’altra, quella di opporsi a prescindere, senza elaborare una nuova idea di convivenza civile e degli assetti urbanistici. L’associazione Roma Ricerca Roma, che ha criticato i progetti del Pnrr – “un Piano senza piano” – propone una via diversa, e lo ha spiegato nel corso di un’assemblea cittadina che si è svolta, venerdì 3 novembre, nella sala dello storico teatro Palladium a Garbatella.
L’idea alla base dell’iniziativa – originale nel suo genere – sta proprio nel superamento del “declinismo”, di quel dilagante qualunquismo del “fa tutto schifo”, ci spiega la giornalista e autrice di testi su Roma, Ella Baffoni. E non è un caso che, alla proposta dell’associazione, abbiano risposto già una trentina di realtà romane: dall’Arci ai Salvaciclisti, dalle associazioni in difesa dei pedoni (specie che andrebbe protetta nella giungla urbana) alle associazioni storiche del rilancio agricolo, fino ai comitati che si battono per la difesa dei parchi o contro il progetto del nuovo stadio della Roma a Pietralata. Associazioni e gruppi che, a loro volta, rappresentano esperienze diffuse e una rete molto vasta di impegno sociale di base. E neppure è un caso che gli stessi rappresentanti delle associazioni abbiano ringraziato gli organizzatori del Palladium per una proposta che finalmente reintroduce la parola “speranza” nel dibattito sul futuro della metropoli, mettendo in relazione tra loro singole realtà quasi sempre relegate alla dimensione municipale. “I giudizi di chi ha partecipato all’iniziativa del 3 novembre – dice Barbara Pizzo, docente di Urbanistica e presidente di Roma Ricerca Roma, associazione nata cinque anni fa per mettere a sistema l’enorme mole di studi prodotti dalle università e dai centri di ricerca – ci hanno colpito e quasi commosso, ma soprattutto ci caricano di responsabilità per quello che bisogna fare da ora in avanti”.
Serve un salto, un cambio di paradigma, una vera rivoluzione culturale in un momento in cui – com’è stato ricordato da una testimonianza delle associazioni di pedoni – quando attraversiamo una strada sulle strisce, sentiamo il bisogno di ringraziare l’automobilista che si è fermato e ci ha fatto passare indenni.
Si tratta di una proposta che va in due direzioni. Da una parte, guarda alla grande ricchezza dell’attivismo sociale e civico, in questi anni notevolmente cresciuto anche qualitativamente. Dall’altra, interroga un’amministrazione comunale alla quale era stata data una fiducia che, nella maggior parte dei casi, non ha avuto il riscontro atteso. Così ora l’amministrazione Gualtieri viene considerata il riferimento obbligato e naturale delle proposte innovative, ma senza più quegli sconti politici motivati dal dilagare della destra attualmente al governo. “Visionarietà e analisi, innovazione e utopia per un cambio di prospettiva – si legge nel comunicato diffuso dopo l’iniziativa –, un cambio di prospettiva che faccia uscire anche chi ci governa dal navigare a vista, dal piccolo cabotaggio del consenso facile, che ammicca alle rendite grandi e piccole di cui campa la città”.
E non si tratta neppure di proporre solo belle analisi o d’introdurre elementi di competenza tecnica degli architetti, degli urbanisti e degli ingegneri nel dibattito pubblico. Si tratta di tentare di indicare soluzioni alternative a quello che si sta facendo. E di mettere in guardia da errori che potrebbero rivelarsi fatali per il futuro della città. Anche quando si scelgono soluzioni corrette (come nel caso della riproposizione della “cura del ferro”, vedi qui) sembra che l’amministrazione rimanga ancora troppo timida o condizionata dalle pressioni degli “interessi forti”. O dalla riproposizione di schemi che andrebbero aggiornati. Nel corso dell’iniziativa del Palladium si è parlato, per esempio, del caso del tram 8, che avrebbe potuto essere gestito all’insegna delle esperienze europee più avanzate in Europa in fatto di circolazione tranviaria. Ma ci sono anche altri esempi, perfino più preoccupanti. “La variante normativa del piano regolatore – dicono gli esperti di Roma Ricerca Roma – già approvata dalla giunta capitolina, ridefinisce la destinazione d’uso degli immobili e rischia di provocare effetti devastanti sul diritto all’abitare, sui tessuti storici e sulla città tutta”. Un altro campanello d’allarme riguarda l’aumento del trasporto privato che “a fronte del peggioramento del servizio pubblico si somma a scelte contraddittorie (proposta di limitazioni importanti alle auto inquinanti ma, anche, realizzazione di nuovi grandi parcheggi in aree centrali) e testimonia il grave ritardo nel garantire il diritto alla mobilità dei cittadini, specie nelle aree periferiche”.
Non parliamo poi del dibattito sul nuovo stadio della Roma. “Le fondate richieste di chiarimento dei cittadini, non trovano risposte pertinenti di tecnici e amministratori, rendendo inutile il confronto e svilendo la partecipazione”. Lo ribadiscono gli urbanisti, ma lo hanno gridato forte, durante l’iniziativa del 3 novembre, le associazioni e i comitati che si stanno battendo a Pietralata contro lo stadio, in un sito che non è stato scelto dalla Roma calcio ma dall’amministrazione Gualtieri.
Un elemento trasversale nel dibattito del Palladium ha riguardato proprio la trasparenza delle scelte e il coinvolgimento dei cittadini. Un altro esempio della tendenza alla separazione tra Comune e città riguarda l’assetto dell’area archeologica centrale, “che sarà patrimonio universale tanto quanto saprà essere patrimonio della città e dei suoi abitanti, è stata oggetto di discussione e di modifiche in un confronto chiuso fra giunta capitolina e ministero dei Beni culturali: ma il progetto non è mai stato presentato alla cittadinanza!”, leggiamo sul sito online di Roma Ricerca Roma.
Troppe sono dunque ancora le contraddizioni nelle scelte politiche e amministrative. Sul turismo (elemento di snodo centrale) l’amministrazione Gualtieri dichiara di volere contrastare gli effetti negativi del turismo “usa e getta”, mentre in realtà le scelte sembrano andare in tutt’altra direzione: nessun limite alla conversione degli appartamenti in alloggi turistici, privatizzazione dello spazio pubblico, svendita del patrimonio storico acquisito dai grandi marchi della moda e del lusso, invasione da parte dei pullman e addirittura delle crociere. Siamo in presenza, sempre più, di strategie di corto respiro che pare abbiano come unico scopo quello di attrarre più visitatori possibile. Di questi temi “terzogiornale” si è occupato ampiamente prima dell’estate, ed è possibile rileggere i nostri articoli su Roma, e anche sulle altre realtà urbane, nel dossier “Città visibili” del nostro sito (vedi qui). Noi prendiamo sul serio la proposta di lavoro di Roma Ricerca Roma, e seguiremo il dibattito che si svilupperà intorno alla Costituente, mentre continueremo a raccontare le esperienze campione, i casi studio che possono offrire spunti per tutti, al di là dell’unicità di ogni storia singola.