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Majorino segretario!
Ma davvero vogliamo continuare come se nulla fosse accaduto? La sventola incassata a Sagunto (Lombardia e Lazio), mentre a Roma si discute, non lascia spazio a dubbi. Anche il congresso in corso è ormai nomenclatura del passato, come i candidati che lo stanno animando, con i soliti reciproci colpi bassi, soprattutto nelle federazioni meridionali. Allora ci vuole una mossa del cavallo, che non sia di mera furbizia, ma che coniughi contenuti e rappresentatività. Per questo vogliamo comprometterci con una proposta: Majorino candidato unitario alla segreteria.
I dati della Lombardia, al di là della squillante sconfitta, parlano anche di significativi punti di resistenza, e anche di ricostruzione. Majorino ha complessivamente fatto avanzare i consensi al Partito democratico rispetto alle ultime politiche, ma è la geografia del voto che incute un certo ottimismo. Proprio nella disfatta generale vedere le grandi città della regione – Milano, Bergamo, Brescia – confermare con tenacia il proprio sostegno al Pd, rinunciando non solo alle suggestioni della destra governativa, ma anche alle sirene di un “terzo polo” che proprio in quelle città giocava la carta di una candidata forte e di rottura con la maggioranza che aveva governato il Pirellone. Eppure il Pd rimane primo partito in quelle realtà.
Chiamale se vuoi elezioni. Da un osservatorio milanese
Vista dalla finestra di uno studio al quinto piano – in cui campeggiano le celebri guglie verdi del cosiddetto “Cremlino”, alias l’edificio “Carta” a Città studi –, Milano appare una città sonnacchiosa e provinciale. Poco traffico, ritmi lenti. Certo è Lambrate, non è il centro. Si ricordano le scritte comparse prima di un’altra scadenza elettorale: make Lambrate great again. Evocazione di fasti passati, quando le guglie del “Cremlino” erano uno dei simboli di un’orgogliosa cittadella universitaria all’avanguardia dal punto di vista scientifico, politico e culturale. Tra gli studenti, nessun fermento: c’è scarso interesse per le elezioni regionali ormai prossime, che scaldano poco i cuori. Nessun volantinaggio, nessun manifesto, nessuna discussione sul tema. Al bar qualcuno difende la causa di Pierfrancesco Majorino, ma con poca passione, argomentando, più che altro, sull’interesse da lui dimostrato per l’università e sulla sottolineatura, presente nel suo programma, dell’importanza del diritto allo studio nel quadro del rilancio della città.
Il programma del candidato del centrosinistra e dei 5 Stelle (in Lombardia uniti) appare ben strutturato, e abbraccia alcuni aspetti rilevanti e per molti versi decisivi per il futuro della metropoli lombarda, dal ripensamento del sistema sanitario, le cui falle sono state evidenti nel periodo pandemico, e che negli ultimi tempi ha fatto segnare ritardi record per le visite specialistiche e le prenotazioni, a quello della scuola, al miglioramento dei trasporti, fino a toccare la questione per eccellenza della Milano contemporanea: la crisi abitativa, l’impossibilità di trovare casa a prezzi ragionevoli.
Milano città immateriale
Cosa dicono le piazze di Roma e Milano
Scossa di centrosinistra, le urne riaprono la partita
Prime impressioni elettorali
Aspettando i risultati elettorali
Sono tanti gli indecisi in questa tornata amministrativa. E chissà se gli scandali che hanno travolto, nell’ultima settimana di campagna elettorale, la Lega e Fratelli d’Italia, avranno ripercussioni negli orientamenti di voto. Sono ore vissute al cardiopalma dai candidati, in attesa dei risultati ufficiali delle elezioni che coinvolgono dodici milioni di italiani. In gioco sono i sindaci delle grandi città (Roma, Milano, Napoli, Trieste, Torino e Bologna) e il presidente e il Consiglio regionale della Calabria.
Il web, e i sondaggi, ci hanno abituato a diffidare del mondo che pretendono di rappresentare. Molti elettori non sanno chi votare o addirittura se andare a votare. A Roma, per esempio, se scegliere l’ex ministro del Pd Roberto Gualtieri o Carlo Calenda con la sua “lista civica”, sostenuto anche da Italia viva e dai radicali. Anche gli elettori del centrodestra potrebbero essere attratti da Calenda, il che ha convinto i sondaggisti a essere cauti su chi sfiderà al ballottaggio il candidato della destra Michetti, se Gualtieri o Calenda, appunto. Mentre la sindaca uscente, Virginia Raggi, 5 Stelle, pare raccogliere più voti di quanti sembravano decretarne una sicura sconfitta.
Elezioni, il centrosinistra è favorito per inerzia
Quasi dodici milioni di elettori andranno al voto domenica 3 e lunedì 4 ottobre per l’elezione dei sindaci e il rinnovo dei Consigli comunali in 1.157 località. Tra queste, sei capoluoghi che polarizzano l’attenzione: Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna, Trieste. Si tratta di un test politico indubbiamente rilevante. In Calabria si vota pure per il Consiglio regionale.
Il centrosinistra – dicono i sondaggi – può uscire vittorioso da queste elezioni amministrative. Più che per particolari meriti propri, a causa di circostanze contingenti che lo favoriscono. Si potrebbe dire che, per inerzia, le cose della politica vanno meglio per il centrosinistra a livello locale che a livello politico generale, dove la destra unita (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia) resta saldamente in testa ai sondaggi. Come si spiega questa previsione pressoché unanime tra sondaggisti e commentatori?