
Sabato si aspettavano poche centinaia di persone a Roma e Milano per la settimanale manifestazione “no vax”. Invece ce n’erano alcune migliaia chiamate alla mobilitazione nazionale da Forza nuova e Casa Pound, a cui si aggiungevano i tradizionali scettici su vaccini e green pass.
La polizia è stata da subito insufficiente per controllare quello che sarebbe accaduto nella capitale (questore e capo della polizia hanno molto da spiegare; Luciana Lamorgese, ministro degli Interni, ne dovrà riferire alle Camere).
A Roma, da piazza del Popolo, un corteo formatosi senza autorizzazione e controllo si è incamminato così verso Corso d’Italia, dove ha sede la Cgil. Le immagini dell’assalto di tipo squadrista parlano da sole. È stato qualcosa di pensato, preparato, e gravissimo, con i leader di Forza nuova in testa. Da quel momento in poi il corteo ha scorrazzato indisturbato per molte ore in via Veneto, via del Tritone, via del Corso fino a lambire Palazzo Chigi e la Camera dei deputati (dove tra l’altro era in corso la conferenza internazionale dei presidenti dei parlamenti nazionali).
Scaramucce finali e lacrimogeni, senza però scontri che potevano essere drammatici, hanno concluso un sabato da dimenticare ma da cui trarre alcune conclusioni. A Milano è andata meglio.
Primo problema. Ha senso continuare a seguire la linea di tolleranza e dialogo con i “no vax”? Questa non finisce per favorire il fenomeno del rifiuto dei vaccini e ingigantirne il peso politico? Torna quindi il tema dell’obbligatorietà o meno del vaccino. Il green pass, il suo uso obbligatorio sui luoghi di lavoro (sia pubblici sia privati) e di svago a iniziare dal 15 ottobre, è stato pensato per facilitare la vaccinazione di massa senza i diktat di legge. Eppure c’è ormai un 15-20 per cento di irriducibili mentre dati, matematica e statistiche indicano senza margini di dubbio i benefici della vaccinazione di massa che ha permesso riaperture economiche e allentamento della pressione sanitaria, di cui ognuno di noi gode.
La giornata di sabato a Roma e Milano è un campanello d’allarme democratico e sanitario che ripropone la questione: obbligo motivato costituzionalmente dalla salvaguardia del bene pubblico salute. Va perciò recisa ogni tolleranza e dialogo con le posizioni “no vax” che ormai vengono strumentalizzate politicamente dall’estrema destra.
Il tema attuale è, se mai, come regolare la fase della vaccinazione con la terza dose (chi? come? dove?). Del resto, anche Lega e Fratelli d’Italia iniziano a pensare che sui loro recenti risultati elettorali abbiano pesato negativamente le ambiguità su vaccini e green pass. È auspicabile che il governo Draghi ridiscuta in modo meditato l’intera materia in tempi brevi, senza cedere alle pressioni di piazza.
Secondo problema. Vanno sciolte le organizzazioni neofasciste come Forza nuova e Casa Pound. Lo ha chiesto – ed è una novità – Enrico Letta, segretario del Pd, insieme ad altri leader della sinistra. L’apologia del fascismo non può essere tollerata (la recente inchiesta di “Fanpage” sul collateralismo con settori neofascisti di Lega e Fratelli d’Italia è inquietante). Occorre che parta perciò una forte campagna di opinione in questa direzione. Ottima l’idea di Cgil, Cisl e Uil di indire una manifestazione nazionale per il 16 ottobre.
Ultimo problema. La pandemia ha cambiato il nostro modo di vivere e ha acuito la demarcazione tra europeismo (seppure critico) e sovranismo illusorio. Il secondo è brodo di coltura di una nuova destra che in questi giorni chiede per esempio “muri” metaforici e materiali per fermare l’immigrazione verso l’Europa. Occorre piuttosto ricostruire valori, idee, cultura e proposte per rendere la demarcazione con la destra piena di contenuti.
Nella foto: mobilitazione dei sindacati e dei partiti della sinistra davanti alla Cgil a Roma dopo i fatti del 9 ottobre