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L’Europa e lo scandaloso silenzio sugli innocenti

Quello che sta per chiudersi è l’anno del silenzio sugli innocenti. L’Europa che guarda dall’altra parte, che prova a combattere contro il virus, che si ritrova impantanata tra i “no vax e i “no pass”, non ha neanche la capacità di fare la voce grossa contro la Polonia, che alza muri per impedire che i profughi, i senza patria, gli immigranti possano entrare in quella che fu la culla della civiltà, l’Europa appunto. Sono disperati fantasmi strumentalizzati dalla Bielorussia, corpi violentati dal freddo e dalla fame, e sono ancora lì, in questo tenebroso Natale, alla ricerca di una solidarietà negata. Solo una voce si è alzata in loro difesa, una voce forte e chiara. Ed è quella del pellegrino papa Francesco, che da Lesbo e da Cipro si è interrogato sulla fine della civiltà e della democrazia in questo nostro nuovo mondo.

È l’Europa che stenta a prendere corpo, a diventare un soggetto politico forte in un mondo che, crollati i muri, è diventato multipolare e sta costruendo nuove barriere. Cina, Russia, Usa, le grandi megalopoli arabe si contendono risorse e territori. Il mercato, e non solo. E l’egemonia si gioca su questo, non sulla diplomazia, sulle relazioni internazionali, sullo spauracchio degli eserciti e delle armi di distruzione di massa.

Lockdown di Natale

Che cosa si aspetta ad assumere misure drastiche per cercare di arginare questa maledetta ripresa pandemica su larga scala? Non si tratta soltanto delle varianti, della minaccia costituita da “omicron”, eccetera. C’è che per far funzionare le vendite di Natale, per tenersi alti con il famoso 6,2% di crescita del Pil, si esita. È questa la minaccia che pesa di più. E la dice lunga su quale sia l’autentica posta in gioco sociale di qualsiasi epidemia: non le fregnacce sul “sovrano che decide circa lo stato di eccezione”, non quelle sulla presunta “dittatura sanitaria”. A essere in pericolo, piuttosto, sono “i schei”, i quattrini, la dolce vita a gogò delle feste e festicciole, o dei grandi pranzi di famiglia con i nonnastri e gli ziastri che incontrano i nipotastri (come se non avessero altre occasioni per infettarsi, eventualmente). Insomma, soprattutto a Natale, business as usual, da un lato; e dall’altro quel centinaio di morti al giorno, che vuoi farci?

Se Roma ha ragione contro Bruxelles sulle restrizioni ai viaggi

Non è mai una buona cosa quando gli Stati europei si muovono in ordine sparso; il principio del coordinamento delle decisioni in seno all’Unione è un punto basilare dal quale bisognerebbe cercare di non deflettere. Ma è da Bruxelles che sarebbe dovuta provenire, e già da alcune settimane, la direttiva che Roma ha adottato adesso motu proprio. I contagi sono in così rapido aumento che delle restrizioni agli ingressi nel Paese si rendono necessarie. A fondamento della decisione, spiegata dal presidente del Consiglio Draghi, c’è la minore diffusione della variante “omicron” in Italia. Per quanto ci riguarda, non solo approviamo questa linea di attenzione, ma deprechiamo anche che in Europa, dall’estate scorsa, ci si sia lasciati andare a una ripresa scomposta delle attività. L’esempio più evidente è dato dalla Gran Bretagna: è vero che questa è ormai fuori dall’Unione e può fare quel che vuole, ma se i suoi 78mila contagi di ieri gridano qualcosa, è senz’altro una protesta implicita contro la scelta scellerata di abolire tutte le precauzioni protettive nei riguardi del virus, facendo affidamento unicamente sui vaccini, in una campagna di immunizzazione peraltro priva di qualsiasi incentivo come l’adozione del pass sanitario. Un discorso analogo vale per la pur serissima Germania, su cui il nostro Agostino Petrillo ha scritto un articolo che si può leggere qui.

I “no vax” e “no pass” dalla piazza reale a quella...

La piazza è quasi spenta, soffre di diserzioni di massa, non mobilita più come avevamo visto durante l’autunno. Aspettiamo domani, sabato, per vedere se assisteremo a un sussulto di mobilitazione, dopo gli arresti, le identificazioni di massa, i processi alle ali estreme e organizzate della protesta, Forza nuova e anarchici, ormai minoranze sull’orlo di una crisi esistenziale. Ora è la piazza virtuale che si affanna, si scatena, sale sul ring. È la piazza delle parole, degli editti e delle scomuniche che alza la voce, denunciando complotti a suon di logaritmi che censurano, che impediscono loro di tracimare su Facebook e i social.

Il nuovo orizzonte dello scontro violento di parole ha adesso “la 7” come palcoscenico virtuale della tenzone, in cui si scontrano pensieri contrapposti. Lilli Gruber manda frecce avvelenate a Massimo Giletti (senza citarlo direttamente), che per fare audience invita gli impresentabili, come il medico che si è fatto vaccinare portandosi dietro un braccio di silicone. In questa fase, persino il Tg1 e Mediaset hanno deciso di far tacere gli urlatori e gli odiatori, alla Mario Giordano o alla Del Debbio. O di smettere di dare la parola agli avvocati difensori del pensiero libertario, di chi pretende di non rispettare le regole della convivenza democratica. Enrico Mentana è il primo che ha annunciato che non inviterà più alle sue trasmissioni “no vax” e “no pass”.

Agnoletto: “Intorno ai vaccini, un’enorme partita geopolitica”

Si è appena concluso il vertice del G7 sulla salute, e Vittorio Agnoletto – dal 2020 coordinatore del Comitato “Nessun profitto sulla pandemia. Diritto...

Pandemia in Germania. Un ritorno del rimosso?

In cauda venenum, dicevano gli antichi. A fine ottobre, proprio nel momento in cui stava per scadere la validità delle norme anti-Covid stabilite nell’ambito...

Morti sul lavoro: andare alla radice

Due, quattro, sei, otto, dieci al giorno. Il numero dei morti sul lavoro in Italia cresce in progressione lineare. Sono settecento dall’inizio dell’anno quelli...

Mettere a punto nuovi vaccini: una svolta politica prima che sanitaria

Si annuncia non una nuova ondata, ma una pandemia diversa per quantità e qualità, che impone una nuova generazione di vaccini, e soprattutto una strategia pressante territorialmente ed efficace tecnologicamente. Siamo al nuovo tornante di un cammino che si allunga a ogni piè sospinto. L’estate, moltiplicando i contatti interpersonali e ampliando le occasioni di promiscuità ovunque, ha mostrato con sufficiente chiarezza quale sia la natura del fenomeno che abbiamo dinanzi.

Il Covid-19 non è un virus che segue le cadenze e il destino di tutti quelli che lo hanno preceduto, per il semplice fatto che agisce in un contesto e con un ospite – l’essere umano – che all’alba del secondo decennio del secondo millennio non assomiglia minimamente a quelli che lo hanno preceduto. Sono anzitutto radicalmente mutate le caratteristiche socio-ambientali, dato che la comunità umana attuale è caratterizzata da comportamenti, mobilità, ambizioni e desideri assolutamente diversi anche da quanto contrassegnava il pianeta nel corso della spagnola, solo un secolo fa. Poi dobbiamo constatare che l’ecosistema è del tutto diverso, con un quadro di presidi naturali sguarniti e di vulnerabilità, come i contatti con animali selvatici, che ci rendono più vulnerabili.

La ministra Lamorgese e le manifestazioni “no vax”

Era il 26 luglio e la “vedetta” Luciana Lamorgese, ministra dell’Interno, si limitò a osservare: “Guardiamo con attenzione alle manifestazioni ‘no vax’, che, ricordo,...

Strategia vaccinale, un dibattito nella Cgil che interessa tutta la sinistra

“Dobbiamo essere noi a chiedere al governo di procedere a un intervento legislativo chiaro che sancisca l’obbligo vaccinale per tutti e tutte”: così Alessandro...