• Skip to primary navigation
  • Skip to main content
  • Skip to primary sidebar
  • Skip to footer

Giornale politico della fondazione per la critica sociale

  • Home
  • Chi siamo
  • Privacy Policy
  • Accedi
Home » Opinioni » Difesa dell’ambiente e restrizioni: una proposta

Difesa dell’ambiente e restrizioni: una proposta

Il lockdown nazionale dell'anno scorso, unica seria limitazione della mobilità nel Paese, potrebbe essere considerato un esempio di come intervenire in modo urgente anche sull'abbattimento delle emissioni di gas serra

26 Aprile 2021 Rino Genovese  656

Scoperta: le restrizioni fanno bene all’ambiente. Sarà forse come scoprire l’acqua calda, ma è certo che, dati Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) alla mano, in Italia nel 2020 la diminuzione delle emissioni di gas serra è stata quasi del 10% rispetto al 2019 – e questo soprattutto per le limitazioni imposte alla mobilità. Se si considera che il lockdown nazionale, tra i mesi di marzo e aprile dell’anno scorso, fu l’unico momento di autentico stop, se ne deduce che sarebbero sufficienti sessanta giorni all’anno, e anche meno, per far decrescere sensibilmente le emissioni di gas serra. Poiché un anno è fatto di cinquantadue settimane (o in certi casi di cinquantatré), basterebbe un lockdown – fatto seriamente – di un giorno alla settimana, o di due giorni a settimane alterne, per ottenere un significativo abbassamento dei valori dell’inquinamento ambientale.

Lo sappiamo, è una proposta paradossale, perfino scandalosa quando si pensi che le restrizioni risultano insopportabili ai più. E però come altro fare? In materia di ambiente, bisogna correre ai ripari. Ciò che la pandemia ha mostrato, d’altronde, è che le ragioni del profitto e del consumo possono e devono essere messe da parte quando si tratti della salute pubblica; e anche l’indiscutibile “libertà personale” diventa poca cosa di fronte ai rischi di malattia e di morte. Rovesciando l’argomento libertario – o presunto tale –, non è la cosiddetta nuda vita quella a cui ci inchioderebbero le restrizioni, ma è del suo rivestimento pseudo-eroico ciò di cui ci sbarazziamo quando ci fermiamo e indossiamo i panni più dimessi delle creature sgomente. Indubbiamente, “eroismo” può essere tanto l’esaltazione dello spirito bellico, poniamo, quanto quello di una vita sulla cresta dell’onda di un consumismo sfrenato, o ancora quello più nobile della partecipazione all’arena pubblica (appare evidente che non soltanto le “gite fuori porta” subirebbero qualche limitazione, ma la stessa possibilità di prendere parte alle manifestazioni politiche o alla celebrazione di date importanti come il 25 aprile e il primo maggio). E tuttavia non è il caso di sottilizzare. La questione ambientale va affrontata con misure di lunga lena – come l’adozione, il più possibile, di energie rinnovabili e, più in generale, con forme di economia basate sul riciclo –, ma anche con provvedimenti di corto respiro, cioè con interventi urgenti.

Di recente, nel corso di un incontro online, Damiano Di Simine, esponente di Legambiente, ci spiegava che il modello della salute al quale dovremmo riferirci è quello riassumibile nello slogan one health, intendendo con ciò che la medicina umana e quella veterinaria dovrebbero essere tutt’uno e andrebbero tra loro integrate. La deforestazione, lo sterminio dei predatori hanno reso possibile, oggi più di ieri, il famoso “salto di specie” dei virus: perché, con animali un tempo esclusivamente selvatici, siamo ormai a contatto. Si può dire che il 75% delle malattie infettive nel mondo è di origine “zoonotica”, arriva cioè dagli animali o passa attraverso questi ultimi. Se un dato del genere va preso per buono, allora non si comprende come si possa continuare a non fare nulla in fatto di prevenzione. Negli Stati Uniti, per esempio (che, come si sa, sono stati in certi momenti travolti dalla pandemia), il 98% delle spese sanitarie se ne va per le cure e soltanto il 2% per la prevenzione.

Ora, rapidità di interventi, quindi eventuale adozione di misure restrittive, significa appunto fare prevenzione. Come va lamentato che, nel ventunesimo secolo, le persone siano lasciate prive di protezione dinanzi a malattie potenzialmente devastanti (è noto che l’anno scorso non soltanto l’Italia ma nessun paese aveva un piano organizzato per far fronte all’esplosione di una pandemia, e che perfino il personale sanitario era a corto di dispositivi protettivi), allo stesso modo va sottolineato che, senza delle restrizioni, una difesa preliminare della salute e dell’ambiente non può essere efficace. Per fare ancora un esempio, la situazione creatasi nella pianura padana, con gli allevamenti intensivi e altamente inquinanti, è qualcosa su cui sarebbe il caso d’intervenire urgentemente con un provvedimento che limiti a un determinato numero di capi, tenuti in condizioni sanitarie ottimali, l’attività delle imprese zootecniche.

Nell’insieme, è dunque un piccolo “libro dei sogni”, quello a cui ispirarsi circa la questione ambientale. Sappiamo che sarà molto difficile, ma vale la pena di provare a battersi, mettendo in campo tutte le forze culturali e politiche disponibili, affinché si affermi nel senso comune il concetto che non soltanto “non ci si salva da soli”, ma che neppure ci si può salvare, dopo una pandemia, seguitando a vivere come si viveva prima.

Archiviato inOpinioni
Tagsambiente covid Damiano Di Simine Ispra Legambiente lockdown mobilità pandemia Rino Genovese

Articolo precedente

Ma la pandemia che colore politico ha?

Articolo successivo

Erdogan e il tabù del genocidio

Rino Genovese

Articoli correlati

“Storia dei razzismi” di Renato Foschi

Caso Regeni a una svolta?

Napolitano, il craxiano del Pci

I migranti, i 5 Stelle e il Pd

Dello stesso autore

“Storia dei razzismi” di Renato Foschi

Caso Regeni a una svolta?

Napolitano, il craxiano del Pci

I migranti, i 5 Stelle e il Pd

Primary Sidebar

Cerca nel sito
Ultimi editoriali
Caso Regeni a una svolta?
Rino Genovese    28 Settembre 2023
L’eterno ritorno dei “taxi del mare”
Agostino Petrillo    26 Settembre 2023
La versione di Giorgio: modernizzazione senza conflitto e senza popolo
Michele Mezza    25 Settembre 2023
Ultimi articoli
Slovacchia, vince il partito contrario alla guerra
Vittorio Bonanni    3 Ottobre 2023
Bologna, una sentenza molto attuale
Stefania Limiti    29 Settembre 2023
Paradossi nelle elezioni americane
Stefano Rizzo    29 Settembre 2023
Benvenuti a Haiti!
Vittorio Bonanni    29 Settembre 2023
“Insufficiente”. Stellantis licenzia a Mirafiori
Paolo Andruccioli    28 Settembre 2023
Ultime opinioni
Napolitano, il craxiano del Pci
Rino Genovese    25 Settembre 2023
La violenza giovanile maschile
Stefania Tirini    13 Settembre 2023
Per una scissione nel Pd
Nicola Caprioni*    12 Settembre 2023
Dalla democrazia politica alla democrazia delle emozioni
Massimo Ilardi    7 Settembre 2023
Il bagnasciuga di Giorgia Meloni
Giorgio Graffi    4 Settembre 2023
Ultime analisi
Tutti i progetti portano a Roma
Paolo Andruccioli    28 Luglio 2023
Roma riprende la cura del ferro
Paolo Andruccioli    21 Luglio 2023
Ultime recensioni
Singolarità Milano
Agostino Petrillo    3 Ottobre 2023
“Storia dei razzismi” di Renato Foschi
Rino Genovese    2 Ottobre 2023
Ultime interviste
Ecco perché a Brandizzo c’è stata una strage
Paolo Andruccioli    4 Settembre 2023
“La pace è un cammino”
Guido Ruotolo    6 Giugno 2023
Ultimi forum
Welfare, il nuovo contratto sociale
Paolo Andruccioli    4 Maggio 2023
C’era una volta il welfare
Paolo Andruccioli    27 Aprile 2023
Archivio articoli

Footer

Argomenti
5 stelle Agostino Petrillo Aldo Garzia ambiente cgil Cina Claudio Madricardo covid destra elezioni Emmanuel Macron Enrico Letta Europa Francesco Francia Germania Giorgia Meloni governo draghi governo meloni guerra guerra Ucraina Guido Ruotolo immigrazione Italia Joe Biden lavoro Luca Baiada Mario Draghi Michele Mezza Paolo Andruccioli Paolo Barbieri papa partito democratico Pd Riccardo Cristiano Rino Genovese Russia sindacati sinistra Stati Uniti Stefania Limiti Ucraina Unione europea Vittorio Bonanni Vladimir Putin

Copyright © 2023 · terzogiornale spazio politico della Fondazione per la critica sociale | terzogiornale@gmail.com | design di Andrea Mattone | sviluppo web Luca Noale

Utilizziamo cookie o tecnologie simili come specificato nella cookie policy. Cliccando su “Accetto” o continuando la navigazione, accetti l'uso dei cookies.
ACCEPT ALLREJECTCookie settingsAccetto
Manage consent

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Non-necessary
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
ACCETTA E SALVA