
Secondo il Global Gender Gap, index pubblicato dal World Economic Forum nel 2022, al ritmo attuale, ci vorranno 132 anni per raggiungere la piena parità di retribuzione tra uomini e donne nel mondo. Sebbene nessun Paese abbia ancora raggiunto la piena parità di genere, le prime dieci economie mondiali hanno colmato almeno l’80% dei loro divari di genere, con l’Islanda (90,8%) in testa alla classifica globale. Al primo posto c’è il Nord America, con un punteggio del 76,9%: il che riduce il numero di anni necessari per colmare il divario da 62 a 59. Subito dopo, l’Europa, nonostante nel continente si trovino alcuni dei Paesi migliori al mondo, come l’Islanda, la Norvegia e la Finlandia. Al terzo posto, prima di Asia e Africa, si trova l’America latina. La regione ha colmato il 72,6% del suo divario di genere. Tuttavia, all’interno della regione, solo sei dei ventidue Paesi indicizzati, in questa edizione del Global Gender Gap, hanno migliorato il proprio punteggio sul divario di genere di almeno un punto percentuale rispetto allo scorso anno. Tra questi, Perù, Guyana e Cile. Al contrario, i Paesi più popolosi –Brasile, Messico e Argentina – hanno mostrato una lieve stagnazione dei punteggi. Tra i worst performers si trovano Barbados, Belize, El Salvador, Colombia e Honduras, che invece li hanno diminuiti.
In Cile, uno dei Paesi top performer del 2022, alcune aziende associate – come Accenture, Cargill, IBM, Invest Chile, LatAm Airlines, Siemens e Unilever – hanno visto aumentare la rappresentanza femminile nella forza-lavoro al 41%. Diversi Paesi della regione stanno adottando politiche che supportano una ridistribuzione più equa delle responsabilità assistenziali: per esempio, in Colombia il governo di Petro ha deciso di introdurre il congedo di paternità di due settimane, tra i più consistenti dell’America latina. Per fare un confronto, Ecuador e Perù offrono dieci giorni di congedo di paternità, mentre Messico, Brasile e Cile solo cinque. Questa misura ha lo scopo di incoraggiare i genitori a condividere le responsabilità di assistenza all’infanzia nelle famiglie a doppio reddito.
Come parte del suo piano di azione, il Costa Rica ha introdotto una significativa politica di assistenza nazionale per coprire i bambini in età prescolare, gli anziani e le persone con disabilità, nell’ottica di alleggerire le donne dal lavoro di cura della famiglia e dare loro la possibilità di entrare nel mondo del lavoro con contratti full-time, e di non dovere addirittura rinunciare alla carriera. Il gender pay gap, infatti, non ha soltanto origine dalla differenza nella paga oraria, a parità di mansione tra uomo e donna, ma anche dai settori di lavoro e dai tipi di contratti: è stato dimostrato che le donne tendono a preferire contratti part-time o con orari flessibili, che garantiscono un minore introito economico. Questo accade perché sulle lavoratrici ricade anche la responsabilità di cura e gestione della famiglia e della casa, un impiego a tutti gli effetti, che però non viene né riconosciuto né retribuito.
Con un punteggio complessivo sul divario di genere di 0,81 – dove zero indica la totale disuguaglianza e uno la perfetta uguaglianza –,il Nicaragua mostra progressi rispetto allo scorso anno, e migliora la sua collocazione in classifica di cinque posizioni, arrivando settimo nella Top 10. Nel sottoindice empowerment politico, il Nicaragua rimane al quinto posto, dopo avere registrato una parità continua nelle posizioni ministeriali rispetto al 2021, e avere aumentato il punteggio sulla parità parlamentare da 0,938, nel 2021, a uno nel 2022. Per quanto riguarda la partecipazione economica e le opportunità, i divari di genere si sono ampliati: quest’anno sono evidenti nella partecipazione delle donne alla forza-lavoro, e il punteggio del 2021 è sceso di 0,032, registrando nella parità salariale, con un punteggio di parità di genere di 0,547, il più basso risultato dal 2012. Tuttavia, il Nicaragua ha mantenuto gli stessi livelli di partecipazione del 2021 per quanto riguarda le quote di donne nei ruoli professionali e tecnici, nonché per legislatori, funzionari e alti dirigenti. Anche il punteggio del Paese sull’indicatore del reddito da lavoro stimato, è aumentato da 0,456 a 0,682.
Il Brasile – 94esimo – ha circa 108,1 milioni di donne. A oggi, il Paese ha colmato il 69,6% del suo divario di genere complessivo: un lieve miglioramento rispetto al 2021. I cambiamenti più significativi registrati dal Brasile sono stati nel sottoindice di partecipazione economica e opportunità, in cui la sua classifica migliora, rispetto allo scorso anno, di quattro posizioni. Il Messico – 31esima posizione, un Paese che conta 65 milioni di donne – ha colmato il 76,4% del suo divario nel 2022, e ha registrato il punteggio di parità più alto fino a oggi. Così il Messico scala tre posizioni nella classifica mondiale. Il sottoindice al centro dei suoi risultati si riferisce principalmente all’empowerment politico, in particolare alla parità delle posizioni in parlamento.
Varie teorie economiche hanno cercato di spiegare le cause del divario di genere nei risultati economici: gli approcci che pongono l’accento sui fattori del capitale umano mettono in risalto le caratteristiche dei lavoratori e dei loro posti di lavoro, sottolineando, in particolare, il livello di istruzione, l’esperienza lavorativa e le competenze necessarie per svolgere compiti specifici. Tuttavia, le caratteristiche del capitale umano di per sé non sono sufficienti a cogliere l’ampia gamma di fattori che producono i divari di genere. Per esempio, sebbene l’istruzione sia uno dei fattori principali per discutere dell’occupazione femminile, sono da considerare altri fattori più intrinsecamente legati al fatto di essere donna. C’è la tradizionale assegnazione dei ruoli legata al genere, per cui le donne svolgono la maggior parte del lavoro domestico non retribuito, insieme con la cura dei figli e di altri membri della famiglia. Un altro aspetto consiste nell’influenza dei fattori culturali ereditati, degli stereotipi e atteggiamenti di genere, con la loro funzione di condizionamento dei comportamenti di uomini e donne. Un motivo ulteriore di divario deriva dalle leggi e dalle istituzioni, e dalla mancanza di infrastrutture di assistenza, come asili o strutture per anziani.