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Lula sostituisce il comandante generale dell’esercito

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Brasile, Bolsonaro ormai senza chance

Prima o poi, il problema si sarebbe posto perfino se Jair Bolsonaro fosse uscito vincitore dalle urne (per garantirsi la massima clientela elettorale possibile,...

Sudamerica, un subcontinente sotto pregiudizio

Patria di oltre 450 milioni di esseri umani, molti dei quali figli e nipoti di emigrati italiani (da cui la voluminosa retorica sulla nostra...

In Brasile vince la democrazia

Alla fine, sta andando come doveva andare. Pur in una tumultuosa polarizzazione, il Paese profondo ha respinto gli eccessi: le fantasie di golpe, da...

Le elezioni brasiliane tra sparatorie e scandali

Promosso dal presidente Bolsonaro, il boom del commercio delle armi in Brasile suscitava da tempo allarme, ed è stato un tema centrale nell’accesa campagna...

La riscoperta dell’America

L’attualità internazionale di Cristoforo Colombo sta nella sua nuova sconfitta, dopo quella subita negli intrighi di corte a Madrid, oltre mezzo millennio addietro. I...

Lula cerca la vittoria al primo turno

In Brasile l’ombra del partito militare, sulle elezioni presidenziali e parlamentari del prossimo 2 ottobre, spinge Lula verso intese extra-large, alla ricerca di un’immediata...

L’Argentina sfiora la tragedia

Tutto diventa possibile quando il parossismo s’impadronisce della politica, facendole perdere il senso del limite. Non c’è più necessariamente bisogno di una volontà preordinata per scivolare in un attimo dall’insulto al sangue, dal dramma alla tragedia. L’impulso collettivo può armare la singola follia omicida in un continuum di cui nessuno avverte il precipitare nell’irrimediabile, l’incendio impossibile da domare. Da Sarajevo a Dallas e alla santa romana piazza San Pietro (per restare all’epoca nostra, ma tralasciando il terrorismo come strategia e, visto che siamo in Argentina, come guerra a bassa intensità di gruppi armati e dello Stato), l’attentato personale è l’arma occulta della congiura che si fonde con la fede palingenetica trasformata in nichilismo: da qualsiasi parte provenga riassume l’imperativo aristocratico e nullista del “deve essere come deve essere o cesserà di essere”.

Nelle ore immediatamente seguenti all’attentato contro la vicepresidente argentina Cristina Kirchner, il buio metaforico che avvolge la vicenda è ancora più denso di quello della notte d’inverno australe che avvolge Buenos Aires e il Paese. Né stupirebbe che neppure il tempo riesca comunque a dissiparlo. Non sarebbe la prima volta. Si stenta a credere che la Bersa 380 semiautomatica, giunta a pochi centimetri dalla tempia della controversa leader peronista, non abbia sparato solo per una dimenticanza dell’attentatore, che non aveva messo il proiettile in canna. E il cui identikit, per molti aspetti (l’incerta stabilità psichica, i precedenti specifici),richiama quelli di altri protagonisti di attentati politici tristemente famosi. Il brasiliano Fernando André Sabag Montiel, 35 anni, non risulta essere un militante politico, nessuno lo riconosce. Non appare una famiglia alle spalle. Un mancato assassino arrivato, non si sa da dove, a minacciare una guerra civile.

Cile e Brasile alle urne

Sono date significative, ormai vicinissime, segnate da precedenti storici clamorosi, e giunte adesso alla prova del fuoco. Il prossimo 4 settembre (lo stesso giorno...

Giustizia e populismo in Argentina

Nei tribunali argentini, la straordinaria vicenda giudiziaria di Cristina Fernández de Kirchner, già capo di Stato e attualmente vicepresidente, è quella d’una decennale imputata...