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Il superbonus, una storia alla “Rashomon” 

Tra un braccio di ferro su Peppa Pig in versione arcobaleno, e un’esibizione in favore di telecamere con gli atleti azzurri campioni del mondo...

La Fed, la Bce e gli “sfortunati costi” dell’inflazione

“Sebbene tassi di interesse più elevati, crescita più lenta e mercato del lavoro più debole ridurranno l'inflazione, arrecheranno anche un po’ di sofferenza alle...

Perché votare è importante, nonostante tutto

La selezione delle candidature è sempre stata, nella storia dei partiti, un momento molto controverso e delicato: The Secret Garden of Politics è il...

Elezioni, la parola a numeri e sondaggi

Il 18 febbraio del 2021, all’insediamento del governo presieduto da Mario Draghi, la supermedia dei sondaggi politici, apprezzato strumento (firmato YouTrend per Agi) di...

La guerra, le sanzioni e lo spettro della stagflazione

(Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2022) “Pronto, buongiorno. Sono una giornalista e sto lavorando a un servizio televisivo sulle conseguenze della guerra...

Covid-19: cosa è andato storto?

Un sesto posto mondiale per l’Italia (alle spalle di Perù, Brasile, Stati Uniti, Regno Unito e Grecia) non è una medaglia, anche se è...

L’Italia che ereditiamo da Draghi

Il molto berlusconiano “Giornale”, riprendendo dati della mitica Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre, ha recentemente paragonato l’ondata inflazionistica allo spauracchio della patrimoniale....

Che cosa rischia il Sud tra inflazione e autonomia differenziata

Dove va il Mezzogiorno d’Italia? Quale sarà l’eredità che il Pnrr, varato dal governo “dei migliori” guidato da Mario Draghi, lascerà alle regioni meridionali,...

5 Stelle, finale di partita del qualunquismo antipolitico

“Luigi ti risponde dopo tre squilli, Conte non ti richiama nemmeno”: così un deputato passato armi e bagagli al nuovo gruppo parlamentare guidato da Di Maio descriveva il peso del fattore umano nel successo indubitabile delle adesioni alla scissione del Movimento 5 Stelle. Ironia della sorte, quello che potrebbe sembrare un dettaglio umano secondario, perfino misero, rappresenta involontariamente la celebrazione del valore del professionismo politico, che è innanzitutto un mestiere fondato sulle capacità di relazione. Quel professionismo politico che Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio si erano illusi di potere sconfiggere con il loro movimento senza strutture, senza dirigenti, senza congressi. Quel professionismo al quale è arrivato per caso anche Giuseppe Conte, e si vede nell’affanno col quale gestisce la forza politica che guida, nonostante la prova dignitosa offerta a suo tempo dalla poltrona di palazzo Chigi nel non farsi travolgere del tutto dall’emergenza Covid, in Italia, e nel negoziato sugli strumenti finanziari con i partner europei. Un professionismo che oggi rappresenta l’orgoglio e la speranza di tanti, forse quasi tutti gli eletti del Movimento, anche quelli che con Di Maio per ora non sono andati, che in molti casi incolpano entrambi i leader rivali di uno strappo che si credeva fosse possibile ricucire, e aspettano di vedere dove e quando si manifesteranno le opportunità migliori. Chi può (perché ce l’aveva prima di entrare in parlamento) rivendicando ostentatamente il possesso di un altro mestiere: “Tornerò a fare quello che facevo prima!”: che sia il medico, l’insegnante, il commercialista o l’avvocato.

Indubbiamente, l’immagine delle truppe parlamentari di Conte spopolate dalla pesca a strascico del ministro degli Esteri rende difficile credere ai sondaggi – che certamente saranno aggiornati in queste settimane, ma fino a ieri accreditavano al Movimento intenzioni di voto alle politiche ancora in doppia cifra. Sarebbe alquanto sterile, oggi, accodarsi alla folla dei profeti del giorno dopo, pronti a giurare di avere previsto tutto: il Movimento 5 Stelle ha portato in politica la sua versione qualunquista del populismo antipolitico, del quale è esistita la lettura “riformista” del picconatore costituzionale Matteo Renzi, quella tecnocratica dell’attuale capo del governo, quelle più schiettamente di destra di Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni.

Lo spauracchio del salario minimo

Cuneo fiscale contro salario minimo, produttività contro aumenti salariali indicizzati rispetto all’inflazione reale: è questa la battaglia dell’estate in arrivo, almeno a giudicare dal...