Tag: Nato
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Resistere al clima bellicista
Non ci si deve far trascinare dalla visione dell’orrore. In Etiopia è in corso una “pulizia etnica” contro i tigrini, punto di approdo della guerra in quel Paese (vedi l’articolo del nostro Vittorio Bonanni), e ciò sta avvenendo nell’indifferenza generale. Nel Mali, alla fine di marzo, l’esercito regolare, insieme con i mercenari russi del gruppo Wagner (su cui vedi ancora Bonanni), ha compiuto una strage di civili in un mercato, per dare la caccia ai terroristi jihadisti. Solo in quanto avvezzi alla circostanza che queste atrocità accadano in Africa (hic sunt leones, segnavano gli antichi nelle loro carte), e perché immagini televisive di ciò che è accaduto non ne abbiamo, avvenimenti del genere non ci scuotono. Per quanto riguarda l’Ucraina, invece, l’orrore viene servito giorno dopo giorno.
E allora è necessario ribadire che l’Occidente – l’Europa in particolare – dovrebbe proporre una road map per l’uscita dalla crisi. Sarebbe puerile affidarsi alla Turchia o alla Cina (che tra l’altro non vuole saperne di tentare una mediazione). Le sanzioni, perfino le armi inviate per sostenere Zelensky, vanno bene solo se c’è al tempo stesso uno sforzo diplomatico per arrivare a un “cessate il fuoco” e, successivamente, a un accordo basato – inutile girarci attorno – su una divisione dell’Ucraina. Sarà un nuovo “muro” nel centro del continente europeo? Pazienza! Ma l’intenzione, rivelata dalle esternazioni fuori misura di Biden, di arrivare a rovesciare Putin e la sua cerchia implicherebbe una guerra prolungata, la continuazione dei massacri, senza contare che – dalla caduta di Putin – potrebbe venir fuori addirittura qualcosa di peggiore: per esempio una dittatura militare.
Conte contro il riarmo, in equilibrio su un filo
Il 19 febbraio del 2021 “Youtrend.it”, sito specializzato nell’analisi dei sondaggi e delle tendenze politiche e sociali, pubblicò la supermedia dei sondaggi politici, la sua tradizionale sintesi che incrocia i dati delle diverse rilevazioni demoscopiche sui partiti. Con il via libera al governo Draghi, appena insediato, il Movimento 5 Stelle era stimato al 14,8% delle intenzioni di voto degli italiani. Tredici mesi dopo i 5 Stelle, secondo la stessa fonte, sono al 12,7%. Impossibile non ricordare che la stessa forza politica aveva largamente superato il 30% nelle urne solo quattro anni fa. Non può sorprendere, dunque, la scelta di Giuseppe Conte di avviare una campagna di comunicazione che provi a rianimare la sbiadita identità politica del Movimento.
Appena riconfermato leader da un plebiscito online fra gli iscritti, con oltre il 94% dei votanti a suo favore – ma era candidato unico ed è atteso comunque a un nuovo round di ricorsi giudiziari –, Conte ha scelto come tema privilegiato il “no” all’aumento, entro un biennio, delle spese militari al 2% del Pil. Aumento che è un’antica richiesta di Washington, finora ignorata, assecondata con moderazione o procrastinata dai governi italiani e dalla maggioranza dei partner della Nato.