La storia non si ripete mai uguale a se stessa, o meglio si ripete come farsa. Il presidente Mao parlava di “contraddizioni in seno al popolo”, riferendosi alle diverse opinioni e ai diversi interessi in collisione all’interno delle classi subalterne. Era quel periodo della storia durante il quale si crearono le basi della vorticosa crescita che ha portato la Cina nelle prime posizioni mondiali attuali. Ora le “contraddizioni in seno al popolo” rispuntano in Italia in forme farsesche, o addirittura carnevalesche, come vediamo dal braccio di ferro (forse più mediatico che reale) tra le forze politiche che compongono la maggioranza di governo. Salvini contro Tajani, Forza Italia contro la Lega, Fratelli d’Italia contro tutti, preoccupati solo della difesa della grande timoniera, Giorgia Meloni. L’oggetto del contendere riguarda le tasse, o meglio quelle sugli extraprofitti delle banche, che si sarebbero arricchite in questi anni grazie alla contingenza economica, alle dinamiche dei tassi di interesse e alle scelte dei 5 Stelle.
Potremmo ironizzare su queste contraddizioni interne, ma lo scontro è serio – anche se il governo più a destra nella storia della Repubblica non mollerà la presa, e non sembra disposto a mettersi in crisi da solo. I toni però sono violenti, la temperatura politica cresce. Spetterà alla timoniera risolvere la questione e riportare la pace tra gli alleati. D’altra parte, l’allieva di Trump sa come si fa, e come si comporrà il puzzle della manovra lo capiremo probabilmente domani 28 ottobre, giorno in cui è previsto un nuovo vertice di maggioranza. Nel frattempo, la Lega non vuole cedere di un millimetro, e anzi alza il tiro e i toni: le banche devono pagare – strepita Salvini –, basta arricchirsi sulle spalle dei cittadini, senza dare niente in cambio. Forza Italia, invece, fa muro: non dobbiamo colpire le banche e le assicurazioni, che, oltre a essere parte della base sociale che sostiene il governo (tanto per fare un nome a caso, Mediolanum), una volta tassate potrebbero poi rivalersi sui clienti, ovvero sui cittadini. Il partito erede di Berlusconi chiede piuttosto di cancellare la tassa sugli affitti brevi, che interessano un’altra fetta importante dei soggetti sociali alla base dell’attuale legislatura.
Il problema che ha suscitato questo putiferio riguarda le risorse che non ci sono. Si tratta di trovare i soldi per abbassare le tasse ai cittadini normali e per onorare gli impegni gravosissimi sul riarmo. Da qualche parte i soldi per produrre e comprare armi dovranno uscire, altrimenti il governo populista sarà accusato di taglieggiamento della sanità, della scuola pubblica, della ricerca. Attività che, a dire il vero, hanno già praticato in questi tre anni con una certa attitudine. C’è un’altra strada? Si potrebbe andare a cercare le risorse laddove si concentrano?
Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che ha detto di non poter escludere al momento la proclamazione di uno sciopero generale, pensa che i soldi in Italia ci siano, ma che sono mal distribuiti e collocati. Mentre aumentano a vista d’occhio le diseguaglianze (tra classi sociali e all’interno delle classi, o degli agglomerati di interessi, come si dice più propriamente oggi), cresce enormemente la concentrazione della ricchezza. I super-ricchi, in Italia, sono pochi ma in aumento. E soprattutto detengono quote di ricchezza sempre più importanti. In Italia le statistiche sui redditi e i patrimoni indicano sessantadue miliardari (con patrimonio superiore a un miliardo di dollari), mentre il numero di persone con un patrimonio superiore a cento milioni di dollari sarebbe poco superiore alle duemila unità. Applicando lo schema Ultra High Net Worth Individuals (Uhnwi, chi sta sopra un patrimonio di trenta milioni di dollari), il numero dei super-ricchi in Italia sfiorerebbe le sedicimila unità.
Landini ha proposto l’introduzione di un contributo di solidarietà da applicare ai patrimoni superiori a due milioni di euro, con un’aliquota dell’1,3%. L’obiettivo è quello di raccogliere circa ventisei miliardi di euro annui da destinare al finanziamento di sanità, istruzione, politiche sociali e trasporti pubblici. Si calcola che la patrimoniale landiniana si applicherebbe a circa cinquecentomila contribuenti con un patrimonio superiore ai due milioni di euro. Sarebbe un contributo di solidarietà dalle grandi ricchezze – del famoso top 1% – a vantaggio del 99% della popolazione. Secondo la Cgil si tratterebbe, oltretutto, di una scelta compatibile con le nuove regole economiche europee, che prevedono comunque la possibilità di aumentare la spesa – per sostenere lavoro, salari, pensioni, trasporti pubblici, welfare e investimenti – recuperando nuove entrate strutturali per il bilancio dello Stato.
Com’è stata presa la proposta? Quali le reazioni? Rispondiamo con le parole di Stefano Milani, direttore di “Collettiva.it”, il giornale online della Cgil. “Diciamolo, la parola patrimoniale spaventa più del buio. Eppure chiamarla contributo di solidarietà (i corsivi sono nostri, ndr) è quasi un atto di fede, un gesto liturgico che evoca un’etica smarrita: chi ha molto, dona una briciola a chi ha poco. Ma in un Paese dove il capitale è trattato come una reliquia e la villa al mare vale più del diritto alla salute, proporre di tassare i patrimoni sopra i due milioni di euro equivale a bestemmiare in chiesa. Il denaro, si sa, ha il senso del sacro quando è il proprio”. Così ora i milionari si sentono perseguitati. Da secoli inseguono la meritocrazia come fosse un diritto divino, e ora temono che qualcuno li confonda con chi lavora. “Ma la verità è che non li insegue nessuno – scrive ancora Milani – basterebbe fermarsi un momento e contribuire. Un modesto 1,3% per dimostrare che anche il capitale ha un’anima. E se l’anima si rifiuta c’è sempre il fisco, l’unico esorcista che funziona”.
Ultima piccola informazione. Negli Stati Uniti di Trump è nato, da qualche anno, un movimento singolare. Si sono chiamati Patriotic Millionaires (“Milionari patrioti”) e chiedono allo Stato di aumentare le tasse ai super-ricchi: noi abbiamo avuto la fortuna di avere di più, dobbiamo quindi contribuire di più per il bene di tutti. Tra i promotori del movimento c’è anche Abigail Disney, nipote di Walt, che ha fatto conoscere al mondo Topolino, e anche Paperon de’ Paperoni.









