Ci è piaciuto ieri Maurizio Landini. Durante i cinquanta minuti dell’incontro di “ascolto”, più che di consultazione, con il presidente incaricato Mario Draghi ha fatto saltare la scenografia, ricordando lo ius soli, l’urgenza di una normativa che dia dignità agli “stranieri” chi vivono nel nostro Paese. Landini prima ha parlato della assoluta necessità di proseguire il blocco dei licenziamenti e di pensare a un nuovo sistema di ammortizzatori sociali, dopo il massacro del Jobs act di Renzi, mentre Confindustria vuole aprire senza tanti complimenti la stagione delle ristrutturazioni aziendali: Draghi cosa farà? Quale direzione sceglierà? Poi ha lanciato parole chiare e dritte sul tema ormai dimenticato dello ius soli. Nessun’altra forza politica lo ha fatto in questo modo. “Chiediamo lo ius soli, che è il primo passo per una vera integrazione e inclusione”, ha detto e poi, nelle successive dichiarazioni alla stampa, ha rincarato: “Se si vuole costruire un clima di coesione, allora bisogna dire che i giovani sono anche i figli di migranti e, se si vuole creare un clima di coesione diverso, serve che chi nasce qui o ha studiato qui abbia gli stessi diritti di cittadinanza di tutti gli altri”.
Draghi prendeva silenziosamente appunti. Il segretario generale della Cgil, insomma, ha posto un tema fortemente politico che rinvia all’idea di società che vogliamo darci e di quale scelta si voglia compiere nei confronti di un milione di persone di origine straniera che rischiano di essere considerati, di fatto, cittadini di serie B. Se vogliamo porci il problema di una coesione sociale è lì che dobbiamo fare i conti con la realtà, senza girarci troppo intorno. Landini ha lanciato il tema con i modi a cui ci ha abituati, secchi, diretti, modi che in questo caso non possono che essere i più adatti: dalle sue parole possiamo cogliere l’idea e non la proposta programmatica in senso stretto che richiederebbe una precisazione tra ius soli e ius culturae: diritto assicurato a chi nasce nella nostra terra, sul modello americano, o quello garantito a chi compie un percorso scolastico? Beh, fate qualcosa intanto, sembra gridare Landini, perché altrimenti ci troveremo di fronte a fenomeni di marginalità sociale e di esclusione che segneranno la nostra società, anche se gonfiata dai fondi europei che non bastano a darci una identità politica se non si sceglie come usarli.
È un tema troppo “pesante” per un governo di transizione, di emergenza, di salute pubblica, comunque lo si voglia chiamare? Si tratta di un governo sul quale convergerà una forza come la Lega, di stampo esplicitamente razzista e xenofobo che si diverte ad abbaiare contro i migranti per far paura alle altre forze politiche, sempre caute e preoccupate di perdere consenso. Vedremo. Anche qui Draghi si troverà di fronte ad una scelta: innanzitutto, approccio securitario o accogliente? Quale sarà la linea del suo governo sull’immigrazione? Cosa abbiamo da dire a quel milione di persone considerate “straniere” e a quelle che verranno? Landini ha fatto capire che non è faccenda su cui attendere ancora.