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Bilancio degli ultimi mesi di mal di pancia anti-vaccini

Tre mesi di proteste, di perquisizioni, di scontri, di assalti, di devastazioni, di cortei e di presidii. È l’Italia del mal di pancia, che non sopporta più, che scombussola il quadrante della storia di quei ceti sociali sonnolenti che solo con il voto, nel segreto dell’urna, assolvevano il ruolo di cittadino. Il bilancio di questi tre mesi, è una conferma di una nuova presenza sulla scena politica e sociale. Quella dei ceti medi incazzati, fatta di impiegati, commercianti, partite Iva. Sono loro che dettano l’agenda della politica di sicurezza e anche sanitaria.

La destra estrema, o anche gli anarchici e gli antagonisti, sono comparse, controfigure, nella maggioranza dei casi, avvoltoi in altre situazioni. Di certo, anche se collegati in una “internazionale” nera o anarchica, non hanno l’egemonia sui movimenti. Vorrebbero condizionarli con l’unico linguaggio che conoscono, quello della violenza. Ma nella maggior parte dei casi sono superati dalla stessa forza e dal radicalismo del “ventre molle” di questa Europa sopraffatta dalla pandemia.

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Il fronte “no vax” e “no pass” alla prova delle nuove...

Violenza privata. È l’ipotesi di reato contestata a quattro “no pass” indagati e perquisiti in queste ore a Milano, nell’ambito dell’inchiesta sulle minacce e percosse ai giornalisti. A Roma, per l’assalto del 9 ottobre scorso alla Cgil nazionale, il reato più grave contestato è stato quello di devastazione. Milano, Roma. E poi Trieste e Torino. Sono i focolai più importanti delle proteste di questi mesi. E sono le città a cui si guarda con più preoccupazione per l’appuntamento di domani, le manifestazioni del sabato.

Da ieri sono in vigore le nuove restrizioni per le manifestazioni. I prefetti dovranno garantire il diritto a manifestare e quello alla salute pubblica. Il che significa che le manifestazioni dovranno essere “statiche”: un modo per dire che saranno autorizzati sit-in in piazze e slarghi lontani da centri commerciali e centri d’interesse storico e istituzionale. E poi le manifestazioni dovranno essere rispettose delle regole, come quella della mascherina e del distanziamento. Sarà una prova di forza? Come risponderanno le diverse anime del movimento? Verranno rispettate le prescrizioni indicate dalla circolare spedita dal ministero dell’Interno ai prefetti?

Manifestazioni “no pass”, i commercianti ci ripensano

Fino a ieri era un gruppo composito ma anche granitico. Estrema destra, anarchici, neomedioevalisti, i figli dei complotti, il popolo dei commercianti, gli odiatori, e così via. Mai un ripensamento, tutti in prima fila. C’erano sempre i commercianti a protestare contro la “dittatura sanitaria” per arginare i contagi. Non avevano mai amato il lockdown, le chiusure obbligatorie, i coprifuochi. E non amavano neppure le misure mitigate dai primi segnali di miglioramento. Obbligo delle mascherine nei ristoranti e al chiuso, orari di apertura.

Insomma, sempre bastian contrari i commercianti. Ma ieri il potente presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli, è sbottato: “Basta con le manifestazioni nei centri storici che costringono alle chiusure anticipate dei negozi. Così stiamo perdendo il 30% dei nostri guadagni”. Che sventola, anche per i leader politici di riferimento di questa protesta, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, e la Lega di opposizione di Matteo Salvini. Dobbiamo aspettare le prossime ore per capire i termini delle nuove direttive stringenti del Viminale, all’indomani delle ferme parole del capo dello Stato, Sergio Mattarella, che all’assemblea dell’Anci, degli amministratori comunali, è stato molto fermo: “Le proteste dei no vax hanno provocato un aumento dei contagi. Dobbiamo sconfiggere il virus e non gli strumenti che lo combattono”.

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Il “green pass” e il paradosso di un’estrema destra “delle libertà”

I “no vax” e i “no pass” non sono soltanto una rumorosa piazza autoconvocata secondo la più pura modalità di formazione dei movimenti odierni, non priva di aspetti confusionari e qualunquistici; sono anche un tentativo di egemonia e rilancio a livello di massa dell’estrema destra europea. In Germania – dove tuttavia i risultati elettorali dicono che Alternative für Deutschland è rimasta al palo ­– al centro della campagna reazionaria non ci sono stati più gli immigrati, e come difendersi dalla loro “invasione”, ma proprio le restrizioni imposte dalla pandemia. Si soffia là dove sembra esserci la brace viva del risentimento sociale, per cercare di far divampare l’incendio.

È una strategia ben nota, basata su una logica dell’inversione reattiva che consiste in questo: se a sinistra è all’ordine del giorno la rivoluzione (come accadde in Italia e altrove sull’onda dell’Ottobre sovietico), si metterà allora in atto una “controrivoluzione preventiva” che assumerà le vesti di una “rivoluzione nazionale”; se – molti decenni dopo – a sinistra si parlerà di multiculturalismo, si batterà sulla cultura, sulle radici cristiane nel senso di un richiamo identitario, per proporre un Occidente avvitato su se stesso e un mondo in cui ciascuno, per preservare le proprie usanze, se ne stia a casa propria. Non c’è quasi tematica inizialmente di sinistra a cui non si possa fare lo sberleffo capovolgendone il significato.

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