• Skip to primary navigation
  • Skip to main content
  • Skip to primary sidebar
  • Skip to footer

Giornale politico della fondazione per la critica sociale

  • Home
  • Chi siamo
  • Privacy Policy
  • Accedi
Home » Articoli » Elezioni argentine: i peronisti evitano la débâcle

Elezioni argentine: i peronisti evitano la débâcle

Nel voto di metà mandato, il governo di Fernández e Kirchner riesce a limitare i danni, ma è necessaria una nuova spinta per superare la gravità della situazione economico-finanziaria

23 Novembre 2021 Livio Zanotti  412

Il governo di Alberto Fernández e Cristina Kirchner ha pagato meno del previsto la crisi economica ereditata dal precedente esecutivo di Mauricio Macri, e accelerata dalla pandemia che ha risprofondato il Paese nell’inflazione. Tuttavia, la netta sconfitta elettorale subita nelle “supplettive” di domenica 14 novembre comporta ulteriori problemi, tanto immediati quanto estesi al biennio in cui verrà a conclusione il periodo presidenziale. Il già parziale controllo dell’attività legislativa resta oggi limitato alla sola Camera dei deputati, perduto quello già precario al Senato. Soprattutto per la decisa vittoria del fronte degli oppositori, formato da macristi e radicali di tendenze varie (Juntos x el Cambio); ma anche per la crescita, sia pur limitata, dell’estrema sinistra (Frente de Izquierda y Trabajadores) e dell’estrema destra ultraliberista Avanza Libertad, che entra per la prima volta in parlamento (“Viva Trump, viva Bolsonaro”, gridavano i suoi sostenitori; “Anime libere, cuor di leoni, hurrà ai vostri ruggiti”, ringraziava il leader Javier Milei, l’economista già in campagna per le presidenziali del 2023).

Il limite oggettivo dell’azione di governo peronista, nei due anni fin qui trascorsi, è facile da riscontrare nell’assenza di un piano economico capace di frenare l’inflazione e riattivare le attività produttive e l’occupazione. Il debito ereditato dalla gestione liberista del presidente Macri nel 2019 (oltre 320mila milioni di dollari, in termini di oneri reali, circa il doppio di quello a sua volta lasciato da Cristina a conclusione degli otto anni di mandato) ha impedito una spinta espansiva dell’economia, gravata poi ulteriormente dai costi enormi del Covid-19, che ha peraltro ridotto le attività produttive nel mondo intero, facendo crescere il debito in una misura senza precedenti. Con un’opposizione che, prima, ha negato la pericolosità del virus, poi boicottato le quarantene del governo in nome di malintese libertà individuali, infine respinto pregiudizialmente il vaccino russo Sputnik, perché considerato a torto nocivo. Contrasti che hanno favorito milioni di contagi, con il risultato a tutt’oggi di 118mila morti su una popolazione di circa quarantacinque milioni di abitanti.

L’esasperazione del confronto politico, sui media e nelle piazze, prima che in parlamento, ha indotto in questi due anni il governo sulla difensiva, riducendolo a un lavoro di contenimento quotidiano del disagio sociale. Il che gli ha impedito di dare contenuti coerenti, forma compiuta e tempi adeguati alle riforme necessarie alla riattivazione produttiva. Venendo così meno anche il quadro di riferimento di cui aveva bisogno il ministro dell’Economia, Martín Guzmán, per arrivare a un accordo utile sulla ristrutturazione a lungo termine del pesante debito con il Fondo monetario internazionale. Quindi alla riapertura dell’accesso al credito internazionale meno oneroso. Mentre si acuiva la polemica interna sull’atteggiamento da tenere verso l’opposizione, tra i favorevoli al dialogo con la parte meno intransigente, guidati da Alberto, e i radicali ispirati da Cristina, convinti della sua inutilità. Non cambia la sostanza del quadro politico: l’ancora più evidente frattura nell’opposizione macrista, che vede il moderato Horacio Larreta mettere da parte l’ex leader e presidente Mauricio Macri, screditato ma non del tutto rassegnato a restare fuori gioco.

Il peronismo radicale – nella sua roccaforte storica della conurbazione della capitale, Buenos Aires – è riuscito a mobilitare parte della sua base di riferimento, che due anni fa aveva disertato il voto. È con l’aumento dell’affluenza alle urne (24 milioni di votanti, pari al 71,7% degli aventi diritto) che ha potuto contenere la sconfitta, risultata comunque pesante sul piano nazionale: il 34% contro il 42,5% di macristi e radicali, il cui punto di forza rimane invece la capitale federale, che hanno però più o meno prevalso in quasi tutte le province economicamente più rilevanti. Se – come ci si augura – la pandemia continuerà a retrocedere anche oltre la fine della bella stagione, in marzo-aprile del prossimo anno, è opinione prevalente nei commenti degli osservatori, come nello stesso movimento peronista, che solo il massimo sforzo per recuperare il tempo perduto potrà ridare fiato al governo.

Tratto dal blog di Livio Zanotti

Archiviato inAmerica latina Articoli Dossier
TagsArgentina elezioni Livio Zanotti

Articolo precedente

Il nodo della legge elettorale

Articolo successivo

Cile, estrema destra e nuova sinistra al ballottaggio

Livio Zanotti

Articoli correlati

Argentina, il caso della scomparsa di Santiago Maldonado

Da Buenos Aires (2). Analisi delle forze in campo

Argentina: Pablo Llonto e la sua battaglia per la memoria

Da Buenos Aires. Come vivere con la super-inflazione

Dello stesso autore

Lula sostituisce il comandante generale dell’esercito

Brasile, Bolsonaro ormai senza chance

Sudamerica, un subcontinente sotto pregiudizio

In Brasile vince la democrazia

Primary Sidebar

Cerca nel sito
Ultimi editoriali
La destra all’attacco
Rino Genovese    30 Maggio 2023
Perché la destra non assumerebbe in Rai Giordano Bruno o McLuhan?
Michele Mezza    29 Maggio 2023
Bonaccini o non Bonaccini? È questo il problema?
Claudio Bazzocchi    26 Maggio 2023
Ultimi articoli
Visco e la gabbia della “moderazione salariale”
Paolo Barbieri    1 Giugno 2023
DeSantis versus Trump
Stefano Rizzo    31 Maggio 2023
Governo, ecco la riduzione delle tasse per i più ricchi
Paolo Andruccioli    30 Maggio 2023
In Spagna sconfitta della sinistra alle amministrative
Vittorio Bonanni    30 Maggio 2023
Vince il Sultano
Vittorio Bonanni    29 Maggio 2023
Ultime opinioni
Le condizioni per la pace
Rino Genovese    29 Maggio 2023
La destra all’attacco della cultura
Michele Mezza    15 Maggio 2023
Come Elly Schlein è diventata segretaria
Claudio Bazzocchi    10 Maggio 2023
Lucia Annunziata resuscita Fini per parlare alla sinistra
Michele Mezza    26 Aprile 2023
Un manifesto di diritti, una lotta di potere
Michele Mezza    24 Aprile 2023
Ultime analisi
Il cantiere eterno di Roma: soldi e misteri
Paolo Andruccioli    1 Giugno 2023
I conservatori, i progressisti e il mondo contemporaneo
Michele Mezza    23 Maggio 2023
Ultime recensioni
Il ritorno di Moretti
Rino Genovese    22 Maggio 2023
Europa del Nord e socialdemocrazie: un passato senza futuro?
Claudio Bazzocchi    17 Aprile 2023
Ultime interviste
“Il governo Meloni illude i lavoratori”
Paolo Andruccioli    2 Maggio 2023
La manovra del governo Meloni: sotto i numeri niente
Paolo Andruccioli    17 Aprile 2023
Ultimi forum
Welfare, il nuovo contratto sociale
Paolo Andruccioli    4 Maggio 2023
C’era una volta il welfare
Paolo Andruccioli    27 Aprile 2023
Archivio articoli

Footer

Argomenti
5 stelle Agostino Petrillo Aldo Garzia ambiente cgil Cina Claudio Madricardo covid destra elezioni Emmanuel Macron Enrico Letta Europa Francesco Francia Germania Giorgia Meloni governo draghi governo meloni guerra Guido Ruotolo immigrazione Italia Joe Biden lavoro Luca Baiada Mario Draghi Michele Mezza Paolo Andruccioli Paolo Barbieri papa partito democratico Pd Riccardo Cristiano Rino Genovese Russia Sandro De Toni sindacati sinistra Stati Uniti Stefania Limiti Ucraina Unione europea Vittorio Bonanni Vladimir Putin

Copyright © 2023 · terzogiornale spazio politico della Fondazione per la critica sociale | terzogiornale@gmail.com | design di Andrea Mattone | sviluppo web Luca Noale

Utilizziamo cookie o tecnologie simili come specificato nella cookie policy. Cliccando su “Accetto” o continuando la navigazione, accetti l'uso dei cookies.
ACCEPT ALLREJECTCookie settingsAccetto
Manage consent

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Non-necessary
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
ACCETTA E SALVA