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Guerra in Ucraina: aspettando l’inverno

È impresa difficile, se non proprio ardua, farsi un’idea della situazione militare sul campo nel conflitto russo-ucraino. Innanzitutto perché, ancora più delle guerre scoppiate...

Ucraina, un conflitto bellico nella società digitale

Nell’infoguerra decide il grafo sociale I comportamenti delle due parti – i cittadini ucraini e la truppa di Mosca, che per numero ed estrazione sociale...

Il Congresso del Pcc apre la competizione sui microchip

Cinque anni fa Xi Jinping, in occasione della sua precedente elezione a segretario, insieme con la costellazione di cariche e titoli aggiuntivi a quella centrale di segretario del partito, pretese di essere indicato anche come timoniere della strategia Internet del Paese. Apparentemente, solo un orpello ulteriore: in realtà si sanciva che la Repubblica popolare si identifica con il concetto di algoritmo-nazione. Ossia che il potere e la sovranità del Paese sono strettamente connessi alla capacità di governare e sviluppare la potenza tecnologica, sia nella versione relazionale –controllare la rete interna – sia in quella incrementale, che consiste nell’innovare l’innovazione, come ricorda nel suo saggio sul tema, L’arco dell’impero (edito da Leg), il generale cinese Quiao Liang, che appunto sostiene che, se è Internet a fare la storia, è proprio la capacità di creare nuova innovazione a determinare una gerarchia nella storia.

Nella sua relazione di apertura al ventesimo Congresso, iniziato domenica 16 ottobre, il leader cinese, che si avvia a essere riconosciuto come capo in eterno, ha confermato questa priorità. Tanto più dopo la sonora lezione a cui ha assistito in Ucraina, dove il suo – sempre in maniera più fredda e distaccata – alleato Putin ha patito la superiorità sociale, prima ancora che tecnica, dell’uso delle intelligenze e delle memorie artificiali da parte dell’Occidente.

Il Burkina Faso tra golpe e gruppi armati

Non conosce pace la patria di Tomas Sankara (vedi qui l’articolo del 25 ottobre 2021). Il 4 ottobre scorso, in Burkina Faso, c’è stato...

Pace o abisso

La spirale non si ferma, siamo nel mezzo di una escalation senza precedenti nel cuore dell’Europa: da una parte si dice di volere riprendersi tutti i territori, compresa la Crimea (annessa alla Russia dal 2014), e per questo si compiono anche attentati, come l’ultimo, che ha distrutto il ponte di Kerch; dall’altra, si risponde con le rappresaglie, tornando a bombardare Kiev e altre città ucraine, facendo strage di civili. È evidente che così si finisce dritti nel precipizio (se non ci si è già). Gli Stati Uniti decidono la consegna di nuove armi, ancora più potenti, a Zelensky. L’Unione europea seguita con il refrain che le prospettive di pace – quando, a quali condizioni, in che modo – sono nelle mani degli ucraini, che devono essere padroni del loro destino.

Ebbene, sarebbe il caso di dire con forza che non possono esserlo. Se l’Ucraina, da alleata, vuole diventare parte integrante dell’Unione, entrando in essa a pieno titolo, dovrebbe concordare con il resto dell’Europa le modalità per arrivare – se non altro – a un cessate il fuoco. Nessuno si aspetta una pace duratura nei prossimi anni: ma qualsiasi tregua, anche temporanea, potrebbe profilarsi solo sulla base di un’accettazione almeno parziale – da parte dell’Ucraina – del fatto compiuto. Zelensky e i suoi dovrebbero comprendere che riprendersi la Crimea, per esempio, è fuori portata. La Russia potrebbe ritirarsi, un giorno, anche da lì – ma a quale prezzo? Dopo quanti altri morti nelle città ucraine?

Dietro il conflitto tra Armenia e Azerbaigian

Non conoscono pace le ex repubbliche dell’impero sovietico. Dopo l’aggressione russa all’Ucraina, che ha provocato una guerra dagli esiti incerti, ecco ritornare a galla...

A che punto è il conflitto? I limiti dell’informazione di guerra

Bellum dulce inexpertis, diceva Erasmo da Rotterdam: la guerra piace a chi non la conosce. Nulla di più attuale, nel momento in cui le conseguenze del conflitto russo-ucraino cominciano a farsi sentire nell’Unione europea. Conseguenze economiche e sociali, che si profilano in tutta la loro pesantezza. La questione del gas impazza nei media vecchi e nuovi, mentre pare scendere il sipario sull’andamento reale del conflitto. Certo, la comunicazione di guerra è parte della guerra (come avevamo sottolineato con Michele Mezza già all’inizio delle ostilità: vedi qui). Era quindi ampiamente preventivato che si sarebbe subito messa in moto, da ambo le parti, la “fabbrica delle notizie”, come la chiamava il più grande tra gli studiosi della opinione pubblica, Walter Lippmann. E sapevamo, inoltre, che la prima vittima della guerra è la verità, perché, parafrasando von Clausewitz, l’informazione è la prosecuzione della guerra con altri mezzi.

Raramente, però, le notizie che circolano sono sembrate così nebulose, se non distorte, come negli ultimi tempi: i media pullulano di omissioni, esagerazioni e di dati non verificabili. Su quello che avviene in quelli che sembrano essere, al momento, i punti cruciali del conflitto – la centrale nucleare di Zaporižžja e l’offensiva ucraina a Kherson –, giungono informazioni contraddittorie e lacunose. La centrale atomica viene bombardata prima dai russi e poi dagli ucraini… in essa sono collocate infrastrutture militari, che però i tecnici inviati per controllare la sicurezza della centrale non vedono. L’offensiva ucraina a Kherson è un grande successo… però forse no… e così via in una ridda di smentite e controsmentite.

Guerra ed elezioni nel “dark web”: una lezione dalla Svizzera

Le polemiche che stanno coinvolgendo il comitato parlamentare di sorveglianza dei servizi segreti (Copasir), presieduto da Adolfo Urso di Fratelli d’Italia, circa le interferenze...

Francesco e Kirill: due visioni del mondo

È passato abbastanza inosservato il breve discorso di papa Francesco di questo mercoledì, nel quale ha avvertito che siamo arrivati alla Terza guerra mondiale....

Germania, un appello: “Le armi devono tacere”

L’appello sottoscritto da quaranta deputati ed europarlamentari della Spd è dello scorso 26 agosto. La cosa era nell’aria da tempo. I malumori di una...