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Elezioni in Iran, come volevasi dimostrare
Come previsto da tutti gli osservatori, l'ultraconservatore Raisi – candidato "ufficiale" della Guida suprema, l'ayatollah Khamenei – ha vinto le elezioni presidenziali di venerdì scorso in Iran. Si pensi che, su oltre cinquecento aspiranti, solo sette erano stati ammessi dal Consiglio dei guardiani della costituzione (composto da sei religiosi nominati dalla Guida e da sei giuristi convalidati dal parlamento su proposta del potere giudiziario), un organo che ha la facoltà di invalidare le candidature. La partecipazione al voto è stata, però, la più bassa di sempre: meno del 50% degli aventi diritto. Non siamo comunque ai livelli dell'Algeria, dove pure di recente si sono tenute delle elezioni per il parlamento e la percentuale dei votanti è stata di poco superiore al 23% (ma qui l'opposizione, organizzata nell'Hirak – il movimento che, nei mesi precedenti alla pandemia, era riuscito a mettere in scacco il potere –, aveva apertamente esortato al boicottaggio dello scrutinio).