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Pd, dal partito “contendibile” al partito “conteso”
L’esito delle primarie del Pd ha sorpreso molti: ancora alla vigilia, molti illustri sondaggisti erano certi della vittoria di Bonaccini. Ha pesato, certamente, la difficoltà di “sondare” un corpo elettorale assai sfuggente, impossibile da definire a priori nelle sue dimensioni; ma ha pesato anche una fallace inferenza logica: poiché non era mai accaduto (dal 2009 al 2019) che il vincitore del voto tra gli iscritti non vincesse anche nella competizione “allargata” dei gazebo, e poiché Bonaccini aveva nettamente prevalso nella prima tornata, dunque, sembrava scontato che questo accadesse anche per quella successiva. E invece, è saltato tutto: come spiegare tutto ciò?
Forse, la spiegazione è molto più semplice di quanto possa sembrare: un’ampia massa di elettori del Pd, di ex elettori del Pd e di elettori solo potenziali, ha colto l’occasione di queste primarie per mandare un forte segnale politico, con una duplice valenza: una sorta di “investimento” simbolico (anche passando sopra ai possibili dubbi) sulla figura di Elly Schlein, ma anche una sorta di “voto di protesta” contro un candidato, Bonaccini, che (a torto o a ragione) è apparso l’espressione di una continuità oramai perdente e sfibrata. Da un lato, un messaggio di fiducia e di rinnovamento; dall’altro, una visibile stanchezza nei confronti di un’immagine del Pd come partito-sistema, partito di “rassicurante” gestione del presente, e come partito che, pur proclamandosi “asse” dell’alternativa alla destra, nelle ultime elezioni non aveva certo saputo interpretare questo ruolo.
Congresso Pd e Chiesa, un’improbabile aria di famiglia
Congresso Pd: istruzioni per capirne il senso
Una divertente vignetta di Altan (apparsa su “Repubblica” del 12 dicembre scorso) rende bene la partita che si sta giocando con il congresso del Pd: “Il partito va smontato e rimontato”, dice l’operaio amico di Cipputi; “e il foglietto con le istruzioni?”, ribatte quest’ultimo (Cipputi, figura classica, ma forse fuori dal tempo: ci sono ancora operai che si preoccupano del “Partito”?). Ma a che punto siamo, davvero, con questo congresso? Cosa ci si può aspettare? Come interpretarne gli sviluppi? Proveremo qui a dare alcune nostre “istruzioni” per l’uso…
“Il congresso costituente del nuovo Pd”, così era definito un ordine del giorno approvato dalla Direzione nazionale del partito il 26 ottobre 2022: si leggono qui, appunto, le tappe del percorso congressuale. Com’è apparso subito evidente, si è trattato di un disegno farraginoso e bizantino, e da molte parti sono stati anche messi sotto accusa i tempi troppo lunghi. Il vero problema, però, non è stato questo, ma il cattivo uso che del tempo si sta facendo. Sulla carta, l’idea era semplice: una prima fase detta “costituente” in cui si sarebbe dovuto discutere del nuovo “manifesto dei valori”, e nel contempo dare tempo e modo di aderire a quanti, dall’esterno, volevano contribuire alla nascita del “nuovo Pd”; e poi la fase congressuale vera e propria, con la presentazione dei candidati, il voto degli iscritti e dei nuovi aderenti che seleziona i primi due, e ancora il ballottaggio (con le primarie “aperte” a tutti) il 19 febbraio.