Il presidente colombiano Gustavo Petro ha comunicato che Otty Patiño sarà il capo negoziatore del governo al tavolo della trattativa di pace tra il governo e i membri dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln), che ripartirà a breve nella capitale venezuelana. Patiño è un noto scrittore e politologo colombiano: ha esperienza nei negoziati di pace ed è stato professore in diverse università del suo Paese. In passato, assieme a Petro, ha fatto parte della guerriglia dell’M-19, ed è stato tra coloro che hanno avuto colloqui con due presidenti, quando il suo gruppo ha raggiunto un accordo con lo Stato. Da parte sua, Danilo Rueda, l’alto commissario per la pace della Colombia, giorni fa aveva confermato che tutto sta procedendo come previsto, e che il ritorno alla trattativa potrebbe avvenire tra il 18 e il 20 novembre, quando sarà deciso il resto dei membri della squadra negoziale del governo.
Ma la vera sorpresa, un vero e proprio coup de théâtre, il presidente l’ha tirata fuori quando ha annunciato di avere chiesto al rappresentante degli allevatori del Paese – un uomo che rappresenta l’ala più a destra della Colombia, e a lui avverso – di far parte della delegazione del governo che negozierà a Caracas con i guerriglieri. “Voglio proporle, José Félix Lafaurie, di far parte della commissione che abbiamo nominato dal governo come negoziatori con l’Esercito di liberazione nazionale” – ha detto il capo dello Stato. José Félix Lafaurie ha accettato l’incarico, motivandolo con il fatto che “il settore dell’allevamento non può rifiutare una tale richiesta del presidente. Chi è stato colpito dalla violenza sono gli allevatori. Vogliono rendere gli allevatori colpevoli, quando in realtà siamo vittime” – ha sostenuto, aggiungendo che “crediamo che la pace totale non sia possibile senza la ripresa economica e sociale della campagna”. C’è comunque da dire che, nonostante le sue prese di posizione, nessuno avrebbe potuto scommettere che avrebbe accettato di rivestire un ruolo attivo nella trattativa.
Con il suo annuncio, Petro è riuscito a far convergere l’attenzione dei media su un negoziato che fino a poco fa non aveva riscosso molto interesse. Nulla, comunque, rispetto a quello che era accaduto ai tempi della trattativa con le Farc. Con la partecipazione di Lafaurie – massimo dirigente di Fedegán, il sindacato degli allevatori – la situazione cambia: al tavolo del negoziato, cui sembravano destinati solo esponenti della sinistra, arriva un uomo della destra, marito di María Fernanda Cabal, importante senatrice del Centro democratico, la formazione politica dell’ex presidente Álvaro Uribe.
Nonostante il suo evidente declino politico e i casi giudiziari che lo riguardano, Uribe – che aveva subito riconosciuto la vittoria di Petro, cosa non del tutto scontata, e aveva anche accettato di incontrare il neoeletto – rappresenta ancora alcuni settori importanti per il difficile processo che Petro ha avviato in Colombia. Nel corso del suo incontro, all’indomani del risultato elettorale, aveva preannunciato al neoeletto la sua opposizione in parlamento; e non gli ha risparmiato dure critiche quando alcuni fatti di sangue hanno messo in dubbio l’efficacia della strategia di pacificazione del nuovo presidente.
Con l’arrivo di Lafaurie, Petro riesce a rendere in modo plastico, e con successo, cosa intende con il suo obiettivo di “pace totale”, un progetto che, negli intenti, mette tutti i protagonisti della vita politica colombiana nella prospettiva di un dialogo come unica via di salvezza per il Paese. Sarà da vedere se il suo sforzo sarà premiato dal successo, o se sarà destinato a rappresentare l’ultimo di una lunga serie di fallimenti.
Lafaurie si troverà di fronte guerriglieri come Gabino o Pablo Beltrán, che hanno sempre combattuto i grandi proprietari terrieri, in un Paese dove la mancanza di una riforma agraria è all’origine di tutte le insurrezioni armate degli ultimi cinquant’anni. Dal canto loro, i negoziatori dell’Eln siederanno allo stesso tavolo con chi, ai loro occhi, è all’origine del paramilitarismo, la reazione con cui i proprietari terrieri si sono difesi dalle occupazioni delle terre promosse dalle organizzazioni contadine e dalla guerriglia, e lo strumento con cui spesso hanno anche spogliato i contadini delle loro terre. Un conflitto costato più di trecentomila vittime.
Al fine di far comprendere la portata di quanto sta accadendo, merita ricordare che Lafaurie non ha mai creduto nel processo di pace di Juan Manuel Santos con le Farc, al quale si è decisamente opposto. E recentemente, durante la campagna elettorale, considerava Gustavo Petro un pericoloso comunista, una minaccia per la democrazia, il cui obiettivo sarebbe stato quello di espropriare i ricchi e imporre una sorta di castro-chavismo. Ora siede tra i negoziatori, con Otty Patiño e Iván Cepeda, un senatore di fiducia del presidente, che molto ha fatto per portare Lafaurie alla sorprendente svolta. È stato infatti Cepeda a chiamarlo e a dirgli che era il momento di mettersi al lavoro per dare soluzioni ai problemi della Colombia, ricordandosi che in alcune occasioni pubbliche Lafaurie aveva dichiarato che era tempo di dare una riforma agraria al Paese. E recentemente Lafaurie, come rappresentante degli allevatori, ha firmato con Petro un importante accordo, che prevede la cessione di tre milioni di ettari di terreni che l’esecutivo, pagandoli con propri fondi, distribuirà ai contadini senza terra, anche per dare una risposta immediata alla nuova ondata di occupazione delle terre.
Intanto, in vista della ripresa del processo di pace, la procura della repubblica colombiana ha annunciato di avere emesso un provvedimento con cui sospende la cattura e l’estradizione di diciassette membri della guerriglia dell’Eln, in modo che possano rappresentare il gruppo armato al tavolo del negoziato. Secondo un comunicato, la misura riguarda Nicolás Rodríguez Bautista, Pablo Beltrán, Aureliano Carbonell, Bernardo Téllez, Gustavo Martínez, Consuelo Tapias, Silvana Guerrero, Isabel Torres, Óscar Serrano, Vivian Henao, Ricardo Pérez, Cataleya Jiménez, Eduin Restrepo, Américo Trespalacios, Manuela Márquez, Mauricio Iguarán e Simón Babón. Da parte sua, l’Eln ha riferito di avere rilasciato due soldati colombiani fatti prigionieri. Fondata nel 1964, dopo la rivoluzione cubana, l’Eln è considerato la più potente organizzazione insurrezionale oggi attiva in Colombia. In passato, vari governi hanno cercato di giungere alla pace; ma i tentativi sono falliti a causa di violazioni reciproche o cambiamenti di governo, che hanno reso difficile lo svolgimento dei colloqui. Il più recente tentativo risale al 2016, durante il mandato del presidente Juan Manuel Santos. Quel tentativo è stato interrotto nel gennaio 2019 dal presidente Duque, dopo un attentato alla Scuola di polizia generale di Santander, che ha causato molti morti.
Nella foto: Gustavo Petro e José Félix Lafaurie