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Home » Editoriale » Noi e il testimone Francesco

Noi e il testimone Francesco

1 Aprile 2021 Riccardo Cristiano  581

Alcuni amici hanno chiesto perché ci occupiamo frequentemente di Francesco. A questa domanda credo che la risposta migliore sia una domanda: come sta la sinistra? Bene? Male? Così così? Io credo che difficilmente un sondaggio del genere vedrebbe la vittoria della prima risposta. La famosa domanda “destra e sinistra esistono ancora?” non richiede risposte intimiste, ma pubbliche. Allora per rispondere pubblicamente occorre indicare dove esista questa differenza. Faccio degli esempi: i porti chiusi da Salvini sono stati realmente riaperti o si è creato un gorgo burocratico per aprire a parole senza aprire nei fatti? Cosa si è chiesto di fare per la vaccinazione di chi si trova irregolarmente in Italia? La Colombia ne ha regolarizzati un milione e 700mila per risolvere il problema: non è un Paese né ricco né socialista, è soltanto un Paese che non nasconde la testa sotto la sabbia. Un altro esempio: davanti alla sentenza del tribunale di Coblenza (Germania) che ha condannato un funzionario del regime siriano per concorso in crimini contro l’umanità e al giudizio in atto in Francia per l’uso da parte dello stesso regime siriano dei gas sulla sua stessa popolazione che iniziativa ha preso, non dico la sinistra italiana, ma almeno il Partito Socialista Europeo? 

Un giorno Francesco stava andando in una parrocchia della periferia romana. Il parroco lo attendeva, ma lui non arrivava. Lo cercò, ma nessuno sapeva dire come mai tardasse. Poi arrivò, con circa mezz’ora di ritardo. Cosa era successo? Era successo che, cammin facendo, Francesco aveva visto dal finestrino della sua utilitaria un campo nomadi e si era fermato: sceso dalla macchina era andato a trovarli, a parlare con loro. Dice qualcosa?

Per capire questo esempio e il suo rapporto con la politica occorre usare la parola “testimoni”. Non si tratta dei testi chiamati ai processi, no. Si tratta della sua indicazione ai fedeli: oggi, ha detto più volte, servono testimoni del Vangelo. Non servono persone che si arrogano il diritto di giudicare gli altri, ma testimoni dei propri valori. Lui i suoi valori li testimonia a cominciare dalle sue scelte di vita: quando era cardinale andava in metropolitana nelle periferie di Buenos Aires, da solo, poi proponeva le unione civili per gay andando in minoranza nella sua conferenza episcopale, poi da papa ha invocato una “Chiesa povera, per i poveri”, ha eliminato ori e scarpe rosse, è andato a vivere e lavorare in un due camere con servizi, è partito portandosi la valigia in mano e quando gli hanno chiesto perché ha risposto, “perché è normale”. Cosa è normale per i testimoni dei valori della sinistra?

Francesco al neoliberismo finanziario ha detto, “questa economia uccide”. Per dirlo con credibilità  è andato a Lampedusa, a Lesbo, in Centrafrica, al confine tra Colombia e Venezuela, al confine tra Stati Uniti e Messico, nei campi profughi dei Rohingya, a Cuba, in Bosnia, in Macedonia, in Mozambico, nel Chiapas, in Iraq: in alcuni di questi posti nel nome della sicurezza gli avrebbero voluto proibire di andare.

Indubbiamente alla sua fede servono testimoni e io credo che anche alla sinistra servano testimoni. Testimoni capaci di entrare nelle borgate per capirne i problemi ma anche i valori, e per fare questo non basta un “sopralluogo”. Occorre andarci “davvero”. Fatto questo, fino in fondo, nessuno proibirà di andare anche su ottimi navigli, o ai MotoGP. Tutto può essere fatto, perché i testimoni sono uomini, con il loro diritto anche allo svago.  Ma se la politica diviene di per sé solo svago e per gli altri rincorsa del consenso nel nome delle emozioni più facili da usare, come sempre ci sarà un puro più puro che ti epurerà come ci sarà un egoista più egoista che ti sconfiggerà. E se poi la politica “de sinistra” diventasse combattere i propri nemici alleandosi con qualsiasi loro nemico, allora la parola “fine” potrà non vedersi ancora, ma i titoli di coda cominceranno inesorabilmente a scorrere.

La politica viene spesso associata alla fede – dicendo “la mia fede politica”, ad esempio – dunque in quel che si dice bisogna crederci. E l’indicazione di cominciare essendo testimoni delle proprie idee è importante. Ovviamente Francesco non è solo azione, è anche pensiero. La sua rivoluzione pluralista, che cancella il vecchio settarismo identitario preconciliare nel nome di una piena cultura, affermata dal Concilio, di fratellanza plurale e riguardosa di tutte le diversità di sesso, razza, religione, cultura, con cui Dio ci avrebbe voluto, è una rivoluzione globale di enorme portata. Ma se lui non ne fosse testimone nella quotidianità, la sua rivoluzione rimarrebbe sulla carta.  

Nell’attesa che qualcuno si faccia testimone di una sinistra socialista ed ecologista, cominciare a testimoniarne la profonda attualità potrebbe essere utile, e capire Francesco certamente aiuta a comprendere come e perché la testimonianza delle proprie idee le renda realtà, non astrazioni. Altrimenti una politica irraggiungibile darà sempre più spazio ai complottismi, vero prodotto di politiche senza politica. Il complotto (globale) americano, il complotto (globale) di Soros e delle Ong, il complotto (globale) del virus che non esisterebbe, e così via. Tutte follie figlie di una politica senza politica.   

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TagsBergoglio Francesco papa Riccardo Cristiano sinistra socialismo terzogiornale

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