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Georgia, ritirata la legge contro l’Unione europea

Malgrado abbia dato i natali a Iosif Stalin, la Georgia di tutto ciò che ricorda la Russia non vuole sentire più parlare. Dopo due...

Li hanno lasciati annegare?

È orribile il sospetto che non siano partiti i soccorsi in mare per salvare vite umane a causa di una scelta politica, di direttiva...

Stragi contro cui ribellarsi

Quei sessanta corpi senza vita sulla battigia di Cutro (altre decine sono i dispersi) raccontano della impotenza e della cattiveria umana. In questi momenti scorrono immagini terribili nella memoria. Come quelle del corpicino di un bimbo siriano, di origine curda, affogato nel naufragio di un barcone nel mare greco, nell’agosto del 2015. O i quasi quattrocento uomini e donne che non ce l’hanno fatta, galleggiando a pochi metri da una spiaggia di Lampedusa, ormai quasi dieci anni fa. O i cento albanesi speronati da una nave militare italiana nei giorni della Pasqua del 1997, mentre a bordo di una motovedetta albanese cercavano di arrivare a Brindisi (era l’Italia del centrosinistra che faceva il blocco navale, per impedire l’“invasione” albanese).

Questi corpi senza vita raccontano del Mediterraneo come di un gigantesco cimitero, e li abbiamo sulla coscienza tutti (dall’Unione europea all’Italia). Anche noi, che oggi ci indigniamo, che non abbiamo ormai più voce per protestare, per prendere le distanze dalla barbarie umana. Sì, dovremmo indignarci, scendere in piazza, impedire che si ripetano le stragi di innocenti. Non fare nulla ci fa essere complici. 

Il “mal di destra” che nessuna sinistra sta contrastando

E alla fine non c’è nessuna questione di sicurezza nazionale, di rischio di penetrazione delle nostre frontiere da parte di possibili terroristi e criminali....

Sánchez non ci sta

È di sabato 12 novembre la “Dichiarazione congiunta sui flussi migratori dei ministri dell’Interno di Italia, Malta, Cipro e del ministro della Migrazione e dell’asilo della Grecia”. I quattro Paesi del Mediterraneo, definiti da vari giornali “asse del Sud”, ritengono “increscioso e deludente” il meccanismo di ricollocazione degli immigrati all’interno dell’Unione europea, dal momento che l’impegno del 10 giugno 2022 – sottoscritto dai Paesi su base volontaria e temporanea – coprirebbe solo “una frazione molto esigua del numero effettivo di arrivi irregolari” nel corso dell’anno. Tale accordo – si legge nella nota – si sarebbe dimostrato inefficace nell’alleviare la pressione migratoria sui Paesi dell’Unione più esposti. Il comunicato dei quattro si occupa anche e soprattutto del lavoro delle Ong, il cui operato si svolgerebbe al di fuori dello “spirito della cornice giuridica internazionale sulle operazioni di search and rescue, che dovrebbe essere rispettata”. In qualche modo, si auspica una stretta sull’azione delle Ong, definite “navi private”, affinché “rispettino le pertinenti convenzioni internazionali e le altre norme applicabili”.

Pronta e ferma la risposta del governo Sánchez che, evidentemente, non intende essere parte di alcun “asse del Sud”: la Spagna, infatti, pur condividendo “con i suoi partner mediterranei la necessità di istituire un meccanismo per un’equa distribuzione delle responsabilità tra i Paesi dell’Unione, in materia di migrazioni, e lo ha sempre difeso sia all’interno della Med5 sia nei Consigli dei ministri dell’Interno, non può però sostenere proposte che premierebbero i Paesi che non rispettano i loro obblighi in termini di diritto marittimo internazionale, e che andrebbero a discapito di quelli che, come la Spagna, rispettano i loro obblighi internazionali e salvano vite con risorse pubbliche”.