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Sánchez non ci sta

14 Novembre 2022 Claudio Bazzocchi  1251

È di sabato 12 novembre la “Dichiarazione congiunta sui flussi migratori dei ministri dell’Interno di Italia, Malta, Cipro e del ministro della Migrazione e dell’asilo della Grecia”. I quattro Paesi del Mediterraneo, definiti da vari giornali “asse del Sud”, ritengono “increscioso e deludente” il meccanismo di ricollocazione degli immigrati all’interno dell’Unione europea, dal momento che l’impegno del 10 giugno 2022 – sottoscritto dai Paesi su base volontaria e temporanea – coprirebbe solo “una frazione molto esigua del numero effettivo di arrivi irregolari” nel corso dell’anno. Tale accordo – si legge nella nota – si sarebbe dimostrato inefficace nell’alleviare la pressione migratoria sui Paesi dell’Unione più esposti. Il comunicato dei quattro si occupa anche e soprattutto del lavoro delle Ong, il cui operato si svolgerebbe al di fuori dello “spirito della cornice giuridica internazionale sulle operazioni di search and rescue, che dovrebbe essere rispettata”. In qualche modo, si auspica una stretta sull’azione delle Ong, definite “navi private”, affinché “rispettino le pertinenti convenzioni internazionali e le altre norme applicabili”.

Pronta e ferma la risposta del governo Sánchez che, evidentemente, non intende essere parte di alcun “asse del Sud”: la Spagna, infatti, pur condividendo “con i suoi partner mediterranei la necessità di istituire un meccanismo per un’equa distribuzione delle responsabilità tra i Paesi dell’Unione, in materia di migrazioni, e lo ha sempre difeso sia all’interno della Med5 sia nei Consigli dei ministri dell’Interno, non può però sostenere proposte che premierebbero i Paesi che non rispettano i loro obblighi in termini di diritto marittimo internazionale, e che andrebbero a discapito di quelli che, come la Spagna, rispettano i loro obblighi internazionali e salvano vite con risorse pubbliche”.

A questo quadro, va aggiunta l’immancabile dichiarazione – se possiamo definirla così – del vicepremier italiano, Matteo Salvini, che parla di “pugno duro” e invoca la solidarietà all’interno dell’Unione, ricordando che siamo, nel 2022, a circa novantamila arrivi finora all’interno del nostro Paese.

Il dato politico che emerge, da questo insieme di prese di posizione, è che la Spagna di Sánchez si smarca dal tentativo, promosso dall’Italia, volto a creare una frattura all’interno dell’Unione, al fine di proporre all’opinione pubblica l’immagine di un’Europa abbarbicata al proprio egoismo e poco disponibile ad ascoltare le ragioni dei Paesi mediterranei. Si tratta, ancora una volta, di un classico schema populista: alla vera questione dell’emigrazione – e a fronte di un modello di sviluppo insostenibile, che produce guerre, violenza generalizzata e crisi ambientale ovunque nel mondo – si oppone lo scontro tra l’egoismo del Nord Europa e le difficoltà del Sud Europa drammaticamente esposto ai flussi migratori. E Salvini usa proprio la parola “solidarietà” per fare scattare tale schema interpretativo. Che si parli di solidarietà, con lo scopo di promuovere la più terribile e criminale mancanza di solidarietà nei confronti di persone in fuga dalle guerre e dalle carestie, appare ridicolo e tragico allo stesso tempo.

D’altronde, non è un caso che il comunicato congiunto di Italia, Malta, Cipro e Grecia sia dedicato in gran parte alle Ong, che però – è bene sottolinearlo – non vengono mai nominate esplicitamente. Si parla piuttosto di “navi private”. Nominare le organizzazioni “non governative” evocherebbe, infatti, qualcosa che nessun Paese liberale potrebbe limitare: l’impegno della società civile nella promozione dei diritti umani, della solidarietà, della giustizia sociale, nello spirito di una collaborazione – che a volte può essere anche conflittuale, ma proprio per questo feconda –, tra Stato e società, alla base di tutte le democrazie occidentali. Dunque, parlare di “navi private” vorrebbe dire che ci sono operatori non meglio identificati, che intralciano il lavoro degli unici soggetti – cioè i governi – i quali dovrebbero stare in mare a “soccorrere” i naufraghi, e serve a segnalare all’opinione pubblica la presunta illegittimità di tali presenze.

Come abbiamo detto, la posizione di Madrid è certamente rilevante, dal punto di vista politico, e rompe quello che è il classico schema interpretativo populista, portato avanti dall’Italia. Pare, tuttavia, che il governo Sánchez abbia pesanti responsabilità nella strage di Melilla – enclave spagnola all’interno del Marocco – del 24 giugno scorso. In quell’occasione, un tentativo di entrare in massa a Melilla dal Marocco è stato represso nel sangue dalle forze speciali marocchine, e sessantaquattro persone risultano ancora disperse. Sulla strage è scoppiata in Spagna anche a sinistra la polemica politica: Podemos ha accusato il governo (di cui fa parte) di complicità con la brutalità di quello del Marocco, e ha chiesto l’istituzione di una commissione di inchiesta su quel drammatico evento.

La questione degli sbarchi, il conflitto in corso tra Italia e Francia e le ultime prese di posizione, fanno ritornare alla mente il colossale testo teatrale Gli ultimi giorni dell’umanità di Karl Kraus. Il grande scrittore boemo, come in una specie di Blob televisivo, aveva costruito la sua pièce decontestualizzando e componendo insieme brani di conversazioni comuni raccolte per strada, e frasi o slogan dei potenti – del tipo “l’aria è cambiata!” – per farne risaltare la stupidità, da un lato, e la tragica pericolosità, dall’altro. Vedere gli Stati europei litigare tra loro già di per sé è inquietante – se poi il motivo è la sofferenza di esseri umani in fuga dalle guerre e dalle violenze, oltre che dalla miseria, che gli stessi Paesi occidentali stanno causando in tutto il mondo con il loro modello di sviluppo, lo è ancora di più. 

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TagsClaudio Bazzocchi comunicato congiunto diritto marittimo internazionale flussi migratori governo meloni governo Sanchez Grecia Italia Malta navi private Ong Spagna Unione europea

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