• Skip to primary navigation
  • Skip to main content
  • Skip to primary sidebar
  • Skip to footer

Giornale politico della fondazione per la critica sociale

  • Home
  • Chi siamo
  • Privacy Policy
  • Accedi
Home » Articoli » Quando rinasce la voglia di un nuovo partito

Quando rinasce la voglia di un nuovo partito

Alla base della crisi della sinistra c’è una politica oggi divaricata dal pensiero, e l’assunzione di un immaginario neoliberale che ha condotto a un distacco dall’attività desiderante e progettuale propria dell’essere umano

10 Marzo 2021 Claudio Bazzocchi  717

Ogni tot anni ci si accorge che il partito in cui si sta non va e si fanno seminari, riunioni, convention, appelli per costruirne un altro più nuovo e più bello. Inevitabilmente il nuovo partito, dopo poco, comincia a sua volta a non andare bene, e si riprende a pensare di costituirne un altro, con un nuovo nome, un nuovo segretario o segretaria, ecc. Nel frattempo, quelli più impazienti, avevano deciso di scindersi per fare a loro volta un altro partito, ovviamente più bello di quello in cui stavano. Purtroppo, pur essendo più bello, quel partito non sarà andato oltre lo zero virgola e, ben presto, gli impazienti che si erano scissi vorranno tornare alla casa madre che, magari, avrà cambiato di nuovo nome e segretario e potrà riaccogliere i figlioli che se n’erano andati.

Questa, più o meno, è la storia degli ultimi anni in Italia per quanto riguarda i partiti di sinistra moderata o radicale che sia. Ogni volta, sembra che il problema sia il nome o i nomi, cioè una definizione più adeguata ai tempi e nuovi dirigenti: più giovani, più onesti, più disinteressati al potere, più a contatto con il cosiddetto popolo. Nessuno, però, ha mai il coraggio di chiedersi perché, nonostante i cambiamenti, il rinnovo generazionale, i presunti ideali sbandierati – persino l’incontro tra i grandi riformismi socialcomunista e cattolico-democratico –, tutti i differenti partiti si trasformino rapidamente in consorterie, in macchine pigliatutto, in apparati di comunicazione perversa. 

Si tratta solo di nomi sbagliati? Del fatto che si sono imbarcati disonesti, magari quelli della provincia toscana? Si tratta piuttosto del fatto che, da quasi quarant’anni, si sono verificati due fenomeni intrecciati tra loro nella società italiana ed europea: da un lato politica e pensiero si sono separati, completamente divaricati, e la politica si è ridotta a mera governance all’interno di un “pensiero unico” e di un eterno presente che non ammette alcuna riflessione sull’essere umano, sul mondo, sul rapporto tra gli esseri umani e la natura (al di là delle balle ideologiche sulla transizione ecologica che non è altro che ipermodernizzazione capitalistica); dall’altro, i cittadini, a partire proprio dai lavoratori e dalle lavoratrici, hanno assunto l’immaginario neoliberale per cui l’umano è un vivente che deve godere compulsivamente senza alcuna differenza dagli altri viventi animali, tanto da non avere alcun bisogno della polis come campo della riflessione sull’indeterminazione e la libertà umana che rendono donne e uomini, invece, diversi dagli altri viventi.

Il neoliberalismo è egemone da decenni nelle menti e nei cuori dei lavoratori e delle lavoratrici che, infatti, non sentono alcun bisogno di partecipare alla vita politica, alle riunioni di partito, alle lotte sociali. Perché si può anche avere il partito del lavoro più bello, più di sinistra, diretto dai dirigenti più onesti, ma senza una forza politica organizzata non si potrà ottenere alcun risultato nel confronto con il capitale (una volta si chiamavano rapporti di forza, mentre oggi sembra che la gara sia solo a chi viene meglio in tv). E allora succede che, nonostante gli sbandierati nuovi inizi con tanto di convention e selfie entusiastici dei pochi attivisti rimasti, tutti i nuovi partiti e partitini decadano nel giro di pochi mesi nel nulla organizzativo, nel vuoto culturale e politico. E succede che anche i più onesti si trasformino inevitabilmente in dirigenti che devono rispondere delle loro performance nelle urne, nelle televisioni, su Internet e sul mercato politico in genere, diventando un misto tra un attore, un cantante, un agente di borsa, un piazzista e un procacciatore di voti e affari.

Dunque, ci sarebbe speranza di fare qualcosa, di avere di nuovo dei partiti veri? Sì, ma prima di tutto bisogna capire come si fa a smontare l’imperante egemonia neoliberale che vuole gli esseri umani come dei meri viventi non problematici dediti ai consumi e al godimento compulsivo, senza desideri autentici e senza progetti di vita. E come si fa a smontare tale egemonia? La speranza starebbe nel reale che continua a presentarsi con il suo carico di casualità, dolore e inspiegabilità nella vita umana, anche nel nostro assetto neoliberale che aveva promesso di eliminarlo grazie al controllo di ogni aspetto della vita da parte della tecnica. Fortunatamente, il caso, il desiderio di infinito, anche la morte, non vengono meno né negli individui né nella società. E questo continuo ripresentarsi del reale – in nessun modo governato ma lasciato a se stesso – genera l’odio antipolitico tipico del nostro tempo, un diffuso risentimento contro le istituzioni democratiche, che spinge a destra i delusi dalla mancata promessa neoliberale che aveva fatto credere di poter eliminare il reale dalle nostre vite.

La speranza sta allora nella proposta di una democrazia che sappia confrontarsi con il reale e i suoi fantasmi, sapendo trarre da questi la possibilità di una vita più piena, in grado di spezzare la spirale tra la delusione e il risentimento. Si tratta di una vita in cui non si impongono regole, virtù civiche o comportamenti sobri ma in cui, anzi, si cerchi di seguire il proprio desiderio, la propria sete di infinito per la quale nessun godimento compulsivo può bastare. La proposta di un tale tipo di vita e di democrazia, fondato sull’elaborazione del reale, può rispondere oggi, da un lato, all’insofferenza per le regole e l’autorità e, dall’altro, al bisogno di protezione dalla paura e dall’insicurezza. 

Il problema della sinistra e di tutti coloro che hanno a cuore la democrazia non dovrà essere quello di una ripresa socialdemocratica tramite la quale cancellare le paure e rassicurare dall’incertezza, con beni materiali e protezione sociale. L’obiettivo dovrebbe essere invece quello di ripristinare un vero campo democratico in cui assumere l’indeterminazione, l’incertezza e la paura, costitutive dell’ontologia umana, per pensare e fondare la libertà. All’interno di una siffatta idea di democrazia sarà quindi possibile riproporre il tema della giustizia e della solidarietà sociale, della giusta proporzione e misura nella retribuzione del lavoro di tutti e della lotta contro ogni tipo di sfruttamento. Solo in una democrazia amata come necessaria alla vita, e all’elaborazione del suo mistero, potranno rinascere il conflitto sociale e persino la lotta di classe.

Archiviato inArticoli
TagsClaudio Bazzocchi neoliberalismo politica sinistra

Articolo precedente

Pd e 5 Stelle, le due crisi che si parlano

Articolo successivo

Tortura, la legge c’è ma non decolla

Claudio Bazzocchi

Articoli correlati

Grecia, a sinistra la fantasia al potere

La versione di Giorgio: modernizzazione senza conflitto e senza popolo

Wokismo e antiwokismo nella politica contemporanea

Senza conflitto non si selezionano le leadership

Dello stesso autore

Le foibe, un’ossessione di estrema destra

Bologna a trenta all’ora

Bonaccini o non Bonaccini? È questo il problema?

La politica contro le catastrofi

Primary Sidebar

Cerca nel sito
Ultimi editoriali
L’eterno ritorno dei “taxi del mare”
Agostino Petrillo    26 Settembre 2023
La versione di Giorgio: modernizzazione senza conflitto e senza popolo
Michele Mezza    25 Settembre 2023
I migranti, i 5 Stelle e il Pd
Rino Genovese    22 Settembre 2023
Ultimi articoli
Bologna, una sentenza molto attuale
Stefania Limiti    29 Settembre 2023
Paradossi nelle elezioni americane
Stefano Rizzo    29 Settembre 2023
Benvenuti a Haiti!
Vittorio Bonanni    29 Settembre 2023
“Insufficiente”. Stellantis licenzia a Mirafiori
Paolo Andruccioli    28 Settembre 2023
Meloni ci ripensa, banche in festa
Paolo Barbieri    27 Settembre 2023
Ultime opinioni
Napolitano, il craxiano del Pci
Rino Genovese    25 Settembre 2023
La violenza giovanile maschile
Stefania Tirini    13 Settembre 2023
Per una scissione nel Pd
Nicola Caprioni*    12 Settembre 2023
Dalla democrazia politica alla democrazia delle emozioni
Massimo Ilardi    7 Settembre 2023
Il bagnasciuga di Giorgia Meloni
Giorgio Graffi    4 Settembre 2023
Ultime analisi
Tutti i progetti portano a Roma
Paolo Andruccioli    28 Luglio 2023
Roma riprende la cura del ferro
Paolo Andruccioli    21 Luglio 2023
Ultime recensioni
“Io capitano” di Garrone
Antonio Tricomi    21 Settembre 2023
L’ultima rivoluzione dell’industria
Paolo Andruccioli    20 Settembre 2023
Ultime interviste
Ecco perché a Brandizzo c’è stata una strage
Paolo Andruccioli    4 Settembre 2023
“La pace è un cammino”
Guido Ruotolo    6 Giugno 2023
Ultimi forum
Welfare, il nuovo contratto sociale
Paolo Andruccioli    4 Maggio 2023
C’era una volta il welfare
Paolo Andruccioli    27 Aprile 2023
Archivio articoli

Footer

Argomenti
5 stelle Agostino Petrillo Aldo Garzia ambiente cgil Cina Claudio Madricardo covid destra elezioni Emmanuel Macron Enrico Letta Europa Francesco Francia Germania Giorgia Meloni governo draghi governo meloni guerra guerra Ucraina Guido Ruotolo immigrazione Italia Joe Biden lavoro Luca Baiada Mario Draghi Michele Mezza Paolo Andruccioli Paolo Barbieri papa partito democratico Pd Riccardo Cristiano Rino Genovese Russia sindacati sinistra Stati Uniti Stefania Limiti Ucraina Unione europea Vittorio Bonanni Vladimir Putin

Copyright © 2023 · terzogiornale spazio politico della Fondazione per la critica sociale | terzogiornale@gmail.com | design di Andrea Mattone | sviluppo web Luca Noale

Utilizziamo cookie o tecnologie simili come specificato nella cookie policy. Cliccando su “Accetto” o continuando la navigazione, accetti l'uso dei cookies.
ACCEPT ALLREJECTCookie settingsAccetto
Manage consent

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Non-necessary
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
ACCETTA E SALVA