Tag: Gran Bretagna
Dopo la Brexit, il Regno Unito a rischio implosione?
Un salario minimo legale ed europeo
Boris Johnson “disumano” con i migranti
Per Londra il caso Assange è chiuso: deve morire
Julian Assange verso l’estradizione negli Stati Uniti?
Eccoci davanti alla triste realtà: la retorica dei diritti umani – spesso piegata come un fuscello e pronta a far da bastone là dove serve ed è utile – proprio nella giornata che celebra i diritti umani, il 10 dicembre, si è infranta contro la persona di Julian Assange. Rinchiuso nel supercarcere londinese di Belmarsh, malato, colpito di recente da ictus, contro di lui l’Alta Corte di Londra ha scritto una pagina di cannibalismo giudiziario, ribaltando la sentenza di primo grado dello scorso gennaio che negava l’estradizione del whistlerblowing chiesta dagli Stati Uniti: ora Assange potrà finire nelle mani dei giudici statunitensi, che non vedono l’ora di vendicarsi di questo personaggio controverso, forse eccentrico ma decisamente una punta di lancia contro i governi che vengono meno al dovere di verità.
Secondo i giudici inglesi, gli Stati Uniti potranno garantire il massimo rispetto per la sua condizione di detenuto: dunque non ci sarebbe ragione di non concedere l’estradizione. L’accusa contro di lui è quella di spionaggio, prevede una pena monstre fino a 175 anni per aver dato libera diffusione a documenti importantissimi e riservatissimi, tra i quali ricordiamo quelle carte del Pentagono che provano come l’impero americano si muova in giro per il mondo, svelando gli incredibili livelli di potere segreto detenuto dagli Stati Uniti e da molti altri governi.
Australia, Regno Unito, Stati Uniti: l’azzardo dei sottomarini
La guerra fredda con la Cina è iniziata
Non è di poco momento ciò che si profila con l’accordo racchiuso nell’acronimo Aukus (Australia, United Kingdom, United States). Mediante la fornitura all’Australia di sottomarini a propulsione nucleare, una nuova Nato va schierandosi tra l’Oceano pacifico e indiano, a un tiro di schioppo dalla Cina. Si può nutrire la più spiccata antipatia per il regime cinese – questo strano pasticcio storico capitalistico-comunista – e riconoscere, tuttavia, che in politica internazionale esso non ha manifestato la minima intenzione bellicosa, nonostante non abbia rinunciato alle rivendicazioni su Taiwan e alcune isolette minori controllate dal Giappone.
È quindi solo una mossa da paesi che cercano scompostamente di sottrarsi al loro declino, quella messa in campo da quest’Occidente ristrettamente anglosassone formato dagli Stati Uniti, da un Regno Unito ripreso, dopo la Brexit, dalla tradizionale subalternità filoamericana e dal suo avamposto nell’indopacifico facente parte del Commonwealth (gli australiani sono tuttora sudditi di sua maestà britannica). Per quanto riguarda gli Stati Uniti, si potrebbe dire: appena chiusa una bestialità – con l’ammissione ufficiale dell’assassinio di dieci civili, tra cui sette bambini, scambiati per terroristi in Afghanistan e colpiti con un drone il 29 agosto scorso –, se ne intraprende un’altra.