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Zuppi, dalla parte degli “ultimi”
Fine vita, il centrosinistra vota compatto
“Dolce morte”: ora tutto dipende dal parlamento
La Consulta ha giudicato inammissibile il referendum sull’eutanasia perché “non tutela la vita”, come trapelato ieri in una nota dell’ufficio stampa e comunicazione, in attesa che la sentenza venga depositata a giorni. Non era scontato, anzi. In moltissimi si aspettavano che venisse data la parola ai cittadini che, secondo i sondaggi, sarebbero a maggioranza a favore della “dolce morte”. Invece sembra chiudersi qui il tentativo di rendere giustizia ai tanti che soffrono senza possibilità di guarigione né di futuro, e che spesso non sono in grado di porre autonomamente fine alla propria vita, prigionieri del proprio corpo inerme.
Con questa sentenza, la Corte costituzionale ha voluto sottolineare l’importanza, a cui si rifà anche se non esplicitamente la nostra Costituzione, della tutela della vita umana, con particolare riferimento alle persone deboli o cagionevoli. Ma in questo caso sono proprio i più vulnerabili a non avere il diritto di essere ascoltati. Ci sarebbe da chiedersi che tutela sia quella destinata a chi affronta una vita senza dignità, una non-vita, quel tipo di “esistenza” che nessuna persona sana può capire fino in fondo, ma che è fortemente respinta da chi soffre, superando lo stesso fortissimo istinto di sopravvivenza.
Diritto alla buona morte
Sul “fine vita” e l’io sovrano
Fine vita, la Spagna dei diritti che fa invidia
Paese ormai pienamente laico e civile. Dopo i matrimoni gay in vigore ormai da anni, la legalizzazione dell’aborto e il divorzio breve, in Spagna arriva la legge che regolamenta l’eutanasia. Ieri è stata infatti approvata dal parlamento iberico la normativa che dovrà regolare l’eutanasia e le modalità di fine vita. Il testo iniziale era stato proposto dal Partito socialista. La ratifica definitiva è giunta in Senato: 202 voti favorevoli, 141 contrari, 2 astenuti. La legge stabilisce che le persone con una malattia grave e incurabile possano beneficiare dell’eutanasia. Per quattro volte verrà chiesto loro il consenso e si esamineranno le analisi mediche. La richiesta del fine vita dovrà essere esaminata e accolta in via finale da una commissione esaminatrice, in seguito il paziente dovrà dare il suo ultimo consenso.
Come mai in Spagna si può e in Italia no? Il nodo che spiega sta nella particolare transizione democratica seguita alla morte del caudillo Francisco Franco nel 1975, lenta e difficile come quella italiana seguita al fascismo ma con il tempo più profonda. Sul mondo cattolico spagnolo pesava il ruolo avuto nella “guerra civile” (1936-1939) tutto ripiegato nell’ufficialità fascistizzante che si contrapponeva a una sinistra repubblicana. La Chiesa era identificata con il regime. Poi, nel 1981, arrivò il tentativo di golpe del colonnello Tejero: occupazione del Congresso dei deputati, ore di terrore in tutto il paese.