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La pandemia e i suoi interrogativi
In balia della pandemia
Mettere a punto nuovi vaccini: una svolta politica prima che sanitaria
Si annuncia non una nuova ondata, ma una pandemia diversa per quantità e qualità, che impone una nuova generazione di vaccini, e soprattutto una strategia pressante territorialmente ed efficace tecnologicamente. Siamo al nuovo tornante di un cammino che si allunga a ogni piè sospinto. L’estate, moltiplicando i contatti interpersonali e ampliando le occasioni di promiscuità ovunque, ha mostrato con sufficiente chiarezza quale sia la natura del fenomeno che abbiamo dinanzi.
Il Covid-19 non è un virus che segue le cadenze e il destino di tutti quelli che lo hanno preceduto, per il semplice fatto che agisce in un contesto e con un ospite – l’essere umano – che all’alba del secondo decennio del secondo millennio non assomiglia minimamente a quelli che lo hanno preceduto. Sono anzitutto radicalmente mutate le caratteristiche socio-ambientali, dato che la comunità umana attuale è caratterizzata da comportamenti, mobilità, ambizioni e desideri assolutamente diversi anche da quanto contrassegnava il pianeta nel corso della spagnola, solo un secolo fa. Poi dobbiamo constatare che l’ecosistema è del tutto diverso, con un quadro di presidi naturali sguarniti e di vulnerabilità, come i contatti con animali selvatici, che ci rendono più vulnerabili.
Governo, contro il Covid senza bussola
Contro il virus anzitutto la verità, poi una rifondazione del welfare
Andrea Crisanti, l’eretico di Padova
“Non ci voglio credere e mi sembra assurdo. È dai tempi di Galileo che una procura non si occupa di giudicare un articolo scientifico”. È stato questo il commento di Andrea Crisanti alla notizia che l’azienda sanitaria della Regione Veneto lo aveva querelato per diffamazione, a causa delle sue riserve sull’uso disinvolto dei tamponi rapidi da parte di quell’amministrazione locale.
In effetti è davvero singolare che lo scienziato sia messo sotto accusa per una valutazione tecnica proprio dalla regione Veneto, dopo la prova straordinaria che aveva dato, nella fase più terribile della prima ondata della pandemia, in quei tragici giorni di fine febbraio dell’anno scorso, quando fra Lombardia e Veneto si scatenava l’inferno, con il virus che correva e nessuno ci capiva niente; mentre proprio l’equipe di Crisanti, a Vo’ Euganeo, riusciva a frenare il contagio, riducendone l’impatto devastante che invece si ebbe a qualche centinaio di chilometri, in Lombardia, nella zona di Codogno. Paradossale ma non sorprendente. Lo staff di Zaia, il doge del Veneto, aveva cominciato da subito a diffidare di questo microbiologo appena arrivato al vertice del reparto malattie infettive di Padova, con un lungo curriculum scientifico maturato interamente all’estero, e che oggi ancora si divide tra la cattedra di microbiologia dell’università padovana e l’Imperial College di Londra. Crisanti si era mosso da subito in maniera non convenzionale.