• Skip to primary navigation
  • Skip to main content
  • Skip to primary sidebar
  • Skip to footer

Giornale politico della fondazione per la critica sociale

  • Home
  • Chi siamo
  • Privacy Policy
  • Accedi
Home » Articoli » Tra Mercosur e Unione europea, un accordo da ratificare

Tra Mercosur e Unione europea, un accordo da ratificare

Il trattato è in "stand by" a causa della poca attenzione, lamentata da più Paesi, alle questioni ambientali e indigene da parte del Brasile. Ma con Lula le cose potrebbero cambiare

15 Novembre 2022 Ludovica Costantini  588

Europa e America latina hanno un legame storicamente radicato, che oggi si sviluppa attraverso una importante rete commerciale tra le economie del vecchio continente e i singoli Paesi latinoamericani. Una serie di trattati regola questi rapporti, come l’accordo multilaterale dei Paesi europei con il Perù e la Colombia, o come quello tra Unione europea e Mercosur. L’Unione europea e i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay), dopo circa vent’anni di negoziati, nel 2019, hanno raggiunto un accordo commerciale, che però non è mai stato ratificato.

Come si legge sul sito della Commissione europea, l’Unione è a oggi il partner commerciale e d’investimento numero uno del Mercosur: le esportazioni verso i Paesi del Mercosur sono state di 45 miliardi di euro in beni nel 2021, e di 17 miliardi di euro in servizi nel 2020. L’Unione europea è, in generale, il più grande investitore estero nel Mercosur, con 330 miliardi di euro nel 2020. L’obiettivo dell’accordo è dunque di aumentare gli scambi bilaterali, riducendo le barriere commerciali e ponendo una particolare attenzione alle piccole e medie imprese, creando al contempo norme più stringenti in materia di investimenti e concorrenza, e promuovendo ideali comuni, come lo sviluppo sostenibile, la sicurezza alimentare e l’estensione dei diritti sociali.

Con l’entrata in vigore dell’accordo, le esportazioni europee verso il Mercosur beneficerebbero della rimozione dei dazi doganali sul 91% dei beni; mentre il mercato europeo eliminerebbe le tariffe sul 92 % dei beni importati dai Paesi del Mercosur, mantenendo tuttavia contingenti tariffari per i prodotti agricoli considerati sensibili.

L’accordo è però in stand by dal momento del suo raggiungimento, poiché diversi Paesi – come Francia e Germania – rifiutano di ratificarlo: questa presa di posizione è essenzialmente una risposta dei governi alle richieste delle Ong e dei gruppi di pressione ambientalisti. L’accordo viene criticato per avere trascurato gli standard di salvaguardia ambientale e la protezione delle popolazioni indigene in Brasile. D’altronde, già nel dicembre 2020, circa 120 organizzazioni della società civile brasiliana hanno definito l’accordo come un vero “disastro asimmetrico, che mira a riprodurre la logica coloniale dei fornitori perpetui di materie prime e degli importatori di beni industriali”. Il 15 marzo 2021, la rete internazionale “Stop Eu-Mercosur”, di cui fanno parte circa 450 organizzazioni dell’Unione europea e del Sud America, ha invitato pubblicamente i propri governi a interrompere l’accordo.

Oltre a questo, a livello politico e istituzionale, ha influito sulla mancata ratifica dell’accordo l’elezione a presidente del Brasile di Jair Bolsonaro, che si è opposto alle richieste di una maggiore attenzione al mutamento climatico, e a mettere in atto politiche in grado di preservare la foresta amazzonica. Oggi, però, dopo il risultato elettorale di ottobre, la vittoria di Lula può riaprire la partita.

Il neoeletto presidente brasiliano ha infatti espresso delle posizioni molto più moderate e aperte al dialogo rispetto al suo predecessore: già in campagna elettorale, ha dichiarato di volere riallacciare i rapporti con Bruxelles, a condizione che l’accordo sia rivisto, in un’ottica di protezione dell’industria del Paese, e di crescita della qualità dell’export brasiliano. Il Brasile, infatti, è uno storico esportatore di materie prime; ma relegarlo in questo ruolo implicherebbe un export con minimo valore aggiunto, che non porterebbe a un’effettiva crescita economica, e ridurrebbe le possibilità di sviluppo industriale. Nel discorso della vittoria, domenica 30 ottobre, Lula ha sostenuto di volere “riprendere le relazioni con gli Stati Uniti e l’Unione europea su nuove basi”, e che non è interessato ad accordi commerciali che condannino il Brasile a essere un eterno fornitore di materie prime.

“Non vedo l’ora di lavorare con voi per affrontare le sfide globali urgenti, dalla sicurezza alimentare al commercio e ai cambiamenti climatici”, ha twittato, lunedì 31 ottobre, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a Lula. Nelle parole della presidente, si coglie la consapevolezza europea di doversi ritagliare un nuovo spazio nel commercio latinoamericano, sia per diversificare il suo import-export, allontanandosi dalla Russia e dalla Cina, sia per non perdere un partner storico con cui si hanno legami anche culturali. Nel luglio di quest’anno, infatti, Cina e Uruguay hanno annunciato negoziati concreti per un accordo commerciale bilaterale completo. Questa mossa potrebbe attirare eventualmente il Brasile in un più ampio accordo commerciale Cina-Mercosur, assicurando al Paese asiatico importanti forniture di prodotti agricoli in America latina e l’apertura di un nuovo enorme mercato, e soprattutto ponendolo in una posizione di vantaggio in termini di influenza geopolitica. Se l’accordo di associazione Ue-Mercosur fosse ratificato con successo, invece, la dinamica della politica di potenza sarebbe rovesciata, poiché l’Unione godrebbe di accordi che disciplinano le relazioni commerciali con quasi tutta l’America latina e i Caraibi (a eccezione di Bolivia, Cuba e Venezuela).

La vittoria di Lula non fornisce a Bruxelles la certezza di passi avanti nell’accordo, ma lascia quantomeno uno spazio al dialogo istituzionale: il nuovo presidente si è detto intenzionato a rispettare gli standard ambientali di preservazione e protezione della foresta amazzonica e delle popolazioni indigene che la abitano, rispondendo così alle critiche mosse da Francia e Germania. Nonostante il Brasile avverta la necessità di un maggiore sviluppo industriale, con Lula c’è la possibilità di lavorare sull’accordo e di arrivare alla sua ratifica.

Archiviato inAmerica latina Articoli Dossier
Tagsaccordo Brasile Ludovica Costantini Lula da Silva Mercosur Unione europea

Articolo precedente

E il Pd?

Articolo successivo

Il genere a scuola

Ludovica Costantini

Articoli correlati

I Brics verso l’allargamento

El Salvador, allarme diritti umani

La lezione di Brasilia

Foresta amazzonica: Lula e Petro uniti nella lotta

Dello stesso autore

El Salvador, allarme diritti umani

Paraguay ancora “colorado”

L’Honduras abbandona Taiwan per la Cina

Cile, la parabola di un presidente

Primary Sidebar

Cerca nel sito
Ultimi editoriali
Caso Regeni a una svolta?
Rino Genovese    28 Settembre 2023
L’eterno ritorno dei “taxi del mare”
Agostino Petrillo    26 Settembre 2023
La versione di Giorgio: modernizzazione senza conflitto e senza popolo
Michele Mezza    25 Settembre 2023
Ultimi articoli
Bologna, una sentenza molto attuale
Stefania Limiti    29 Settembre 2023
Paradossi nelle elezioni americane
Stefano Rizzo    29 Settembre 2023
Benvenuti a Haiti!
Vittorio Bonanni    29 Settembre 2023
“Insufficiente”. Stellantis licenzia a Mirafiori
Paolo Andruccioli    28 Settembre 2023
Meloni ci ripensa, banche in festa
Paolo Barbieri    27 Settembre 2023
Ultime opinioni
Napolitano, il craxiano del Pci
Rino Genovese    25 Settembre 2023
La violenza giovanile maschile
Stefania Tirini    13 Settembre 2023
Per una scissione nel Pd
Nicola Caprioni*    12 Settembre 2023
Dalla democrazia politica alla democrazia delle emozioni
Massimo Ilardi    7 Settembre 2023
Il bagnasciuga di Giorgia Meloni
Giorgio Graffi    4 Settembre 2023
Ultime analisi
Tutti i progetti portano a Roma
Paolo Andruccioli    28 Luglio 2023
Roma riprende la cura del ferro
Paolo Andruccioli    21 Luglio 2023
Ultime recensioni
“Storia dei razzismi” di Renato Foschi
Rino Genovese    2 Ottobre 2023
“Io capitano” di Garrone
Antonio Tricomi    21 Settembre 2023
Ultime interviste
Ecco perché a Brandizzo c’è stata una strage
Paolo Andruccioli    4 Settembre 2023
“La pace è un cammino”
Guido Ruotolo    6 Giugno 2023
Ultimi forum
Welfare, il nuovo contratto sociale
Paolo Andruccioli    4 Maggio 2023
C’era una volta il welfare
Paolo Andruccioli    27 Aprile 2023
Archivio articoli

Footer

Argomenti
5 stelle Agostino Petrillo Aldo Garzia ambiente cgil Cina Claudio Madricardo covid destra elezioni Emmanuel Macron Enrico Letta Europa Francesco Francia Germania Giorgia Meloni governo draghi governo meloni guerra guerra Ucraina Guido Ruotolo immigrazione Italia Joe Biden lavoro Luca Baiada Mario Draghi Michele Mezza Paolo Andruccioli Paolo Barbieri papa partito democratico Pd Riccardo Cristiano Rino Genovese Russia sindacati sinistra Stati Uniti Stefania Limiti Ucraina Unione europea Vittorio Bonanni Vladimir Putin

Copyright © 2023 · terzogiornale spazio politico della Fondazione per la critica sociale | terzogiornale@gmail.com | design di Andrea Mattone | sviluppo web Luca Noale

Utilizziamo cookie o tecnologie simili come specificato nella cookie policy. Cliccando su “Accetto” o continuando la navigazione, accetti l'uso dei cookies.
ACCEPT ALLREJECTCookie settingsAccetto
Manage consent

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Non-necessary
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
ACCETTA E SALVA