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Rider, un accordo che sarà di esempio

Entro la fine dell’anno quattromila ciclofattorini saranno assunti con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Un traguardo importante per i sindacati, paragonabile a quelli contenuti nella storia ultracentenaria del movimento dei lavoratori

30 Marzo 2021 Piero Masacci  894

“Si può fare!”. La famosa frase di Gene Wilder, nei panni dell’indimenticabile dottor Frankenstein, stavolta si può applicare anche a una notizia sindacale. Quattromila rider saranno assunti con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato entro l’anno. Lo prevede l’accordo aziendale sottoscritto da Just Eat e dai sindacati Cgil, Cisl e Uil con le rispettive categorie dei precari e della logistica. La novità, oltre al contratto in sé per una categoria storicamente senza regole, sta anche nel fatto che alla trattativa e alla firma hanno partecipato alcune associazioni aderenti alla rete Riders X i Diritti.

Per la Cgil e le altre sigle sindacali si tratta comunque di un risultato che restituisce dignità e diritti a lavoratori che si è voluto camuffare sotto la rappresentazione mediatica di liberi professionisti, o comunque lavoratori autonomi per scelta. In realtà il contratto è frutto di un lavoro che era cominciato da qualche anno, come spiegano i dirigenti del Nidil Cgil, il sindacato degli “atipici”. Un traguardo che si è voluto tagliare proprio perché il lavoro subordinato non garantisce solo un salario fisso mensile ma tantissimi diritti, come ha spiegato in questi giorni Silvia Simoncini, segretaria nazionale Nidil Cgil: maternità/paternità, il pagamento in caso di malattia, di eventuali infortuni, le ferie, i permessi, lavoro supplementare, straordinario, festivo e notturno, rimborso spese per uso del mezzo proprio, dispositivi di protezione adeguati anche in riferimento al momento pandemico, diritti sindacali. Oggettivamente, un enorme salto di qualità.

Anche i protagonisti diretti, i rider, sono d’accordo. “Abbiamo lottato per anni per raggiungere questo traguardo, ha dichiarato Angelo Avelli (Riders per i diritti/Deliverance di Milano). Un traguardo sotto il segno della contrattazione.

Per i sindacati dei trasporti e della logistica, il risultato raggiunto travalica anche i confini nazionali per due ordini di ragioni: da una parte, per la tendenza continua agli scambi internazionali che espongono continuamente a vari scossoni il complesso sistema della logistica e indirettamente, quindi, anche quello delle consegne a domicilio; dall’altra, perché il contratto di assunzione dei rider italiani può essere un importante esempio per i lavoratori e le lavoratrici dello stesso settore che operano in altri paesi europei.

L’altro messaggio contenuto in questa notizia riguarda il ruolo del sindacato e, in generale, della contrattazione. Finalmente si cominciano a ottenere risultati importanti in settori dove sembrava fosse impossibile avviare esperienze non diciamo simili, ma quantomeno paragonabili a quelle contenute nella storia ultracentenaria del movimento dei lavoratori. Da un certo momento in poi, con il passaggio del secolo, si era evidenziata una vera e propria frattura storica tra il prima e il dopo. Il sindacato era stato accusato di isolarsi dalla società reale per dedicarsi solo alla difesa di una parte della classe operaia e impiegatizia. Ora ci si sporca le mani con la trasformazione in corso, mentre tornano alla ribalta questioni e tematiche che sembravano seppellite per sempre negli archivi e nelle biblioteche. Una delle questioni riguarda, per esempio, la solidarietà che in queste ultime mobilitazioni (Amazon, rider, sciopero della logistica, trasporti locali, ecc.) si è manifestata in forme totalmente nuove rispetto al passato. Forse avremo modo di rivedere fili che si erano spezzati, e ora si riallacciano, tra lavoratori e lavoratrici di settori diversi e tra lavoratori e cittadini consumatori.

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