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I cattolici alle elezioni

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Perché votare è importante, nonostante tutto

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Rivoluzione luxemburghiana?

A Colombo, nello Sri Lanka, qualche settimana fa una folla pacifica ma determinata, come si è potuto vedere dalle immagini televisive, si è riversata nel palazzo del potere. Il presidente Rajapaksa era fuggito con tutto il suo clan. A vincere la partita, dopo mesi di manifestazioni e di proteste, è stato un movimento di massa privo di leader, secondo quella che – con una certa forzatura, d’accordo – si potrebbe definire una rivoluzione luxemburghiana. La concezione di Rosa Luxemburg era caratterizzata infatti dall’idea di una “spontaneità delle masse” che, a un certo punto, dinanzi a un crollo dell’economia, avrebbe dato vita a un processo rivoluzionario.

Ora – fatte le debite proporzioni, e considerando che quella dello Sri Lanka è semmai una rivoluzione politica, cioè un cambio di regime in senso democratico, e non una rivoluzione sociale come quella immaginata da Rosa – è proprio l’elemento della “spontaneità”, ossia il contrario di qualsiasi direzione esercitata da un’avanguardia organizzata, che balza agli occhi negli avvenimenti dello Sri Lanka. Qualcosa di analogo al rovesciamento di Ben Ali in Tunisia nel 2011. O alla lunga, e alla fine sventurata, vicenda che cominciò in quello stesso anno in Egitto. Con la differenza, per nulla secondaria, che in quei Paesi dell’Africa del Nord erano al comando da decenni delle dittature vere e proprie, mentre nello Sri Lanka il presidente, secondo una qualche forma di democrazia, era stato eletto nel 2019.