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Chi si rivede? Il disegno di legge Zan
Il disegno di legge Zan riprende il suo iter interrotto a luglio con la novità che ci sarà una mediazione, annunciata dal segretario del Pd Enrico Letta, che ha affidato al padre della legge – Alessandro Zan – di avviare un’esplorazione con le altre forze politiche al fine di cercare un’intesa per l’approvazione del testo. La legge deve essere portata a casa, pur se con alcune modifiche definite da Letta “non sostanziali”. L’obiettivo è riprendere il dialogo con Italia viva e arrivare a un compromesso anche con Forza Italia, e farlo in tempi record.
La deadline è per domani, mercoledì, giornata in cui il disegno di legge verrà discusso in aula al Senato, dove Lega e Fratelli d’Italia sarebbero intenzionati a presentare due proposte “tagliola” che affosserebbero definitivamente la legge, non facendo passare all’esame dell’aula gli articoli del provvedimento. Zan, insieme alla capogruppo Pd a Palazzo Madama, Simona Malpezzi, stanno in queste ore portando avanti una consultazione tra le forze politiche volta a scongiurare questo atteggiamento ostruzionistico.
Omotransfobia, in parlamento e in spiaggia
Il Paese sperimenta direttamente cosa voglia dire omotransfobia proprio quando il disegno di legge Zan, ora in discussione generale nell’aula del Senato, probabilmente dovrà attendere settembre per poter proseguire nel suo contrastato iter. Non che siano rari gli episodi di aggressioni anche violente verso chi appartiene alla comunità Lgbt, ma nel caso specifico il combinarsi della discussione sulla legge Zan, con tutte le polemiche del caso, e la divulgazione tramite social di un video che stigmatizza un caso di omotransfobia, permette di mettere ancora meglio a fuoco il contenuto reale del disegno di legge presentato dall’esponente del Partito democratico. Si tratta infatti del classico episodio di discriminazione sessuale ai danni di due ragazze lesbiche “ree” di non aver nascosto il proprio orientamento. Un caso per il quale, se la legge Zan venisse approvata così com’è, gli aggressori verrebbero giudicati con le aggravanti previste per gli atti di discriminazione basati sull’orientamento sessuale.