Lo shopping immobiliare, decine di grandi palazzi che passano in mani private per diventare alberghi o residenze di lusso, e, in certi casi, sono opere storiche come la Rotonda del Brunelleschi, gioiello quattrocentesco. Era il 2015 quando L’Unesco lanciò l’allarme su Firenze. Tramite l’Icomos (International Council on Monuments and Sites), il consiglio internazionale per la tutela dei siti, venne trasmesso al Comune, nel maggio dello stesso anno, un avvertimento con richiesta di spiegazioni. Firenze era sotto osservazione. Un segnale era arrivato.
Da una parte, l’invito a varare un piano di gestione capace di affrontare il tema dell’arrembaggio del turismo con strategie migliori. Dall’altra, l’allarme sulle opere e sul rischio di snaturare, con cessioni e piani urbanistici, un centro storico ritenuto dall’Unesco un’“unica realizzazione artistica”. E poi i palazzi del centro storico in vendita con possibili cambi di destinazione d’uso, tredici grandi edifici storici sul mercato e trasformazioni in vista su duecentomila metri quadrati.
Tomaso Montanari, all’epoca docente di Storia dell’arte moderna all’Università di Napoli, editorialista e blogger, rispose e prese posizione sul richiamo dell’Unesco. Temeva che Firenze potesse subire la sorte di Venezia, cioè una progressiva espulsione dei residenti, una irreversibile trasformazione in lussuoso parco a tema del passato. Una tendenza che si è consolidata nel corso degli anni.
Il rimedio non è certo fermare il turismo, ma governarlo. Trasformare i monumenti storici in alberghi di lusso era, ed è, una tendenza nazionale: pericolosissima dopo che lo “Sblocca Italia” (per opera di Renzi) ha estromesso il ministero dei Beni culturali dalla scelta degli immobili da alienare. L’articolo 26 del decreto stabilisce che ciascuno degli 8.057 Comuni italiani possa presentare un proprio progetto per cambiare destinazione agli immobili non utilizzati appartenenti al demanio dello Stato. Così una caserma potrà diventare un centro commerciale, una biblioteca trasformarsi in albergo, una vecchia manifattura tramutarsi in un condominio di lusso. E non basta: questa variante urbanistica dà diritto al demanio di vendere, dare in concessione o cedere il diritto di superficie di quell’immobile o complesso immobiliare. E allora, che cos’hanno da guadagnarci i Comuni? Una taglia. Proprio così: il comma 8 prevede, infatti, un compenso per i sensali della svendita del patrimonio pubblico.
Montanari, oggi rettore dell’Università per stranieri di Siena, animato da lucida passione, continua la sua battaglia. È autore dello splendido saggio Se amore guarda. Un’educazione sentimentale al patrimonio culturale, che approfondisce il tema dell’importanza dell’arte, della storia dell’arte e del patrimonio culturale e della capacità che può avere l’arte di rimettere in connessione le persone con la parte più intima della nostra anima individuale e collettiva. Oggi ha dato vita all’Associazione 11 agosto (giorno della liberazione della città dal nazifascismo) come completamento etico di un sentire comune, con l’intenzione di prendersi cura di ogni singola persona, a cominciare da chi sta più in basso. L’Associazione si rivolge ai cittadini, a chi non vota da tempo, alle persone, prima ancora che alla politica. Vuole essere un luogo di incontro per le tante realtà che hanno idee non dissimili ma sono frammentate. È un’associazione laica. Ma don Milani e La Pira ne sono i fari, e don Alessandro Santoro uno dei soci fondatori.
Firenze è oppressa da un sistema di potere incapace di costruire giustizia, uguaglianza e partecipazione, solo un movimento collettivo può aiutare la città a “sortirne insieme”: così don Milani vedeva la politica. Montanari continuerà a fare il rettore e a fare politica mettendosi al servizio, proponendosi come ricucitore fra diverse anime. Sostiene che è arrivato il momento di creare ponti, di tessere trame. È il momento di liberare Firenze da quel sentimento tragico chiamato indifferenza. Tutta la Toscana sta passando alla destra: non tanto per la frammentazione della sinistra, quanto piuttosto perché il Pd toscano è un sistema di potere, che non avverte (e non accoglie) in alcun modo il vento di cambiamento. Il diritto di voto fu conquistato a caro prezzo dalla Resistenza: è impensabile non andare a votare. Ma ci vuole qualcosa da votare.
Nel dibattito devono avere un posto privilegiato gli attori sociali, i cittadini di un luogo, che si interrogano su ciò che vogliono per sé e per i propri figli, prendendo in considerazione le finalità che trascendono gli interessi economici immediati.
“Le città si salvano abitandole. Conoscendole in ogni loro chiassetto, piazza, sasso. Se le abiti, le percorri, le attraversi da mattina a sera, le incontri come una persona cara. Chiami per nome ogni ponte, giardino, strada, teatro. Se conosci, riconosci. E per prendersi cura di qualcosa o qualcuno occorre discernere. La città abitata entra nei lessici familiari, diventa luogo dell’anima, profilo della memoria. Diventa casa sicura dove crescere, esprimersi, edificare. La città è un diritto e un dovere. È quel luogo dove farsi cittadini e cittadine, con le stesse possibilità e consapevoli di avere uno spazio comune da vivere, rispettare, costruire. La città è una scelta, un progetto. È aderenza. Abitare è un profondo atto d’amore, di libertà e democrazia. Firenze deve essere abitata da tutti i cittadini e le cittadine in pari dignità sociale e senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Per questo Firenze da abitare è la città giusta, per tutti e per ciascuna”. Sono parole di Sandra Gesualdi, giornalista e coordinatrice editoriale, socia fondatrice dell’Associazione 11 agosto.
Il primo evento dell’Associazione è sabato 10 febbraio, al Teatro Puccini di Firenze, dalle 16.30 alle 20. Un cammino comune, per cambiare la città nella direzione del progetto della Costituzione.