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Home » Articoli » Russia, le proteste contro la guerra

Russia, le proteste contro la guerra

A colloquio con il giornalista e attivista Denis Bilunov sul giro di vite imposto da Putin

10 Marzo 2022 Giancarlo Castelli  813

Alla fine il bilancio degli arresti si è fermato a 5267 persone. Almeno fino alle ore 15,54 locali (le 13,54 in Italia) di domenica 6 marzo 2022. Il conto, aggiornato in tempo reale, delle persone fermate domenica scorsa, in quattro città della Russia, per le manifestazioni contro la guerra (l’appello a scendere in piazza era stato inviato dal carcere da Aleksej Naval’ni, il politico-blogger-avvocato-imprenditore arrestato nel gennaio 2021, condannato a tre anni e mezzo per un cumulo di reati e per aver contravvenuto all’obbligo di firma) è ancora leggibile sul sito di ovdinfo.org, la Ong russa che da anni fa un lavoro a dir poco spettacolare sul monitoraggio riguardante diritti umani e arresti legati alla libertà di manifestazione e di espressione. L’organizzazione ovdinfo.org è stata inserita da poco nella lista degli inoagenty, gli “agenti stranieri” dal ministero della Giustizia russo, e limitata per questo nelle sue attività (ma domenica è stata puntuale con i suoi bollettini sempre aggiornatissimi).

Il fondamentale servizio di ovdinfo.org – a leggere la sua pagina web durante ogni manifestazione – lascia di stucco: non solo aggiorna minuto per minuto il numero dei fermi di polizia ma, man mano, pubblica nomi e cognomi degli arrestati (presumibilmente col loro consenso), numero di cellulare per contattarli (spesso la polizia russa, anche in stato di fermo, non sequestra i telefonini), il nome dell’avvocato e persino il commissariato di polizia, distretto per distretto, città per città, dove le persone vengono condotte. Un lavoro pazzesco, grazie all’intervento di parlamentari e consiglieri comunali che si attivano in queste occasioni. “Abbiamo fortunatamente alcuni politici eletti nella Duma o nei consigli locali vicini all’opposizione che danno una mano in questo senso – spiega Denis Bilunov, attivista, sociologo, fondatore del gruppo di opposizione “Solidarnost” e giornalista di “The Insider”, una delle testate più attive nel denunciare le azioni più o meno lecite di Putin –, grazie a loro, si può avere accesso ai commissariati sul rispetto dei diritti umani nei confronti delle persone fermate”.

Le proteste di questi giorni e di domenica 6 marzo contro la guerra in Ucraina – spiega il giornalista – non si discostano poi molto dalle manifestazioni oceaniche del 2011-2012 contro gli allora presunti brogli elettorali. Proteste per le quali Bilunov è stato arrestato più volte. “In fondo si può dire che quelle persone, che in genere rappresentano l’intellighenzia russa, siano scese in piazza anche stavolta – dice Bilunov –, e si dice che gran parte delle persone che protestano facciano parte quasi di un’élite culturale. In parte può essere vero. Ma in questi ultimi tempi si è assistito a un nuovo fenomeno: non solo la partecipazione di adolescenti che, come in tutte le parti del mondo, spesso scendono in piazza magari solo per una genuina voglia di libertà. È cambiata in qualche caso anche la modalità delle proteste. Molti di loro non hanno paura di affrontare la polizia e non evitano neppure lo scontro fisico”.

Va detto, infatti, che in Russia le proteste vengono svolte, in genere, in maniera quasi “gandhiana”, al massimo con la resistenza passiva, ma praticamente mai con gli scontri di piazza come accade in Italia o in Europa. “Anche la polizia si è più radicalizzata, forse a causa del clima da guerra” – continua il giornalista –, “alcune ragazze sono state picchiate, si parla anche di casi di tortura in stato di fermo. Ci sono stati poliziotti che hanno minacciato persino di uccidere perché ‘tanto Putin è con noi’. C’è stata una recrudescenza di violenza”.

Ha molto impressionato il video girato da una giornalista russa, Ana Vasilieva del “Kommersant”, in cui si vedono alcuni Omon, la polizia anti-sommossa, fermare alcuni ragazzi giovanissimi e sequestrare i loro cellulari per controllare se ci fossero messaggi politici contro la guerra. Ora, col giro di vite deciso dal Cremlino nei confronti di chi critica “l’operazione militare speciale in Ucraina” (fino a quindici anni di carcere) anche chi manifesta in piazza, fino a ieri al massimo passibile di una multa da venti euro e il rilascio quasi immediato, rischia molto di più. “A me spesso hanno fatto multe per manifestazioni non autorizzate di pochi rubli – dice Bilunov –, quasi una cavolata. Ora le multe sono più che quintuplicate, e la trasformazione da semplice fermo in arresto vero e proprio diventerà più frequente”.

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TagsDenis Bilunov Giancarlo Castelli guerra manifestazioni Navalny opposizione Russia

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