• Skip to primary navigation
  • Skip to main content
  • Skip to primary sidebar
  • Skip to footer

Giornale politico della fondazione per la critica sociale

  • Home
  • Chi siamo
  • Privacy Policy
  • Accedi
Home » Editoriale » La trave della Rai, la pagliuzza del rapper

La trave della Rai, la pagliuzza del rapper

4 Maggio 2021 Aldo Garzia  546

Il dibattito di questi giorni sulla Rai è ripetitivo, noioso, irritante. Comunque, merito del rapper Fedez averlo riaperto con abilità mediatica rifiutando il controllo su quello che avrebbe detto durante la sua esibizione al concertone del Primo maggio. Si riscopre così il tema della troppa politica nella più grande industria culturale italiana, di cui è editore il parlamento.

Non è affatto una sorpresa. Finanche la stagione della lottizzazione ha perso il suo sapore di democratizzazione delle logiche Rai (si aprivano in quel modo spazi anche sul versante di sinistra dopo decenni di monocultura democristiana). Oggi c’è uno status quo dove la crisi della politica produce perfino la fine delle “aree” di influenza. È la mediocrità a farla da padrone. Infatti, i partiti – nel bene e nel male come centri di orientamento culturale – non esistono quasi più e non ci sono più nobili firme di riferimento (alla Biagio Agnes o alla Angelo Guglielmi). La nomina del Consiglio di amministrazione (Cda) dell’azienda – anche con la riforma del 2015 – resta affare della politica (Camera e Senato nominano quattro consiglieri, il governo ne nomina due tramite il ministero del Tesoro, un consigliere spetta all’assemblea dei dipendenti). Quasi tutti si sono dimenticati della necessaria, tante volte annunciata e rinviata, riforma della Rai che è divenuta una litania da riscoprire solo quando esplode un caso come quello di Fedez.

In queste settimane c’è intanto agitazione nelle stanze Rai di viale Mazzini e nei palazzi della politica. Bisogna, entro l’estate, rinnovare il Cda e i vertici aziendali, oltre a direzioni varie. Sui giornali circolano i nomi dei papabili (Ferruccio de Bortoli presidente Rai?). Pare che un dossier sulla questione sia arrivato sul tavolo del premier Mario Draghi. È assai probabile che venga usato il solito bilancino nelle scelte tra correnti e correntine. Tutto questo mentre molti commentatori invocano l’imparzialità del servizio pubblico e la sua autonomia. In molti casi, sono gli stessi che hanno condiviso per anni – chi più e chi meno – quote di potere e di influenza nella Rai. Molta ipocrisia sui giornali e nei commenti, dunque.

A nessuno viene in mente di dire una banale verità: la Rai appare attualmente irriformabile come l’Unione sovietica ai tempi di Mikhail Gorbaciov. Non è riformabile senza uno scossone che non si sa da dove e da chi possa venire. Nessuno, per esempio, si ricorda del “Piano” che recava la firma di Carlo Verdelli, diventato poi per un periodo direttore di Repubblica, che nel 2015 fu nominato direttore editoriale dell’Offerta comunicativa della Rai. Due anni dopo si dimise per la bocciatura del suo progetto di ristrutturazione (bocciatura senza nemmeno il coraggio di un voto nel Cda del servizio pubblico, bastò l’opposizione delle varie lobby). Tutto è raccontato da Verdelli stesso nel libro Roma non perdona. Come la politica si è ripresa la Rai (Feltrinelli, 2019). Cosa conteneva quel Piano di 83 cartelle? Scelte di buon senso: evitare sovrapposizioni tra i Tg, rapida digitalizzazione come scelta strategica, riunificazione delle risorse specializzando le tre principali reti televisive, taglio dei doppioni delle sedi di corrispondenza all’estero, occhiolino al modello della Bbc britannica, eccetera eccetera. Vinse, al contrario, la logica del servizio pubblico: lasciare tutto com’è, perché – secondo un detto in voga a viale Mazzini – “i consiglieri del Cda passano (come i partiti di governo) ma la Rai resta”. Quindi, grandi promesse di intervento nel futuro, niente da toccare nell’immediato. Meglio rinviare secondo una logica democristiana che ha contagiato la sinistra. Una logica, quest’ultima, che ha infettato finanche i 5 Stelle che erano entrati in Parlamento promettendo sfracelli sulla Rai (hanno avuto in Roberto Fico un presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sul servizio pubblico che non è certo passato alla storia).

Il problema viene da lontano, da come è nata la Rai nel 1954 ed è stata occupata dalla Dc e dai governi dell’epoca che poi hanno concesso via via fette di potere ad altri, dal Psi al Pci fino ai partiti minori, con il paradosso, in anni più recenti, di creare tre reti non tematiche ma semplicemente di diverso orientamento politico. Metodo di assunzioni e incarichi di direzione sono avvenuti di conseguenza seguendo quasi esclusivamente bussole politiche. La Rai, quindi, come le Poste – un centro assistenziale oltre che produttivo – prima che delle Poste si decidesse la parziale privatizzazione.

Il problema, da qualche decennio, è come si spezza il meccanismo irriformabile di questo servizio pubblico italiano. Serve una Fondazione neutra politicamente che assuma la governance? Serve un ingresso parziale di soggetti privati? Nel frattempo i conti della Rai sono in rosso fisso e gli ascolti in declino. Di fronte a stipendi da calciomercato di dirigenti e giornalisti, allo scandalo dei precari, a quello degli appalti, dei consulenti, di assunzioni fatte all’esterno dell’azienda e via discorrendo, che senso ha difendere questa Rai e questo servizio pubblico così come sono? Ci vorrebbero interventi chirurgici, almeno una strategia di competizione con le emittenti private su gestione e qualità dei prodotti culturali, oltre che di intrattenimento.

La politica italiana, però, quasi mai – dobbiamo saperlo – è riuscita a riformare se stessa.

Archiviato inEditoriale
TagsAldo Garzia Carlo Verdelli Fedez Rai

Articolo precedente

In ricordo di Rita, donna e giornalista fuori dal comune

Articolo successivo

Il Recovery plan si è fermato a Eboli?

Aldo Garzia

Seguimi

Articoli correlati

Annunziata annunzia che non c’è più la Rai

Servizio pubblico multimediale: anche qui servirebbe un partito

Per Aldo Garzia

In Cile la “sinistra meticcia” alla prova

Dello stesso autore

Il chiacchiericcio sulle armi e il vincolo della deterrenza

Troppi immigrati? Perché il Nord Europa si difende

Il Risiko del premier e del candidato alla presidenza della Repubblica

America latina, l’ora di una nuova sinistra meticcia

Primary Sidebar

Cerca nel sito
Ultimi editoriali
Bonaccini o non Bonaccini? È questo il problema?
Claudio Bazzocchi    26 Maggio 2023
Chi ha ucciso il ponte Morandi?
Agostino Petrillo    24 Maggio 2023
Inno a Lagioia
Rino Genovese    23 Maggio 2023
Ultimi articoli
Vince il Sultano
Vittorio Bonanni    29 Maggio 2023
L’anti-ambientalismo è una strategia della destra
Paolo Barbieri    26 Maggio 2023
Annunziata annunzia che non c’è più la Rai
Michele Mezza    25 Maggio 2023
Una parte del Pd contro la maternità surrogata
Vittorio Bonanni    25 Maggio 2023
All’Antimafia una presidente invisa alle associazioni dei parenti delle vittime
Stefania Limiti    24 Maggio 2023
Ultime opinioni
Le condizioni per la pace
Rino Genovese    29 Maggio 2023
La destra all’attacco della cultura
Michele Mezza    15 Maggio 2023
Come Elly Schlein è diventata segretaria
Claudio Bazzocchi    10 Maggio 2023
Lucia Annunziata resuscita Fini per parlare alla sinistra
Michele Mezza    26 Aprile 2023
Un manifesto di diritti, una lotta di potere
Michele Mezza    24 Aprile 2023
Ultime analisi
I conservatori, i progressisti e il mondo contemporaneo
Michele Mezza    23 Maggio 2023
La mappa sociale della sinistra al tempo di ChatGPT
Michele Mezza    24 Marzo 2023
Ultime recensioni
Il ritorno di Moretti
Rino Genovese    22 Maggio 2023
Europa del Nord e socialdemocrazie: un passato senza futuro?
Claudio Bazzocchi    17 Aprile 2023
Ultime interviste
“Il governo Meloni illude i lavoratori”
Paolo Andruccioli    2 Maggio 2023
La manovra del governo Meloni: sotto i numeri niente
Paolo Andruccioli    17 Aprile 2023
Ultimi forum
Welfare, il nuovo contratto sociale
Paolo Andruccioli    4 Maggio 2023
C’era una volta il welfare
Paolo Andruccioli    27 Aprile 2023
Archivio articoli

Footer

Argomenti
5 stelle Agostino Petrillo Aldo Garzia ambiente cgil Cina Claudio Madricardo covid destra elezioni Emmanuel Macron Enrico Letta Europa Francesco Francia Germania Giorgia Meloni governo draghi governo meloni guerra Guido Ruotolo immigrazione Italia Joe Biden lavoro Luca Baiada Mario Draghi Michele Mezza Paolo Andruccioli Paolo Barbieri papa partito democratico Pd Riccardo Cristiano Rino Genovese Russia Sandro De Toni sindacati sinistra Stati Uniti Stefania Limiti Ucraina Unione europea Vittorio Bonanni Vladimir Putin

Copyright © 2023 · terzogiornale spazio politico della Fondazione per la critica sociale | terzogiornale@gmail.com | design di Andrea Mattone | sviluppo web Luca Noale

Utilizziamo cookie o tecnologie simili come specificato nella cookie policy. Cliccando su “Accetto” o continuando la navigazione, accetti l'uso dei cookies.
ACCEPT ALLREJECTCookie settingsAccetto
Manage consent

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Non-necessary
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
ACCETTA E SALVA