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Governo Meloni, l’autarchia impossibile

Distinguere la realtà dalla propaganda. La propaganda: “La Commissione ha promosso la nostra manovra giudicandola in linea: l’Italia è quindi inserita nella metà dei Paesi europei che sono dalla parte giusta. Questo risultato è una grande soddisfazione. Abbiamo smentito i gufi nazionali”. Sono le parole usate dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a proposito del giudizio di Bruxelles sulla manovra. Ovviamente, anche la presidente del Consiglio ha tirato un sospiro di sollievo. Alla sua prima manovra, Giorgia Meloni era in ansia come una liceale di fronte ai “quadri” dell’esame di maturità: “Siamo particolarmente soddisfatti del giudizio espresso dalla Commissione europea sulla legge di Bilancio – ha detto –, una valutazione positiva che conferma la bontà del lavoro del governo italiano, sottolinea la solidità della manovra economica e ribadisce la visione di sviluppo e crescita che la orienta”.

La realtà: la Commissione europea ha effettivamente promosso la manovra italiana sugli aspetti riguardanti i conti, la spesa pubblica e le misure contro il caro energia, ma ha bocciato senza esitazioni tutte le norme sulla lotta all’evasione, con preciso riferimento ai pagamenti elettronici e al tetto del contante. Bocciata anche sul fisco, perché non è stata approvata “la legge delega sulla riforma fiscale per promuovere ulteriormente la riduzione delle imposte sul lavoro.”. Quasi gli stessi concetti erano stati espressi nelle audizioni parlamentari da autorevoli istituzioni italiane, prima fra tutte la Banca d’Italia.

Sindacati in piazza. Contro una manovra che premia l’evasione fiscale

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La crisi nella legge di Bilancio

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Manovra economica, i fischi e gli applausi

Fischi e applausi per la prima assoluta del governo Meloni. Le critiche alla manovra sono tante, e non arrivano solo dalla società civile e dai sindacati (la Cgil ha indetto già scioperi territoriali insieme alla Uil), ma anche da luoghi istituzionali importanti, come la Banca d’Italia, la Corte dei conti, l’Ufficio parlamentare di Bilancio e via dicendo. Tra i no alla manovra scopriamo varie sorprese; ma abbiamo ascoltato anche applausi più o meno rumorosi. Il teatro della comunicazione è sempre più da interpretare. Cominciamo dagli applausi.

Lucio Caracciolo, ispiratore di “Limes” e grande divulgatore della geopolitica, ha fatto notizia per le sue dichiarazioni su uno degli aspetti più controversi e antichi: il ponte sullo Stretto. Si tratta di un’opera da sempre osteggiata, ma che andrebbe finalmente realizzata “perché è una priorità strategica per l’Italia”. A Caracciolo non è piaciuta la presa di posizione critica della commissaria europea ai Trasporti, la romena Adina Valean, secondo la quale per finanziare il progetto serve un progetto (lapalissiano). Caracciolo spera che il governo Meloni riesca ad attivare quel progetto e che non fallisca come tutti i governi precedenti, dal 1876, quando il ministro Giuseppe Zanardelli diceva: “Sopra i flutti o sotto i flutti, la Sicilia sia unita al continente!”.

Pensioni, primo tradimento della premier

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Legge di Bilancio: che cos’è una manovra di destra

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Governo, la manovra dei trabocchetti

Potevamo fare di più. Ma i soldi non ci sono, la crisi non è passata e la guerra non è finita. E dobbiamo rendere conto (almeno per ora) all’Europa. Ma abbiate fiducia, questo è solo il primo passo. Realizzeremo tutte le promesse cominciando a punire i furbetti del reddito di cittadinanza. Si può sintetizzare così il messaggio lanciato questa mattina (22 novembre) dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e dai suoi più fidati ministri durante la conferenza stampa di presentazione della “manovra 2023”: in totale 35 miliardi di euro, 21 dei quali andranno sotto forma di credito d’imposta alle imprese per affrontare il caro energia e 9 miliardi ad ampliare la platea delle famiglie che potranno usufruire degli aiuti dello Stato nel calmierare le bollette. Niente flat tax incrementale e generalizzata, niente condono tombale (solo provvedimenti camuffati, che vanno però in quella direzione, come ha confermato Salvini), confermato l’innalzamento del tetto del contante a 5mila euro, fine del reddito di cittadinanza. Poco o nulla, se non addirittura qualche taglio mascherato, per scuola e sanità. I governatori delle Regioni hanno già lanciato l’allarme: “Gli ospedali spenderanno 1,7 miliardi in più per l’energia, che si sommano ai circa 4 miliardi per l’emergenza pandemica, ma gli aumenti del governo saranno inferiori. Bisogna evitare disavanzi e piani di rientro”. Intanto, sembra di capire che gli aiuti per il caro benzina dureranno solo tre mesi.

Siamo insomma di fronte a una manovra “mimetica” in tutti i sensi. Da una parte, perché non tocca (anzi sembra incrementare le spese militari, come potremo verificare dal testo ufficiale quando sarà pronto) e, dall’altra, perché indossa abiti da camuffamento. Per non scontentare la fascia di elettori tra gli autonomi, la legge di Bilancio conterrà provvedimenti che favoriscono le partite Iva e i commercianti; mentre la tanto decantata flat tax per tutti i lavoratori viene lasciata nei cassetti per tempi migliori, che probabilmente non arriveranno mai. E questo forse è anche un bene, perché tutti i calcoli degli esperti avevano messo in evidenza il rischio di introdurre ulteriori diseguaglianze con la “tassa piatta”. Da quest’anno, il tetto per la flat tax per le partite Iva sale a 85mila euro.

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