• Skip to primary navigation
  • Skip to main content
  • Skip to primary sidebar
  • Skip to footer

Giornale politico della fondazione per la critica sociale

  • Home
  • Chi siamo
  • Privacy Policy
  • Accedi
Home » Articoli » La crisi nella legge di Bilancio

La crisi nella legge di Bilancio

Nonostante una situazione economica per nulla rosea, le scelte di governo non sono certo benevole nei confronti delle fasce sociali più disagiate. Ma sul contante andrebbe avviata una riflessione più approfondita

8 Dicembre 2022 Paolo Barbieri  1174

Ridimensionare a semplice “visione delle banche” le critiche della Banca d’Italia alla legge di Bilancio (avevamo già parlato di alcuni aspetti della manovra qui) varata dal governo, non è stata una mossa molto garbata sul piano istituzionale; ma la puntuta reazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio – Giovanbattista Fazzolari, fedelissimo di Giorgia Meloni – sembra il segnale di un po’ di nervosismo a palazzo Chigi. Certo, osservando i posizionamenti in corso sulla manovra finanziaria, può risultare singolare vedere il numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi, spingersi fino a un faccia a faccia con il nemico numero uno degli imprenditori, ovvero il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte. Ma già la consueta scena dei sindacati confederali divisi nel giudizio sulle proposte del governo (con la Cisl che critica perché “premature” le proteste messe in campo da Cgil e Uil) lascia intravedere un percorso non troppo accidentato della manovra. Non si intravede, all’orizzonte, il temuto o auspicato “autunno caldo” delle proteste, nonostante una situazione economica tutt’altro che rosea – e scelte di governo non troppo benevole, soprattutto nei confronti delle fasce sociali più disagiate.

Bankitalia e gli altri: cosa non va nella manovra

Volendo citare qualche esempio di critiche rivolte alla manovra varata dal governo di destra-centro, inevitabile partire dal casus belli dell’audizione del dirigente di Bankitalia, Fabrizio Balassone, che a Montecitorio ha fatto presente che “le disposizioni in materia di pagamenti in contante e l’introduzione di alcuni istituti che riducono l’onere tributario per i contribuenti non in regola rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del Paese che anima il Piano nazionale di ripresa e resilienza, e con l’esigenza di continuare a ridurre l’evasione fiscale”.

Anche la Corte dei conti ha parlato di misure “non coerenti con l’obiettivo di contrasto all’evasione fiscale previsto nel Pnrr”. Dubbi sono venuti anche dall’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb), per esempio sull’estensione della cosiddetta flat tax per gli autonomi. Per i “tecnici” del parlamento, l’estensione del regime forfettario pone “problemi di equità all’interno della stessa categoria dei lavoratori autonomi, che vengono sottoposti a un trattamento eterogeneo non giustificato da ragioni di capacità contributiva”. Scontati i rilievi arrivati dai sindacati. Per il segretario della Cgil, Maurizio Landini, che ha lanciato l’allarme su potere d’acquisto, salari e precarietà (destinata a crescere con la reintroduzione dei voucher) “è necessario continuare la mobilitazione in campo per chiedere ampie modifiche a una manovra che rischia di indebolire il mondo del lavoro”. Mentre Pierpaolo Bombardieri della Uil ha puntato il dito sui “troppi regali agli evasori”.

Il contante e i rischi della moneta elettronica

Una strizzata d’occhio ai “nemici dello scontrino” era prevedibile, anche se la possibilità per i commercianti di rifiutare il pagamento con carte probabilmente, alla fine, non sarà fino a sessanta euro ma su una soglia più bassa. Il tema però ha altri risvolti, che con la manovra c’entrano poco o nulla. Considerare inevitabile la tendenziale abolizione del contante porta con sé qualche rischio. Qualche anno fa, su “Le Monde diplomatique” apparve un articolo a proposito delle prospettive (che all’epoca parevano fantascientifiche) della guida autonoma degli autoveicoli. L’articolo si apriva con il racconto della cattura di un dissidente in un immaginario regime autoritario, attraverso la deviazione fuori dalla rotta programmata appunto del suo veicolo a guida autonoma, del quale un software governativo aveva assunto il controllo. Conclusione: il dissidente finiva in un capannone sottoposto alle “cure” di una squadra di agenti torturatori.

E il contante? Esiste una corrente di opinione che ritiene che possa ancora essere un presidio di libertà individuale il possesso e il controllo del proprio denaro (anche solo di una parte, dato che sono assai rari gli individui che preferiscono il deposito sotto il materasso alle banche). Recenti episodi di blocco dei conti o delle carte contro “dissidenti” (manifestanti contro la politica “zero Covid” in Cina, camionisti “no vax” in Canada), o quelle di tenore simile annunciate in Iran contro le donne che non rispetteranno l’obbligo del velo, indicano una direzione di riflessione, prima di brandire il vessillo dell’abolizione del contante senza se e senza ma.

La crisi e le prospettive: qualche dato

L’impatto dell’inflazione sulla spesa delle famiglie più povere (primo decile) vale circa il 15%, mentre per le famiglie più ricche (decimo decile) si attesta al 6,8%. Questa spaventosa “doppia inflazione”, certificata in parlamento nella citata audizione dell’Upb, è stata (solo in parte) finora compensata dalle misure governative di sostegno. “La maggiore concentrazione delle politiche di sostegno sulle famiglie più povere consente di compensare questo squilibrio, garantendo un impatto netto sul primo decile (+4,8% a dicembre) inferiore a quello medio (+5,4%), ma comunque molto superiore a quello dello scorso settembre (+1,3%)”. Traduzione: i poveri pagano eccome l’inflazione, anche se pagherebbero il triplo senza le misure di sostegno. Ma attenzione: “Data la forte incertezza sull’andamento dei prezzi anche nel breve periodo, è difficile valutare l’efficacia delle misure introdotte per salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie nel prossimo anno”.

La possibilità che, entro pochi mesi, sia necessario un nuovo intervento resta piuttosto alta per gli osservatori più qualificati. Tutto questo mentre si avvicina il momento nel quale torneranno in vigore le più rigide regole sulla riduzione del debito pubblico, che siano o meno modificate come da anni chiedono soprattutto i soci mediterranei dell’Unione europea. Durante l’era più dura del Covid-19, i pesanti interventi pubblici in scostamento di bilancio del governo Conte 2 – ma anche il divieto di licenziamento in costanza di pandemia (poi rimosso da Draghi) e il dispiegarsi dell’effetto di paracadute sociale per milioni di italiani rappresentato dal reddito di cittadinanza – hanno impedito che la recessione investisse violentemente l’Italia. Ma qual è ora lo scenario che abbiamo di fronte, dinanzi al protrarsi della guerra e allo sconvolgimento dei mercati dell’energia e delle catene di fornitura industriali? Non è facile fare previsioni, a fronte del fatto che le autorità monetarie hanno fatto scelte “tradizionali” (vedi qui), e che l’evoluzione dello scenario bellico potrebbe anche peggiorare ulteriormente le prospettive della ripresa economica.

Vediamo quindi cosa indicano alcuni dei documenti più recenti in circolazione. “Nel terzo trimestre l’economia mondiale – si legge nella sintesi del Bollettino di Bankitalia numero 4, che risale a ottobre – ha continuato a risentire dell’inflazione eccezionalmente alta, del peggioramento delle condizioni finanziarie, dell’incertezza legata al conflitto in Ucraina, della debolezza dell’attività in Cina e, in misura minore rispetto all’inizio dell’anno, delle difficoltà di approvvigionamento lungo le catene del valore”. Per quanto riguarda l’Italia, “è proseguito il forte peggioramento del saldo di conto corrente, in atto dalla seconda metà del 2021, a causa dell’ulteriore ampliamento del deficit energetico”, “nei mesi estivi sono emersi segnali di rallentamento” dell’occupazione, mentre “la dinamica salariale resta contenuta”, ovvero i rinnovi contrattuali restano nel quadro dell’inflazione prevista “al netto della componente energetica importata”, coperta solo in parte, come abbiamo visto, dagli interventi finora messi in campo dai governi Draghi e Meloni.

Per quanto riguarda il 2023, l’impatto della crisi si presenta assai più pesante. Secondo il rapporto Autunno 2022 della Commissione europea “la contrazione dell’attività economica dovrebbe continuare nel primo trimestre del prossimo anno. La Ue e la zona euro, e la maggior parte degli Stati membri, dovrebbero quindi sperimentare una recessione tecnica quest’inverno. La crescita tornerebbe in primavera, man mano che l’inflazione allenterebbe progressivamente la sua presa sull’economia. Tuttavia, con forti venti contrari che continuano a frenare la domanda, l’economia dell’Unione è destinata a gestire solo una crescita fiacca. Per il 2023 nel suo complesso, questa previsione proietta una crescita del Pil reale sia nella Ue che nell’area dell’euro allo 0,3%”. Appare davvero fantasioso, per usare termini moderati, immaginare che per affrontare questo scenario drammatico basti togliere i soldi ai disoccupati che percepiscono il reddito di cittadinanza, o fomentare qualche battibecco alla cassa del bar fra il gestore che si sente vittima del fisco o delle commissioni bancarie e il cliente che vuole pagare il caffè con la carta di credito. Resta da vedere, quindi, se la legislatura di destra-centro sarà in grado di offrire qualcosa di più solido come risposta a una crisi della quale non si vede con chiarezza la fine.

Archiviato inArticoli
TagsBankitalia Giovanbattista Fazzolari governo meloni inflazione legge bilancio 2023 manovra di bilancio misure di sostegno Paolo Barbieri povertà tetto al contante

Articolo precedente

Nordio, come la destra intende smontare il sistema giudiziario

Articolo successivo

L’Indonesia Stato islamista?

Paolo Barbieri

Articoli correlati

Corte dei conti, la tracotanza del governo

Visco e la gabbia della “moderazione salariale”

Perché i padroni si buttano a destra?

Governo, ecco la riduzione delle tasse per i più ricchi

Dello stesso autore

Visco e la gabbia della “moderazione salariale”

L’anti-ambientalismo è una strategia della destra

Il “complotto” contro Calderoli

Dal presidenzialismo al “premierato forte”

Primary Sidebar

Cerca nel sito
Ultimi editoriali
Emilia-Romagna, la catastrofe annunciata
Massimo Serafini    5 Giugno 2023
Perché i padroni si buttano a destra?
Michele Mezza    1 Giugno 2023
La destra all’attacco
Rino Genovese    30 Maggio 2023
Ultimi articoli
Visco e la gabbia della “moderazione salariale”
Paolo Barbieri    1 Giugno 2023
DeSantis versus Trump
Stefano Rizzo    31 Maggio 2023
Governo, ecco la riduzione delle tasse per i più ricchi
Paolo Andruccioli    30 Maggio 2023
In Spagna sconfitta della sinistra alle amministrative
Vittorio Bonanni    30 Maggio 2023
Vince il Sultano
Vittorio Bonanni    29 Maggio 2023
Ultime opinioni
Il significato di una parata militare
Rino Genovese    5 Giugno 2023
Come usare l’eredità di don Milani
Michele Mezza    5 Giugno 2023
Le condizioni per la pace
Rino Genovese    29 Maggio 2023
La destra all’attacco della cultura
Michele Mezza    15 Maggio 2023
Come Elly Schlein è diventata segretaria
Claudio Bazzocchi    10 Maggio 2023
Ultime analisi
Città da riprogettare. Roma, il caso di Porta Maggiore
Paolo Andruccioli    6 Giugno 2023
Il cantiere eterno di Roma: soldi e misteri
Paolo Andruccioli    1 Giugno 2023
Ultime recensioni
Il ritorno di Moretti
Rino Genovese    22 Maggio 2023
Europa del Nord e socialdemocrazie: un passato senza futuro?
Claudio Bazzocchi    17 Aprile 2023
Ultime interviste
“La pace è un cammino”
Guido Ruotolo    6 Giugno 2023
“Il governo Meloni illude i lavoratori”
Paolo Andruccioli    2 Maggio 2023
Ultimi forum
Welfare, il nuovo contratto sociale
Paolo Andruccioli    4 Maggio 2023
C’era una volta il welfare
Paolo Andruccioli    27 Aprile 2023
Archivio articoli

Footer

Argomenti
5 stelle Agostino Petrillo Aldo Garzia ambiente cgil Cina Claudio Madricardo covid destra elezioni Emmanuel Macron Enrico Letta Europa Francesco Francia Germania Giorgia Meloni governo draghi governo meloni guerra Guido Ruotolo immigrazione Italia Joe Biden lavoro Luca Baiada Mario Draghi Michele Mezza Paolo Andruccioli Paolo Barbieri papa partito democratico Pd Riccardo Cristiano Rino Genovese Russia Sandro De Toni sindacati sinistra Stati Uniti Stefania Limiti Ucraina Unione europea Vittorio Bonanni Vladimir Putin

Copyright © 2023 · terzogiornale spazio politico della Fondazione per la critica sociale | terzogiornale@gmail.com | design di Andrea Mattone | sviluppo web Luca Noale

Utilizziamo cookie o tecnologie simili come specificato nella cookie policy. Cliccando su “Accetto” o continuando la navigazione, accetti l'uso dei cookies.
ACCEPT ALLREJECTCookie settingsAccetto
Manage consent

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Non-necessary
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
ACCETTA E SALVA