La recente rivolta giovanile in Kenya ha avuto nella denuncia contro la corruzione della classe politica uno dei motivi principali (vedi qui). E non c’è Paese in Africa che non abbia a che fare con questo problema. I giovani soprattutto, ma non solo, hanno la netta percezione che la corruzione sia la causa della cattiva gestione dei propri Paesi, della mancanza dello sviluppo economico e della democrazia, e la ragione più profonda della mancanza di un futuro. Dall’Algeria al Sudafrica, i giovani denunciano, sia pure in tempi diversi, la propria classe politica, anche quando questa è giunta al potere proprio in nome della lotta alla corruzione.
Transparency International, che ogni anno redige un rapporto sull’indice di percezione della corruzione, pone un Paese africano, la Somalia, al primo posto, e altri tre (Sud Sudan, Guinea equatoriale e Libia) nei successivi dieci Paesi più corrotti. Praticamente quasi tutta l’Africa occupa i posti peggiori, con l’eccezione del Botswana che, collocandosi al trentanovesimo posto su 180 Paesi, supera l’Italia al quarantesimo. Non molto diversi gli indici della Banca mondiale sul controllo della corruzione, o anche altri indici di diverse istituzioni.
La corruzione può avere un’incidenza significativa nello spingere le generazioni più giovani a emigrare, com’è facile intuire dalla denuncia sulla mancanza di prospettive e di futuro, imputabile a un’intera classe politica e istituzionale. È quanto ha appurato una ricerca, diffusa all’inizio di settembre, di una fondazione sudafricana, l’Ichikowitz Family Foundation, che ha pubblicato il nuovo sondaggio sulla gioventù africana 2024 (African Youth Survey 2024). Ha interrogato alcune migliaia di giovani africani di ambo i sessi dell’Africa subsahariana, sulle loro speranze e aspirazioni, e ne è emerso un quadro molto interessante.
Sorprendente può apparire un relativo ottimismo sulla possibilità di migliorare la propria vita rispetto a quella dei propri genitori, o comunque delle passate generazioni; ma questo ottimismo sulle proprie capacità di spingere i governi a fare meglio, si lega alla forte denuncia della corruzione. La lotta contro questo flagello risulta al primo posto nelle richieste ai governi e alla classe politica: si vuole che diventi una priorità della politica e delle istituzioni, polizia compresa, e che sia chiaramente sanzionata ogni forma di corruzione. Questa, insieme con la mancanza di impiego, costringe la gioventù africana a guardare altrove, ma non la distoglie dai problemi sociali o ambientali. Secondo la ricerca, infatti, la maggioranza dei giovani africani vorrebbe dai propri governi un maggior impegno sul piano ambientale; inoltre i tre quarti dei giovani africani sono preoccupati per la violenza in generale e di quella contro le donne in particolare; e ritengono che i propri governi abbiano un dovere etico nell’accogliere i rifugiati, malgrado la preoccupazione che i giovani avvertono nei confronti delle migrazioni.
È all’emigrazione, del resto, che i giovani africani guardano con interesse a seguito della corruzione e della disoccupazione. Questi due problemi sono in testa alla percezione dei fattori che frenano il progresso del continente; soprattutto in grandi Paesi come Kenya, Sudafrica e Nigeria, l’83% dei giovani ne è preoccupato. E un numero crescente di giovani, circa il 60%, afferma di volere pianificare, nei prossimi cinque anni, l’emigrazione verso Paesi non africani. L’obiettivo è quello di trovare un lavoro, ma anche opportunità per studiare o terminare la propria formazione. Il 65% degli intervistati afferma di volere emigrare temporaneamente, ma negli ultimi anni è aumentata la percentuale di coloro che pensano a un trasferimento definitivo. L’area di emigrazione più desiderata sono gli Stati Uniti (37%) e il Nord America in generale (30%), mentre Europa (14%), Cina (13%), Sudamerica (12%) e Oceania (12%) sono pressoché appaiati. Coloro che indicano l’Europa preferiscono di gran lunga la Francia (41%) e la Gran Bretagna (23%), sia per ragioni linguistiche sia per la presenza di comunità del proprio Paese di origine. L’Italia è indicata dal 17% degli intervistati.
La sottolineatura della corruzione come fattore di maggiore preoccupazione tra i giovani africani appare insomma il dato più significativo di questa ricerca. Il suo legame con le aspirazioni all’emigrazione getta una luce completamente nuova sulle politiche per la gestione delle migrazioni. Nel cosiddetto “Piano Mattei” e nei piani di contenimento delle migrazioni, invece, non si parla di corruzione: le politiche di cooperazione, quando non sono complici, ignorano completamente il problema, e sono dunque destinate al fallimento. Un motivo di più per cambiare decisamente direzione nella politica africana dell’Italia e dell’Europa.