• Skip to primary navigation
  • Skip to main content
  • Skip to primary sidebar
  • Skip to footer

Giornale politico della fondazione per la critica sociale

  • Home
  • Chi siamo
  • Privacy Policy
  • Accedi
Home » Editoriale » La strana guerra del battaglione Azov

La strana guerra del battaglione Azov

25 Maggio 2022 Agostino Petrillo  932

Forse aveva ragione Carl von Clausewitz quando insisteva sul disordine soggiacente a ogni guerra. La guerra non è un universo ordinato ma caotico. Il campo di battaglia è qualcosa di più del luogo del dispiegamento e della concretizzazione di una strategia razionale, è uno spazio in cui si mescolano forze orientate a uno scopo ed eventi casuali e imprevedibili, in cui compaiono repentinamente figure e forme ingannevoli, cui non sempre è il caso di affidarsi. Nel conflitto attuale ritroviamo tutti questi elementi noti, unitamente a un’altra componente invece inedita, e cioè la compresenza in esso di tratti modernissimi e innovativi: tecnologie avanzate e sistemi di software sofisticati, social media, riprese satellitari e comunicazione in tempo reale, che convivono con aspetti tipici delle guerre novecentesche: dagli scontri tra carri armati ai tiri di artiglieria, fino alle trincee da prima guerra mondiale.

La guerra tra Russia e Ucraina è una sorta di sintetico repertorio di quanto i conflitti dei secoli scorsi ci hanno consegnato in eredità, inclusa la minaccia nucleare. Una “esposizione universale” diacronica delle metodologie di combattimento e di lotta, ma anche un tornare di ideologie e visioni del mondo rimaste a lungo nel frigorifero della storia. Questo lo sfondo su cui si può leggere la vicenda del complesso industriale dello Azovstal a Mariupol’ e del battaglione Azov, incaricato di difenderlo a oltranza.

Una vicenda veramente singolare, tanto da rappresentare quasi una “guerra nella guerra”, un episodio che, ancorché circoscritto, ha valenze simboliche rilevanti per tutto il conflitto. Non si tratta certo del ritorno dell’epico assedio di Stalingrado – come vorrebbe il chiacchiericcio di una stampa italiana, che conosce la storia solo per aneddoti o per sentito dire –, quanto piuttosto di un riferimento importante che è servito per i media occidentali a dare forza al discorso sulla necessità di aiutare la accanita resistenza ucraina, e al tempo stesso per i media russi a sottolineare come l’obiettivo perseguito non fosse unicamente la presa della città, ma anche quello della “denazificazione” da raggiungersi annientando il famigerato battaglione che difendeva le acciaierie.

In ogni caso, intorno al destino dello Azovstal si è giocata una partita confusa, durante la quale si sono fatte molte illazioni; sono volate accuse di crimini di guerra da ambo le parti, e si è molto fantasticato sui misteri che l’acciaieria avrebbe celato. Una partita che ha visto implicati non solo i membri del “corpo scelto”, ma anche civili (familiari?), esercito russo, ceceni e media. Niente poteva prestarsi meglio a stimolare l’immaginario di questo immenso complesso metallurgico con il suo dedalo di gallerie sotterranee scavate ai tempi della ex Unione sovietica. Uno scenario ideale per un gigantesco e tragico fumetto, peraltro costato un alto prezzo in vite umane.

Ma chi sono in realtà i combattenti dello Azov? Stando a quanto se ne sa, il nucleo originario nasce verso il 2008 da tifoserie calcistiche, già orientate in senso ultranazionalista e revanscista. Il gruppo adotta poi stilemi tradizionali del nazionalsocialismo, facendo proprio il simbolo della Wolfsengel, il gancio per lupi, antico feticcio della estrema destra tedesca, antecedente l’introduzione della svastica, e poi utilizzato da settori delle SS durante la seconda guerra mondiale; ed esibisce anche tatuaggi neonazi e altra paccottiglia nostalgica.

Il fondatore del movimento, Andrij Bilezkij, si era reso celebre a Karkhiv già dagli albori, nel 2008, diffondendo incessantemente il Mein Kampf, come non avevano mancato di riportare, allarmate, diverse organizzazioni ucraine di difesa dei diritti umani. Finito in galera nel 2011 per varie sparatorie e scontri, Bilezkij, poi liberato, aveva avuto mano libera, dopo il 2014, per rafforzare e fare crescere numericamente la sua organizzazione, trasformandola in una realtà decisamente meglio strutturata del mero pugno di estremisti e hooligans iniziale, tanto da riuscire, successivamente, a farla incorporare nell’esercito ucraino. In una intervista al “Daily Telegraph” –dello scorso 18 marzo, a guerra già cominciata – Bilezkij così sintetizzava l’ideologia del suo gruppo: “La missione storica della nostra nazione in questo momento critico è di guidare le razze bianche in un’ultima battaglia per la loro sopravvivenza”.

In Russia è considerato un criminale di guerra per le atrocità che avrebbe commesso a Mariupol’ nel 2014, quando la città fu riconquistata dagli ucraini. Fin qui Azov rientrerebbe a pieno titolo nei canoni della tradizione neonazista, con una aggiunta di suprematismo bianco. Secondo altre letture però, il battaglione avrebbe conosciuto – negli ultimi anni, dopo essere stato incorporato nell’esercito – una riduzione delle sue componenti più radicali, riassorbite in una più generica ideologia nazionalista, anzi sarebbe stato oggetto di scissioni a destra e rifondazioni.

Un reporter della tedesca “Tageszeitung”, che ha condotto una breve inchiesta sui soldati che fanno attualmente parte del battaglione, cita fonti che li ritraggono ignoranti e poco politicizzati, animati da un generico patriottismo, a volte nemmeno consapevoli del significato dei simboli che ostentano. Ora che le armi tacciono – e che buona parte dei combattenti, nonostante i proclami di essere pronti all’estremo sacrificio, è stato prosaicamente imbarcato sugli autobus russi – già si profila una complessa questione di scambi di prigionieri e trattative. Tra l’altro, se i membri del battaglione accusati di crimini contro la popolazione russofona, dovessero essere processati in Russia, non sarebbero suscettibili di condanne alla pena di morte, dato che questa non è prevista dalla costituzione del Paese. Diverso sarebbe, però, il loro destino se fossero consegnati alle autorità delle autoproclamate repubbliche del Donbass e Lugansk, dove invece la pena capitale è contemplata. Bisognerà vedere cosa decideranno di farne i russi, che sostengono che al momento non ci sono trattative in corso riguardanti i prigionieri. Il rischio, a parere di chi scrive, è che farne dei martiri non farebbe che rafforzare in Ucraina la loro popolarità producendo proselitismo, con il risultato paradossale di trasformare l’auspicata de-nazificazione in una ri-nazificazione, circondando il battaglione Azov di un’aura di gloria postuma, che, viste le premesse e la sua storia, sicuramente non merita.

Archiviato inDossier Editoriale Ucraina
TagsAgostino Petrillo Andrij Bilezkij Azov Azovstal destra guerra Mariupol nazionalismo nazismo Russia Ucraina

Articolo precedente

Rinnovabili, l’Europa punta al sole e rivoluziona le autorizzazioni 

Articolo successivo

Un Enrico Berlinguer per tutti e per nessuno

Agostino Petrillo

Seguimi

Articoli correlati

L’Europa non vuole sentire parlare di pace

Affitti brevi: Nardella controcorrente

“La pace è un cammino”

Corte dei conti, la tracotanza del governo

Dello stesso autore

Affitti brevi: Nardella controcorrente

Chi ha ucciso il ponte Morandi?

L’affitto impossibile

A Genova le manie di grandezza della destra

Primary Sidebar

Cerca nel sito
Ultimi editoriali
Pnrr, si profila uno stile polacco
Luca Baiada    8 Giugno 2023
Corte dei conti, la tracotanza del governo
Stefania Limiti    6 Giugno 2023
Emilia-Romagna, la catastrofe annunciata
Massimo Serafini    5 Giugno 2023
Ultimi articoli
L’Europa non vuole sentire parlare di pace
Giorgio Graffi    9 Giugno 2023
Brasile, Lula si barcamena
Claudio Madricardo    8 Giugno 2023
Affitti brevi: Nardella controcorrente
Agostino Petrillo    7 Giugno 2023
Scontri in Kosovo, le responsabilità del premier Kurti
Vittorio Bonanni    7 Giugno 2023
Visco e la gabbia della “moderazione salariale”
Paolo Barbieri    1 Giugno 2023
Ultime opinioni
La crisi culturale della scuola italiana
Stefania Tirini    7 Giugno 2023
Il significato di una parata militare
Rino Genovese    5 Giugno 2023
Come usare l’eredità di don Milani
Michele Mezza    5 Giugno 2023
Le condizioni per la pace
Rino Genovese    29 Maggio 2023
La destra all’attacco della cultura
Michele Mezza    15 Maggio 2023
Ultime analisi
Città da riprogettare. Roma, il caso di Porta Maggiore
Paolo Andruccioli    6 Giugno 2023
Il cantiere eterno di Roma: soldi e misteri
Paolo Andruccioli    1 Giugno 2023
Ultime recensioni
Il ritorno di Moretti
Rino Genovese    22 Maggio 2023
Europa del Nord e socialdemocrazie: un passato senza futuro?
Claudio Bazzocchi    17 Aprile 2023
Ultime interviste
“La pace è un cammino”
Guido Ruotolo    6 Giugno 2023
“Il governo Meloni illude i lavoratori”
Paolo Andruccioli    2 Maggio 2023
Ultimi forum
Welfare, il nuovo contratto sociale
Paolo Andruccioli    4 Maggio 2023
C’era una volta il welfare
Paolo Andruccioli    27 Aprile 2023
Archivio articoli

Footer

Argomenti
5 stelle Agostino Petrillo Aldo Garzia ambiente cgil Cina Claudio Madricardo covid destra elezioni Emmanuel Macron Enrico Letta Europa Francesco Francia Germania Giorgia Meloni governo draghi governo meloni guerra Guido Ruotolo immigrazione Italia Joe Biden lavoro Luca Baiada Mario Draghi Michele Mezza Paolo Andruccioli Paolo Barbieri papa partito democratico Pd Riccardo Cristiano Rino Genovese Russia Sandro De Toni sindacati sinistra Stati Uniti Stefania Limiti Ucraina Unione europea Vittorio Bonanni Vladimir Putin

Copyright © 2023 · terzogiornale spazio politico della Fondazione per la critica sociale | terzogiornale@gmail.com | design di Andrea Mattone | sviluppo web Luca Noale

Utilizziamo cookie o tecnologie simili come specificato nella cookie policy. Cliccando su “Accetto” o continuando la navigazione, accetti l'uso dei cookies.
ACCEPT ALLREJECTCookie settingsAccetto
Manage consent

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Non-necessary
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
ACCETTA E SALVA