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La strana guerra del battaglione Azov
Forse aveva ragione Carl von Clausewitz quando insisteva sul disordine soggiacente a ogni guerra. La guerra non è un universo ordinato ma caotico. Il campo di battaglia è qualcosa di più del luogo del dispiegamento e della concretizzazione di una strategia razionale, è uno spazio in cui si mescolano forze orientate a uno scopo ed eventi casuali e imprevedibili, in cui compaiono repentinamente figure e forme ingannevoli, cui non sempre è il caso di affidarsi. Nel conflitto attuale ritroviamo tutti questi elementi noti, unitamente a un’altra componente invece inedita, e cioè la compresenza in esso di tratti modernissimi e innovativi: tecnologie avanzate e sistemi di software sofisticati, social media, riprese satellitari e comunicazione in tempo reale, che convivono con aspetti tipici delle guerre novecentesche: dagli scontri tra carri armati ai tiri di artiglieria, fino alle trincee da prima guerra mondiale.
La guerra tra Russia e Ucraina è una sorta di sintetico repertorio di quanto i conflitti dei secoli scorsi ci hanno consegnato in eredità, inclusa la minaccia nucleare. Una “esposizione universale” diacronica delle metodologie di combattimento e di lotta, ma anche un tornare di ideologie e visioni del mondo rimaste a lungo nel frigorifero della storia. Questo lo sfondo su cui si può leggere la vicenda del complesso industriale dello Azovstal a Mariupol’ e del battaglione Azov, incaricato di difenderlo a oltranza.