Lo hanno definito un eretico. In effetti è difficile pensare dove sarebbe il pensiero, l’umanità, senza eretici. Ma allora Hans Küng è stato anche un restauratore, visto che è stato tra i primi artefici del Concilio Vaticano II, che ha riportato nell’oggi il Verbum Domini al posto del Dictatus Papae. Eppure anche nel famoso Dictatus Papae, cioè nelle ventiquattro affermazioni di principio redatte da Gregorio VII, la parola “infallibile” non c’è. Vi è affermato il potere assoluto del pontefice romano, la sua supremazia sulle gerarchie della Chiesa, il diritto di deporre gli imperatori, il suo solitario diritto che tutti i prìncipi gli bacino i piedi, e tanto altro. Ma la parola “infallibile” non c’è. La questione merita di essere citata prima di tante altre, a mio avviso più importanti, perché ha segnato la vita e la notorietà di Hans Küng, che per aver contestato quella infallibilità, frutto recente, si vide tolto il diritto all’insegnamento di teologia cattolica da Giovanni Paolo II.
Per fortuna, nostra e di Hans Küng, non insegnava in Italia, dove l’insegnamento della teologia è possibile solo nelle università pontificie. Insegnava in Germania, nella pubblica università di Tubinga, e con la creazione di un nuovo istituto insegnò teologia ecumenica. E divenne famoso come “il ribelle”. Eppure un grande gesuita, padre Gian Paolo Salvini, direttore di “La Civiltà Cattolica”, ha chiarito in cinque punti come stanno le cose: 1) Quello che stabilì il Concilio Vaticano I è superato; 2) il Vaticano I ha conferito al romano pontefice “un riverbero quasi divino…, come se il papa fosse un’entità quasi trascendente”; 3) di conseguenza nella Chiesa serpeggia un “infallibilismo”, “tipico in qualche modo della mentalità cortigiana”, fino a giungere a una vera e propria “papolatria”; 4) la “pura dottrina dell’infallibilità”, invece, impone che il papa è infallibile solo se pronuncia ufficialmente un dogma. Per tutto il resto c’è il punto 5. Eccolo: pur con il rispetto dei “figli verso il padre”, anche nella Chiesa c’è libertà di critica.
È il segno che Hans Küng disturbava per i toni, ma anche per altro: e soprattutto per quella enciclica che Hans Küng contestava, la Humanae Vitae di Paolo VI, che stabilisce l’illiceità dei contraccettivi. Il teologo Gianni Gennari sostiene che monsignor Lambruschini chiarì, a nome del papa, alla presentazione ufficiale dell’enciclica, che l’affermazione della illiceità della contraccezione non era coperta dalla prerogativa del dogma dell’infallibilità pontificia come definito dal Concilio Vaticano I.
L’apertura di Paolo VI non era condivisa da tutti in Vaticano, e non so se Hans Küng lo seppe, però è chiaro che a lui interessava qualcosa che riteneva molto importante. Proprio di questo ebbi modo di parlare con lui, a lungo, intervistandolo, quando fu eletto papa Benedetto XVI. Hans Küng e Joseph Ratzinger erano stati tra le menti del Concilio, poi le loro strade si divaricarono. Quando Ratzinger divenne papa, Küng non chiese perdono in cambio della grazia al vecchio amico, chiese un appuntamento. Nell’intervista Küng mi spiegò che a suo avviso c’erano scismi che la Santa Sede cercava giustamente di superare, di ricomporre, ai quali dedicava tanto impegno perché fossero risolti. Si riferiva ai tradizionalisti lefebvriani, quelli che non accettavano e non accettano il Concilio Vaticano II. Ma c’è uno scisma di cui non si occupa nessuno, mi disse: “È lo scisma dei cattolici normali, come quelli che usano la pillola”.
Questa idea, questa visione dello scisma dei cattolici normali mi ha colpito e sono sicuro di poter virgolettare queste parole perché disse così: forse parlò anche di “quelli che divorziano”, ma su questo ora non potrei mettere la mano sul fuoco, non ricordo con esattezza. Percepii che parlava di uno scisma interiore, ma anche di uno silenzioso, che tante storie hanno visto e vissuto: lo scisma dei compagni normali, lo scisma degli amici normali, lo scisma di altri credenti normali, quegli scismi silenziosi che si verificano quando il pensiero, qualunque pensiero, diviene rigido. Ecco l’urgenza di Hans Küng sull’infallibilità. La visione che alcuni definiscono “borghese” o “socialdemocratica” di Hans Küng non ha molto in comune con quella di Francesco e del suo “popolo fedele di Dio”, ma è stato Francesco a pronunciare le parole più seducenti contro il pensiero rigido.
L’amicizia con l’uomo moderno è stata la grande scommessa di un credente che ha sfidato il pensiero rigido: commettendo anche errori, certamente, ma guardando avanti. Ricordare Hans Küng per me è ricordare Tornare a Gesù, un libro straordinario, dove afferma che il modello è il bambino, “naturalmente incline a farsi aiutare, ad accettare doni e a darsi tutto con assoluta fiducia”.