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Per un sistema elettorale proporzionale
Il nodo della legge elettorale
Si discute troppo poco di legge elettorale. E ciò nonostante l’Italia si contraddistingua per avere cambiato più volte, negli scorsi decenni, il proprio sistema di elezione dei rappresentanti in parlamento (in un caso perfino con un dispositivo che, per come faceva schifo, era soprannominato “porcellum”). La legge al momento in vigore, detta più gaiamente “rosatellum”, non è tra le peggiori possibili, ma ha comunque delle criticità intrinseche – e soprattutto è diventata inadeguata a causa del robusto taglio dei parlamentari effettuato tramite un referendum. La vera questione, dunque, non è se dopo l’elezione del presidente della Repubblica (Draghi o non Draghi che sia) si voterà immediatamente o alla scadenza naturale della legislatura nel 2023, ma se alle elezioni si andrà con una legge come quella attuale, che è un misto di proporzionale e di maggioritario, o piuttosto con un’altra.
Il nostro Aldo Garzia, in un editoriale pubblicato qualche giorno fa, ha rimarcato come Letta e il Pd non sembrino più preoccuparsi della faccenda, sebbene, nell’accordo con i 5 Stelle per il governo Conte 2, la questione fosse stata apertamente menzionata. Se appare impossibile, dopo la riduzione del numero dei parlamentari, non immaginare almeno un ridisegno dei collegi elettorali, perché non mettere mano a una riforma complessiva?