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Congresso Pd: istruzioni per capirne il senso
Una divertente vignetta di Altan (apparsa su “Repubblica” del 12 dicembre scorso) rende bene la partita che si sta giocando con il congresso del Pd: “Il partito va smontato e rimontato”, dice l’operaio amico di Cipputi; “e il foglietto con le istruzioni?”, ribatte quest’ultimo (Cipputi, figura classica, ma forse fuori dal tempo: ci sono ancora operai che si preoccupano del “Partito”?). Ma a che punto siamo, davvero, con questo congresso? Cosa ci si può aspettare? Come interpretarne gli sviluppi? Proveremo qui a dare alcune nostre “istruzioni” per l’uso…
“Il congresso costituente del nuovo Pd”, così era definito un ordine del giorno approvato dalla Direzione nazionale del partito il 26 ottobre 2022: si leggono qui, appunto, le tappe del percorso congressuale. Com’è apparso subito evidente, si è trattato di un disegno farraginoso e bizantino, e da molte parti sono stati anche messi sotto accusa i tempi troppo lunghi. Il vero problema, però, non è stato questo, ma il cattivo uso che del tempo si sta facendo. Sulla carta, l’idea era semplice: una prima fase detta “costituente” in cui si sarebbe dovuto discutere del nuovo “manifesto dei valori”, e nel contempo dare tempo e modo di aderire a quanti, dall’esterno, volevano contribuire alla nascita del “nuovo Pd”; e poi la fase congressuale vera e propria, con la presentazione dei candidati, il voto degli iscritti e dei nuovi aderenti che seleziona i primi due, e ancora il ballottaggio (con le primarie “aperte” a tutti) il 19 febbraio.