
Pare proprio che Friedrich Merz ami il rischio, forse per un tratto caratteriale (da giovane fu espulso dal liceo per indisciplina), o forse per un lascito dell’attività professionale a lungo svolta: avvocato, consulente e lobbysta. Ne ha dato già ampiamente prova con la giocata da poker sulla mozione anti-immigrati proposta da Alternative für Deutschland (vedi qui), mossa che però gli è andata male, e ha avuto conseguenze rilevanti sotto il profilo politico quando il suo bluff è stato visto. Il rischio che si sta assumendo in questi giorni, quello di fornire all’Ucraina armi a lunga gittata è però elevatissimo. Il suo predecessore socialdemocratico, Olaf Scholz, nonostante le pressioni americane, aveva cercato in ogni modo di scongiurare la concessione dei micidiali missili Taurus, che hanno una portata di 500 km e potrebbero tranquillamente colpire Mosca a partire da basi in territorio ucraino.
I sistemi d’arma avanzati, forniti dai partner occidentali all’Ucraina, sono stati sinora soggetti a restrizioni di gittata e di bersaglio. La questione dei limiti della portata delle armi date agli ucraini ha rappresentato, per tutto il corso della guerra, un nodo politico complesso, non solo a livello internazionale, ma anche per la precedente coalizione “semaforo”, i cui membri, su questo punto, si sono frequentemente scontrati. Un nodo difficile da sciogliere, non solo per il timore che, se le armi avessero colpito la Russia, il Cremlino avrebbe potuto reagire contro il Paese che le aveva fornite, trascinandolo in un conflitto che avrebbe di conseguenza coinvolto la Nato, ma anche per il timore di vedere offuscata l’immagine a lungo proposta della Germania come nazione orientata alla ricerca di soluzioni pacifiche alle tensioni internazionali.
Dopo il recente incontro con Zelensky, Merz si è mostrato invece possibilista: la fornitura di armi a lunga gittata ora “appartiene al regno del possibile” – ha dichiarato. In base a un accordo di cooperazione rafforzato, la Germania si impegnerà a “dotare l’esercito ucraino di tutte le capacità che gli consentano di difendere efficacemente il Paese”, incluso il potenziamento della produzione missilistica nazionale, che dovrebbe addirittura vedere una partnership, con fabbriche di missili realizzate dai tedeschi direttamente sul territorio ucraino. Va anche ricordato che, nonostante la cautela mostrata fin dall’inizio della guerra, la Germania è stata, dopo gli Stati Uniti, il secondo maggiore fornitore di aiuti militari all’Ucraina. Merz ha tenuto però a sottolineare che – nel caso i Taurus siano concessi – ci vorrebbero comunque diversi mesi di addestramento per renderli utilizzabili. Il supporto militare agli ucraini andrebbe quindi implementato da una più stretta cooperazione tecnico-militare.
Quello che inquieta, in queste dichiarazioni del neocancelliere, è che sono state rilasciate nel momento in cui la Russia proponeva un nuovo giro di consultazioni a Istanbul, per il 2 giugno, anche per rispondere alle pressioni esercitate da parte del presidente degli Stati Uniti perché si concluda il conflitto. Ma Merz pare crederci poco, e ha affermato che presterà fede alla volontà di dialogo della Russia solo se questa si presenterà al tavolo delle trattative e con proposte praticabili. “Se la Russia metterà a tacere le sue armi oggi, allora la guerra finirà stanotte” – ha dichiarato. Tuttavia, egli presume che la Russia continuerà a cercare di procrastinare gli incontri e di guadagnare, intanto, altro terreno sul piano militare. Riguardo a ulteriori sanzioni contro Mosca, il cancelliere ha affermato: “Tutto ciò che si può fare su una solida base giuridica è concepibile e possibile”.
Le posizioni di Merz appaiono però piuttosto isolate: il partner socialdemocratico nella coalizione di governo, pur senza fare uscite roboanti, non ha mancato di lasciare trapelare un certo scetticismo, e per il momento la concessione dei Taurus non appare possibile senza il beneplacito della Spd. In ambienti governativi, si vocifera che, in realtà, una consegna dei missili sia al momento fuori discussione. La Linke ha criticato aspramente, nel Bundestag, l’avvio di una cooperazione sulle armi a lungo raggio. Il partito considera “con grande preoccupazione” la situazione creatasi – ha affermato il capogruppo parlamentare Sören Pellmann. Secondo Il capogruppo, l’accordo finirà per coinvolgere “sempre di più nel conflitto e nella nuova corsa agli armamenti la Germania”.
I russi, dal canto loro, hanno detto per bocca del portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, che l’offerta della Germania di finanziare la produzione di missili a lungo raggio in Ucraina rappresenta un ostacolo insormontabile al raggiungimento di un accordo di pace, e che si tratta di dichiarazioni “irresponsabili”. Nel frattempo, i combattimenti proseguono sulla linea del fronte, lunga circa mille chilometri, e l’esercito ucraino è in difficoltà e a corto di uomini. Secondo Zelensky, la Russia mobilita fino a 45.000 uomini al mese, mentre l’Ucraina riesce a mobilitarne al massimo tra i 25.000 e i 27.000.
Il vero scopo delle dichiarazioni di Merz sembrerebbe quello di esercitare una pressione per ora principalmente psicologica, fedele al vecchio motto scacchistico per cui “la minaccia è più forte dell’esecuzione della minaccia”. L’obiettivo è evidentemente quello di indebolire la macchina da guerra di Mosca, facendo balenare possibili attacchi sulle città russe. Il messaggio indirizzato a Putin è chiaro, ma l’azzardo che questa scelta implica è enorme.
Nei media tedeschi, regna lo sconcerto: le interpretazioni dell’atteggiamento di Merz sono le più diverse; non è chiaro a nessuno cosa significhi in termini concreti questa apertura del cancelliere al presidente ucraino e quali potrebbero esserne le conseguenze. La “Zeit” se la cava parlando di una “ambiguità strategica”, di un trucco escogitato da Merz per rendere la situazione meno prevedibile per il Cremlino e provare a disorientare Putin. In sostanza, si tratterebbe di un altro bluff. Ma, con la sua stoccata da picador al toro russo, Merz ha causato sorpresa e confusione non solo a Mosca, ma anche nell’opinione pubblica nazionale e internazionale, e nella sua stessa coalizione di governo. Se veramente si trattasse di una presa di posizione da leggersi insieme al riarmo tedesco, si potrebbe anche pensare a una sorta di prova di forza con lo scopo di far capire che si fa sul serio. Il senso ultimo delle dichiarazioni del cancelliere rimane dunque ancora da decifrare. Il momento della verità si fa attendere. Intanto, però, la bussola strategica dell’Europa, messa a dura prova dalla guerra in Ucraina, tra “volenterosi” e missili a lunga gittata, sembra impazzita: il che non lascia presagire nulla di buono.