• Skip to primary navigation
  • Skip to main content
  • Skip to primary sidebar
  • Skip to footer

Giornale politico della fondazione per la critica sociale

  • Home
  • Chi siamo
  • Privacy Policy
  • Accedi
Home » Opinioni » Sinistra e antisemitismo nel conflitto israelo-palestinese

Sinistra e antisemitismo nel conflitto israelo-palestinese

La scrittrice Lia Levi, in un’intervista a “La Stampa”, ha sostenuto che l’Italia socialista e comunista nel passato ha sempre odiato l’Occidente. Affermazione priva di riscontro

25 Ottobre 2023 Vittorio Bonanni  518

Il drammatico riaccendersi dello scontro tra palestinesi e israeliani (vedi qui) ha riportato a galla, con toni per forza di cose più accesi, la discussione su un conflitto che da quasi ottant’anni insanguina quel pezzo di mondo così ricco di storia e cultura. Un lasso di tempo che ha visto come vittime principali i palestinesi ancora senza patria, uccisi a migliaia e privati di ogni diritto, a fronte comunque di una popolazione israeliana costretta a guardarsi continuamente le spalle in un incubo da cui non vogliono risvegliarsi per diverse ragioni, tutte legate a una storia complessa e tragica.

Purtroppo quanto di recente accaduto – la strage di israeliani per opera di Hamas e la pesantissima ritorsione dello Stato ebraico contro Gaza, entrambi eventi senza precedenti – ha compattato quel mondo occidentale, politico e massmediatico, sempre a fianco di Tel Aviv a prescindere, costretto solo oggi a interrogarsi di fronte all’impresentabilità dell’attuale premier Benjamin Netanyahu (responsabile, tra l’altro, di non essere riuscito a impedire la strage di civili israeliani). Quest’ultimo evento ha fatto ripiombare gli ebrei di tutto il mondo nel timore di un accentuarsi dell’antisemitismo, che addirittura possa porre le basi di una nuova Shoah. Una paura accentuata anche dalla solitudine in cui si sono trovati.

E difatti se, come dicevamo, il mondo occidentale ufficiale, gli Stati Uniti e l’Unione europea, hanno espresso un’ovvia solidarietà nei confronti di Israele, e pressoché nulla hanno fatto in passato per frenare l’annientamento del popolo di Gaza, d’altro canto le piazze si sono mobilitate poco per esprimere vicinanza agli ebrei; al contrario di quanto successo nei Paesi arabi e islamici, dove è stata invece manifestata un’accesa solidarietà ai palestinesi. Anche le piazze europee – riempite dagli arabi che vivono nel nostro continente, come pure da militanti di partiti e associazioni – hanno lanciato, sia pure solo in qualche caso, slogan imbarazzanti.

Ciò può ridare fiato a quell’antisemitismo sempre presente o latente in Occidente? Non c’è dubbio. Come diceva la filosofa Hannah Arendt, “dall’antisemitismo non si è al sicuro che sulla luna”. Il che non significa che un nuovo Olocausto si stia profilando all’orizzonte. Anche se gli arabi farebbero volentieri a meno degli ebrei sul loro territorio, non si prevedono “soluzioni finali”. Fortunatamente, nella vecchia e malandata Europa, al momento questi rischi non si corrono; e la stessa Chiesa cattolica, che una volta puzzava di antigiudaismo lontano un miglio, non è più quella del passato. Non vorremmo che, a parte quelle persone in assoluta buona fede, il tema del ritorno ai tempi bui possa trasformarsi in una sorta di ricatto contro chi non è disposto ad accettare favolette fin troppo diffuse che vedono l’antisemitismo ovunque (al riguardo, solo per fare un esempio, ricordiamo l’accusa mossa al regista ebreo americano Steven Spielberg per il film Monaco).

C’è poi un altro nodo delicato che interessa il rapporto tra la sinistra e il conflitto israelo-palestinese. Vogliamo prendere spunto da una recente intervista che la scrittrice ebrea Lia Levi, classe 1931, scampata per un soffio alla deportazione e fondatrice del mensile “Shoah”, ha rilasciato al quotidiano “La Stampa”. Per l’intellettuale toscana, sceneggiatrice e giornalista, la sinistra, in particolare quella italiana, ha sempre odiato l’Occidente e dunque, aggiungiamo, anche Israele. Ma il tema è più complesso. Mettendo da parte alcuni ambienti estremisti, che oggi più di ieri contano poco o nulla, l’Italia socialista e comunista del passato è stata ben altra cosa. Se, da un lato, c’era da parte dei principali partiti italiani, Dc compresa, un’attenzione alle relazioni con il mondo arabo, dall’altro, i rapporti con Israele non entrarono mai in aperto conflitto, come ricordò l’ambasciatore Sergio Romano, perché la collocazione atlantica del nostro Paese era fuori discussione. Spiace dirlo, ma le affermazioni dell’autorevole scrittrice non hanno alcun riscontro nella realtà. Anzi, la sinistra di oggi – degli ultimi venti o trent’anni per essere più precisi, e in particolare il Pd – si è sostanzialmente dimenticata della questione palestinese, prendendo anche come scusa l’impossibilità di dialogare con Hamas. Nodo certo non trascurabile, ma che non giustifica l’oblio in cui sono caduti i palestinesi, i quali non coincidono affatto con il gruppo fondamentalista.

Nel nostro Paese siamo costretti, in questi giorni, ad assistere a una situazione paradossale. Una destra che affonda le proprie radici in quel neofascismo non certo attento ai diritti degli ebrei – basti ricordare un sodale di Giorgia Meloni brindare alla “birreria di Monaco”, triste luogo di ritrovo dei nazisti – ha accusato l’opposizione di simpatie per gli estremisti islamici solo perché favorevole a inviare beni di prima necessità alla popolazione di Gaza. Questo maccartismo 2.0, che va ben al di là dei nostri confini, non ha risparmiato intellettuali di vario genere. Come Patrick Zaki, giovane egiziano già incarcerato nelle prigioni di al-Sisi, le cui parole di solidarietà nei confronti dei palestinesi sono bastate per far slittare la sua partecipazione alla trasmissione televisiva “Che tempo che fa” fino a un niet da parte del Sermig, che aveva messo a disposizione l’Arsenale della Pace di Torino per la presentazione dell’autobiografia del giovane, Sogni e illusioni di libertà. Vicenda simile in Germania, dov’è stato cancellato il conferimento del premio LiBeraturpreis, durante la Fiera di Francoforte, al libro Un dettaglio minore della scrittrice palestinese Adania Shibli. E la lista potrebbe continuare.

Altro elemento di forte criticità, emerso in questi giorni, è la libertà di opinione nella carta stampata, e non solo. È sotto gli occhi di tutti che le forti denunce mosse dalla stampa democratica israeliana (vedi le accuse della prestigiosa testata “Haaretz” nei confronti dell’attuale governo) non hanno diritto di cittadinanza da noi, o quanto meno sono spesso oggetto di attacchi inaccettabili. In questo caso, esprime bene il concetto Lia Levi: “Possiamo parlarne male noi (di Israele, ndr), ma se lo fa qualcun altro subito ci accendiamo”. È evidente che questo approccio è fuori da ogni logica politica e umana, e l’obiettivo degli israeliani e delle israeliane deve essere quello di avere una volta per tutte uno Stato come gli altri, che accetti di convivere sulla stessa terra con un altro popolo e di rispettarne i diritti. Ma, avendo toccato il fondo, per risalire la china bisognerà aspettare forse decenni, durante i quali non potrà che scorrere altro sangue – sperando ovviamente di essere smentiti. 

Archiviato inOpinioni
Tagsantisemitismo conflitto israelo-palestinese Gaza Israele Lia Levi Palestina questione palestinese sinistra Vittorio Bonanni

Articolo precedente

Da Meloni a Meloni, un anno dopo

Articolo successivo

Come sta la questione “sinistra e antisemitismo” in Francia?

Vittorio Bonanni

Articoli correlati

A sinistra niente di nuovo

Antisemitismo tra i giovani di sinistra?

Il laboratorio olandese ripropone lo slogan “socialismo o barbarie”

Dalla scissione della Linke un nuovo partito populista in Germania?

Dello stesso autore

A sinistra niente di nuovo

Madrid e Lisbona: sinistra a due velocità

Spagna, Sánchez trova l’accordo per il governo

La marcia indietro di Edith Bruck

Primary Sidebar

Cerca nel sito
Ultimi editoriali
Educazione all’affettività nelle scuole? Una retorica da bar
Stefania Tirini    24 Novembre 2023
Miserie del populismo di sinistra
Rino Genovese    23 Novembre 2023
Argentina senza bussola
Rino Genovese    21 Novembre 2023
Ultimi articoli
A sinistra niente di nuovo
Vittorio Bonanni    28 Novembre 2023
Dalla scissione della Linke un nuovo partito populista in Germania?
Agostino Petrillo    23 Novembre 2023
Liberia, il passaggio di Weah all’avversario
Luciano Ardesi    22 Novembre 2023
Milei, una batosta per il peronismo
Claudio Madricardo    21 Novembre 2023
Madrid e Lisbona: sinistra a due velocità
Vittorio Bonanni    21 Novembre 2023
Ultime opinioni
Lettera sul femminicidio
Lorenzo Cillario    27 Novembre 2023
Franco Prodi, un negazionista all’attacco del papa
Enzo Scandurra    22 Novembre 2023
La campanella suona a Campi Bisenzio
Stefania Tirini e Alessia Bruno*    10 Novembre 2023
Ancora su stragi mafiose e dintorni
Guido Ruotolo    10 Novembre 2023
Intorno alle stragi di mafia degli anni Novanta
Guido Ruotolo    8 Novembre 2023
Ultime analisi
Antisemitismo tra i giovani di sinistra?
Giorgio Graffi    27 Novembre 2023
Il laboratorio olandese ripropone lo slogan “socialismo o barbarie”
Michele Mezza    24 Novembre 2023
Ultime recensioni
Ken Loach contro l’oscenità della speranza
Rossella Lamina    27 Novembre 2023
A proposito di una mostra su Italo Calvino
Michele Mezza    6 Novembre 2023
Ultime interviste
La Terra ha gli anni contati. Serve una Costituzione mondiale
Paolo Andruccioli    5 Ottobre 2023
Ecco perché a Brandizzo c’è stata una strage
Paolo Andruccioli    4 Settembre 2023
Ultimi forum
Welfare, il nuovo contratto sociale
Paolo Andruccioli    4 Maggio 2023
C’era una volta il welfare
Paolo Andruccioli    27 Aprile 2023
Archivio articoli

Footer

Argomenti
5 stelle Agostino Petrillo Aldo Garzia ambiente cgil Claudio Madricardo covid destra elezioni Elly Schlein Enrico Letta Europa Francesco Francia Germania Giorgia Meloni governo draghi governo meloni guerra guerra Ucraina Guido Ruotolo immigrazione Italia Joe Biden lavoro Luca Baiada Mario Draghi Matteo Salvini Michele Mezza Paolo Andruccioli Paolo Barbieri papa partito democratico Pd Riccardo Cristiano Rino Genovese Russia sindacati sinistra Stati Uniti Stefania Limiti Ucraina Unione europea Vittorio Bonanni Vladimir Putin

Copyright © 2023 · terzogiornale spazio politico della Fondazione per la critica sociale | terzogiornale@gmail.com | design di Andrea Mattone | sviluppo web Luca Noale

Utilizziamo cookie o tecnologie simili come specificato nella cookie policy. Cliccando su “Accetto” o continuando la navigazione, accetti l'uso dei cookies.
ACCEPT ALLREJECTCookie settingsAccetto
Manage consent

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Non-necessary
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
ACCETTA E SALVA