• Skip to primary navigation
  • Skip to main content
  • Skip to primary sidebar
  • Skip to footer

Giornale politico della fondazione per la critica sociale

  • Home
  • Chi siamo
  • Privacy Policy
  • Accedi
Home » Opinioni » Merito non è talento

Merito non è talento

Affrontare il tema delle disuguaglianze, sulla base delle disuguali condizioni di partenza degli studenti, dovrebbe essere il compito di una scuola non selettiva

4 Novembre 2022 Stefania Tirini  1528

Il filosofo Michael Sandel – nel suo La tirannia del merito, pubblicato nel 2021 – ricorda che negli Stati Uniti, a marzo del 2019, c’è stato un grande scandalo: famiglie facoltose hanno pagato molti soldi a William Singer, un consulente per l’orientamento universitario senza scrupoli, che, con la sua attività, si rivolgeva a genitori benestanti e ansiosi. Prometteva loro di fare ammettere i propri figli nelle università più prestigiose d’America, corrompendone figure importanti. Negli Stati Uniti è legale donare liberamente alle università, al fine di una più probabile ammissione; ma compiere atti fraudolenti, ovviamente, è reato. In ogni caso – sia donando sia corrompendo –, si fa prevalere il denaro sul merito. Anche provando a entrare nell’università onestamente, quindi facendo il test di ammissione, i soldi prevarranno sempre, perché le famiglie ricche potranno preparare al meglio i figli, pagando per corsi privati ecc. Difficile arrivare alla conclusione che una società giusta sia una società meritocratica, in cui tutti hanno un’uguale possibilità di salire fin dove il loro talento e il duro studio li porterà. Difficile perché non realistica.

L’enfasi sulla creazione di un’equa meritocrazia genera effetti negativi sul nostro modo di concepire il successo e l’insuccesso. Essa promuove tracotanza tra i vincitori e umiliazione tra i perdenti. Per tracotanza, si intende l’atteggiamento, da parte dei vincitori, nel godere del proprio successo, dimenticandosi della fortuna che li ha condotti nel loro cammino, lasciando poco spazio alla solidarietà nei confronti di chi non ce l’ha fatta, contribuendo alla concezione secondo cui “se non ce l’hai fatta è perché non sei stato abbastanza bravo, e quindi non meriti il successo”. È il lato tirannico e ingiusto della meritocrazia.

Oggi non abbiamo molta uguaglianza di condizione. Gli spazi pubblici che aggregano tra loro le persone – al di là della classe, della cultura, dell’etnia e della fede – sono pochi e distanti l’uno dall’altro. Quattro decenni di globalizzazione, guidata dal mercato, hanno portato disuguaglianze di reddito e di ricchezza così marcate da condurci a vivere vite separate. Raramente chi è benestante e chi ha mezzi modesti si incontrano nel corso della giornata. Viviamo e lavoriamo, facciamo shopping e giochiamo in luoghi diversi; i giovani vanno in scuole diverse. E quando la macchina selezionatrice meritocratica ha fatto il proprio lavoro, quanti stanno in cima difficilmente resistono al pensiero di meritare il proprio successo, mentre quanti stanno in basso meritano allo stesso modo il loro posto.

Queste considerazioni servono a ricordarci che parlare oggi di merito nella scuola, così com’è stato introdotto dal nuovo governo italiano, non può essere disgiunto dal riaffermare con forza il tema della disuguaglianza. Lo sintetizzò bene, nel 1964, Pierre Bourdieu con I delfini: gli studenti e la cultura, o ancora, nel 1970, con La riproduzione: teoria del sistema scolastico ovvero della conservazione dell’ordine culturale: sono i figli delle classi superiori ad accedere in maggior numero alle migliori scuole, a uscirne con i voti più alti; ed essi, combinando tutto ciò con il capitale di relazioni sociali delle loro famiglie, vanno poi rapidamente a occupare le posizioni più alte nell’economia, nella pubblica amministrazione, nella cultura.

E anche don Milani, in Lettera a una professoressa,del 1967. Eccoli qui, ancora fra noi, il bambino avvantaggiato, che prima di entrare in aula, è andato al cinema e a teatro, sa giocare a tennis, conosce tanti vocaboli, frequenta persone altolocate; e quello svantaggiato, che non ha mai letto un libro in vita sua, proviene da una famiglia difficile, parla poco e male l’italiano, perché magari oggi Giannino è arrivato da tre mesi in Italia, e il pomeriggio sta solo a casa, ad accudire la sorellina, mentre i genitori lavorano. Entrambi si presentano all’interrogazione e recitano la lezione prendendo la sufficienza. Ma questo significa, ora e sempre, “fare le parti uguali fra diseguali”. Se al primo dai sei, al secondo dovresti dare almeno otto, per marcare la diversa posizione di partenza, premiando il movimento registrato dagli studenti, e poi certo anche il traguardo.

Per queste ragioni, la nuova definizione attribuita dal governo al ministero dell’Istruzione, con l’aggiunta della parola “merito”, lascia attoniti. Nulla contro il sostantivo “merito”. Ma associare le parole “istruzione” e “merito” è qualcosa che andrebbe fatto con grande prudenza, ricordando che l’articolo 34 della Costituzione prevede che “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi” e che “la Repubblica rende effettivo questo diritto”. L’articolo 3 afferma, inoltre, che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Se si vuole parlare di merito, occorre che questo sia imprescindibile dall’uguaglianza dei punti di partenza – quindi in maniera molto concreta.

Se oggi ancora tanti, purtroppo, partono molti metri indietro, un’efficace politica scolastica dovrebbe avere come obiettivo prioritario quello di riconoscere e colmare questa distanza. Nei fatti, non a parole. Non è soltanto il sogno di raggiungere remunerazioni elevate, ma quello di un ordine sociale in cui ogni uomo e ogni donna siano in grado di poter puntare al massimo status di cui sono intrinsecamente capaci, e di essere riconosciuti dagli altri per quello che sono, indipendentemente dalle circostanze fortuite della nascita o della posizione.

Archiviato inOpinioni
Tagsdiseguaglianze don Milani istruzione merito Michael Sandel Pierre Bourdieu scuola Stefania Tirini

Articolo precedente

Ma cos’è il rave? Sottocultura o controcultura?

Articolo successivo

Contro Elon Musk e il suo capitalismo automatico

Stefania Tirini

Articoli correlati

La violenza giovanile maschile

C’è un grande Parco Verde

La lettera perfetta

A scuola la scommessa della fiducia

Dello stesso autore

La violenza giovanile maschile

La lettera perfetta

A scuola la scommessa della fiducia

Scuola, il miglior contratto possibile?

Primary Sidebar

Cerca nel sito
Ultimi editoriali
L’eterno ritorno dei “taxi del mare”
Agostino Petrillo    26 Settembre 2023
La versione di Giorgio: modernizzazione senza conflitto e senza popolo
Michele Mezza    25 Settembre 2023
I migranti, i 5 Stelle e il Pd
Rino Genovese    22 Settembre 2023
Ultimi articoli
Bologna, una sentenza molto attuale
Stefania Limiti    29 Settembre 2023
Paradossi nelle elezioni americane
Stefano Rizzo    29 Settembre 2023
Benvenuti a Haiti!
Vittorio Bonanni    29 Settembre 2023
“Insufficiente”. Stellantis licenzia a Mirafiori
Paolo Andruccioli    28 Settembre 2023
Meloni ci ripensa, banche in festa
Paolo Barbieri    27 Settembre 2023
Ultime opinioni
Napolitano, il craxiano del Pci
Rino Genovese    25 Settembre 2023
La violenza giovanile maschile
Stefania Tirini    13 Settembre 2023
Per una scissione nel Pd
Nicola Caprioni*    12 Settembre 2023
Dalla democrazia politica alla democrazia delle emozioni
Massimo Ilardi    7 Settembre 2023
Il bagnasciuga di Giorgia Meloni
Giorgio Graffi    4 Settembre 2023
Ultime analisi
Tutti i progetti portano a Roma
Paolo Andruccioli    28 Luglio 2023
Roma riprende la cura del ferro
Paolo Andruccioli    21 Luglio 2023
Ultime recensioni
“Io capitano” di Garrone
Antonio Tricomi    21 Settembre 2023
L’ultima rivoluzione dell’industria
Paolo Andruccioli    20 Settembre 2023
Ultime interviste
Ecco perché a Brandizzo c’è stata una strage
Paolo Andruccioli    4 Settembre 2023
“La pace è un cammino”
Guido Ruotolo    6 Giugno 2023
Ultimi forum
Welfare, il nuovo contratto sociale
Paolo Andruccioli    4 Maggio 2023
C’era una volta il welfare
Paolo Andruccioli    27 Aprile 2023
Archivio articoli

Footer

Argomenti
5 stelle Agostino Petrillo Aldo Garzia ambiente cgil Cina Claudio Madricardo covid destra elezioni Emmanuel Macron Enrico Letta Europa Francesco Francia Germania Giorgia Meloni governo draghi governo meloni guerra guerra Ucraina Guido Ruotolo immigrazione Italia Joe Biden lavoro Luca Baiada Mario Draghi Michele Mezza Paolo Andruccioli Paolo Barbieri papa partito democratico Pd Riccardo Cristiano Rino Genovese Russia sindacati sinistra Stati Uniti Stefania Limiti Ucraina Unione europea Vittorio Bonanni Vladimir Putin

Copyright © 2023 · terzogiornale spazio politico della Fondazione per la critica sociale | terzogiornale@gmail.com | design di Andrea Mattone | sviluppo web Luca Noale

Utilizziamo cookie o tecnologie simili come specificato nella cookie policy. Cliccando su “Accetto” o continuando la navigazione, accetti l'uso dei cookies.
ACCEPT ALLREJECTCookie settingsAccetto
Manage consent

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Non-necessary
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
ACCETTA E SALVA