• Skip to primary navigation
  • Skip to main content
  • Skip to primary sidebar
  • Skip to footer

Giornale politico della fondazione per la critica sociale

  • Home
  • Chi siamo
  • Privacy Policy
  • Accedi
Home » Editoriale » Taranto, in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato

Taranto, in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato

3 Giugno 2021 Guido Ruotolo  771

Un sogno per molti, un incubo per altri. La grande acciaieria potrebbe chiudere i battenti. La sentenza della Corte d’assise di Taranto almeno un merito l’ha avuto. Non si può più perdere tempo, mentire, fare false promesse. Il destino della più grande acciaieria d’Europa è segnato. I giudici hanno confiscato l’area a caldo. Se anche gli altri due gradi di giudizio lo confermeranno, gli altiforni dovranno chiudere. Insomma, il ciclo integrale di Taranto dovrà andare in pensione.

Ma la svolta potrebbe arrivare prima che si compiano i tempi lunghi della giustizia. Già nei prossimi giorni il Consiglio di Stato potrebbe confermare la sentenza del Tar che ha dato ragione al sindaco della città dei due mari che ha chiesto la chiusura dell’area a caldo.

C’è fibrillazione anche nei palazzi della capitale. Qualcosa dovrà accadere. Era già successo che il governo fosse costretto a prendere una drastica decisione. Sembrava, in quei primi anni Ottanta, che chiudere l’Italsider di Bagnoli potesse portare alla fine del mondo. E adesso che fine faranno quegli anticorpi – gli operai – della società malata, illegale, camorrista, criminale? E Napoli come sopravvivrà? Dimenticando, tutti, che le classi dirigenti avevano fatto fiorire l’industria diffusa del contrabbando di sigarette che dava da vivere e sfamava cinquantamila bocche. E che l’economia della catastrofe e della sopravvivenza aveva radici ben piantate a Napoli, città da sempre alegale (l’esempio calzante è quello del semaforo che nessuno rispetta).

Trent’anni dopo, dove c’era l’Italsider-Ilva oggi non c’è niente o quasi. La mostra permanente di Futuro Remoto. Poco sicuramente. Di certo, però, l’ambiente e i cittadini sono meno inquinati e avvelenati.

Ricordo gli anni Sessanta e Settanta e quelle indimenticabili inchieste giornalistiche di Nanni Loi (e non solo) che con il “gelato” intervistava i viaggiatori sui treni che arrivavano a Taranto. Stava per nascere la grande mamma del sud, il più grande hub di lavoro, salario, mobilità sociale. Finalmente i contadini, i mezzadri, gli operai della terra, entrando in fabbrica, conoscendo anche loro la rivoluzione industriale, avrebbero mutato pelle. Più di mezzo secolo dopo dalla sua nascita, il destino di intere generazioni di agricoltori sarebbe stato quello di ereditare il testimone dal padre, zio, nonno, parenti vari, conquistando il “posto” in acciaieria. Ora tutto questo è in discussione.

Il Sud che era stato escluso dalla prima rivoluzione industriale avrebbe potuto rimettersi in carreggiata? Francamente, il bilancio di Taranto e della sua grande trasformazione sociale e di classe alla fine non è stato positivo. L’Iri era riuscita a costruire la più grande cattedrale nel deserto di quegli anni Sessanta. Poi sarebbe arrivata la Fiat con gli impianti di Termini Imerese, Pomigliano d’Arco e Melfi.

Taranto, negli ultimi vent’anni, ha scoperto di essere stata presa in giro. La città, tenuta insieme da una classe dirigente che si era costruita con l’Arsenale militare e la base navale, non ha mai digerito la grande acciaieria. Né il polo chimico con le sue raffinerie. C’era il porto, enorme, immenso, dalle mille potenzialità. Che solo nel nuovo millennio ha conosciuto un certo sviluppo.

Le grandi industrie manifatturiere del Nord tremano al pensiero che la grande avvelenatrice di ambiente e territorio possa chiudere. Aspettando il Consiglio di Stato, un organo di giustizia amministrativa sempre sensibile alle “compatibilità” invocate dalla politica, il governo potrebbe giocare d’anticipo, avendo lo Stato ricomprato quote di proprietà dell’acciaieria da ArcelorMittal: chiudendo l’acciaieria e dando vita alla più grande bonifica sociale e del territorio.

Taranto potrebbe cancellare l’area a caldo dando forma a piccole acciaierie green. Ma questo è un progetto da costruire in una seconda fase. Prima bisogna chiudere con il passato. Anche fisicamente smembrare gli altiforni, impedire che le navi scarichino tonnellate di carbone e minerali. E progettare la bonifica del territorio.



Archiviato inEditoriale
TagsConsiglio di Stato Guido Ruotolo Ilva Taranto

Articolo precedente

I ricchi si confessano

Articolo successivo

Contro i referendum sulla giustizia

Guido Ruotolo

Articoli correlati

Morire di carcere (4)

Morire di carcere (3)

Morire di carcere (2)

Morire di carcere

Dello stesso autore

Morire di carcere (4)

Morire di carcere (3)

Morire di carcere (2)

Morire di carcere

Primary Sidebar

Cerca nel sito
Ultimi editoriali
Perché i padroni si buttano a destra?
Michele Mezza    1 Giugno 2023
La destra all’attacco
Rino Genovese    30 Maggio 2023
Perché la destra non assumerebbe in Rai Giordano Bruno o McLuhan?
Michele Mezza    29 Maggio 2023
Ultimi articoli
Visco e la gabbia della “moderazione salariale”
Paolo Barbieri    1 Giugno 2023
DeSantis versus Trump
Stefano Rizzo    31 Maggio 2023
Governo, ecco la riduzione delle tasse per i più ricchi
Paolo Andruccioli    30 Maggio 2023
In Spagna sconfitta della sinistra alle amministrative
Vittorio Bonanni    30 Maggio 2023
Vince il Sultano
Vittorio Bonanni    29 Maggio 2023
Ultime opinioni
Il significato di una parata militare
Rino Genovese    5 Giugno 2023
Come usare l’eredità di don Milani
Michele Mezza    5 Giugno 2023
Le condizioni per la pace
Rino Genovese    29 Maggio 2023
La destra all’attacco della cultura
Michele Mezza    15 Maggio 2023
Come Elly Schlein è diventata segretaria
Claudio Bazzocchi    10 Maggio 2023
Ultime analisi
Il cantiere eterno di Roma: soldi e misteri
Paolo Andruccioli    1 Giugno 2023
I conservatori, i progressisti e il mondo contemporaneo
Michele Mezza    23 Maggio 2023
Ultime recensioni
Il ritorno di Moretti
Rino Genovese    22 Maggio 2023
Europa del Nord e socialdemocrazie: un passato senza futuro?
Claudio Bazzocchi    17 Aprile 2023
Ultime interviste
“Il governo Meloni illude i lavoratori”
Paolo Andruccioli    2 Maggio 2023
La manovra del governo Meloni: sotto i numeri niente
Paolo Andruccioli    17 Aprile 2023
Ultimi forum
Welfare, il nuovo contratto sociale
Paolo Andruccioli    4 Maggio 2023
C’era una volta il welfare
Paolo Andruccioli    27 Aprile 2023
Archivio articoli

Footer

Argomenti
5 stelle Agostino Petrillo Aldo Garzia ambiente cgil Cina Claudio Madricardo covid destra elezioni Emmanuel Macron Enrico Letta Europa Francesco Francia Germania Giorgia Meloni governo draghi governo meloni guerra Guido Ruotolo immigrazione Italia Joe Biden lavoro Luca Baiada Mario Draghi Michele Mezza Paolo Andruccioli Paolo Barbieri papa partito democratico Pd Riccardo Cristiano Rino Genovese Russia Sandro De Toni sindacati sinistra Stati Uniti Stefania Limiti Ucraina Unione europea Vittorio Bonanni Vladimir Putin

Copyright © 2023 · terzogiornale spazio politico della Fondazione per la critica sociale | terzogiornale@gmail.com | design di Andrea Mattone | sviluppo web Luca Noale

Utilizziamo cookie o tecnologie simili come specificato nella cookie policy. Cliccando su “Accetto” o continuando la navigazione, accetti l'uso dei cookies.
ACCEPT ALLREJECTCookie settingsAccetto
Manage consent

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Non-necessary
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
ACCETTA E SALVA