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Il rapper di Barcellona. Rispunta la secessione?
Da alcuni giorni Barcellona è una polveriera. Scontri con la polizia più o meno tutte le sere. Si mescolano insieme revanscismo catalano e proteste sociali. Quest’ultime difendono Pablo Hasél, il rapper catalano, poeta e scrittore, di 33 anni arrestato martedì scorso dopo essersi barricato nell’università. Con le accuse di “esaltazione del terrorismo” e “ingiurie contro la monarchia” è stato condannato a nove mesi di carcere. La rinascita del nazionalismo più radicale fa invece pendant con lo sfondo delle trattative tra i partiti indipendentisti per formare un nuovo governo in Catalogna. Avrebbero, dopo le recenti elezioni regionali, la maggioranza ma devono accordarsi su un rinnovato patto separatista isolando i socialisti possibili partner, come lo sono a Madrid nel governo centrale, per Sinistra repubblicana (Erc).
Cassonetti dell’immondizia bruciati, negozi e bancomat saccheggiati, auto e moto rovesciate in mezzo alla strada. Questo è lo scenario serale che presenta Barcellona da alcuni giorni. La polizia catalana replica ai manifestanti con idranti e manganelli. Danneggiato finanche il Palau de la Musica che è patrimonio dell'Unesco. Tra gli arrestati, ci sono anche sei anarchici italiani messi in carcere preventivo sabato scorso con l’accusa di aver dato fuoco a una camionetta della polizia (“tentato omicidio”) e di appartenere a “un gruppo criminale”. Lo ha riferito ufficialmente il consigliere degli interni catalano Miquel Samper in una conferenza stampa insieme ad Ada Colau, sindaca di Barcellona, personaggio famoso per le sue posizioni progressiste e di sinistra alla seconda legislatura come prima cittadina.