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Majorino segretario!

Ma davvero vogliamo continuare come se nulla fosse accaduto? La sventola incassata a Sagunto (Lombardia e Lazio), mentre a Roma si discute, non lascia spazio a dubbi. Anche il congresso in corso è ormai nomenclatura del passato, come i candidati che lo stanno animando, con i soliti reciproci colpi bassi, soprattutto nelle federazioni meridionali. Allora ci vuole una mossa del cavallo, che non sia di mera furbizia, ma che coniughi contenuti e rappresentatività. Per questo vogliamo comprometterci con una proposta: Majorino candidato unitario alla segreteria.

I dati della Lombardia, al di là della squillante sconfitta, parlano anche di significativi punti di resistenza, e anche di ricostruzione. Majorino ha complessivamente fatto avanzare i consensi al Partito democratico rispetto alle ultime politiche, ma è la geografia del voto che incute un certo ottimismo. Proprio nella disfatta generale vedere le grandi città della regione – Milano, Bergamo, Brescia – confermare con tenacia il proprio sostegno al Pd, rinunciando non solo alle suggestioni della destra governativa, ma anche alle sirene di un “terzo polo” che proprio in quelle città giocava la carta di una candidata forte e di rottura con la maggioranza che aveva governato il Pirellone. Eppure il Pd rimane primo partito in quelle realtà.

Cause di una disfatta

La sconfitta delle opposizioni alle elezioni regionali in Lazio e in Lombardia era certamente “annunciata” (come scrive Guido Ruotolo su “terzogiornale” del 10 febbraio),...

Il partito del non voto, una corsa senza freni

13 febbraio 2023, ore 15,10. Chiusi i seggi, da pochi minuti le agenzie di stampa, i siti online e un web sempre più pervasivo hanno cominciato a diffondere le primissime percentuali degli exit poll, che confermano una vittoria netta del centrodestra in Lombardia e nel Lazio. Corrono soprattutto le pesanti cifre sul primo partito, quello del non voto. Gli astensionisti di tutta Italia, provenienti da culture e partiti diversi (ma a quanto pare questa volta soprattutto dalla sinistra), si sono uniti. Al momento in cui scriviamo disponiamo ancora di dati parziali. Ma la tendenza è confermata: in Lombardia la percentuale dell’affluenza è del 41,61% (nel 2018 aveva votato il 73,81%). Nel Lazio la partecipazione arriva al 37,20% contro il 66,55% della tornata precedente. A Roma, in particolare, l’astensionismo ha raggiunto un livello record, con una partecipazione di appena il 35,18% contro il 65,46 del 2018. Ormai in Italia votano meno di quattro elettori su dieci.

La disfatta della partecipazione si era capita molto bene già dalla sera prima. Alle ore 23 di domenica, nel Lazio, aveva votato il 26,28% degli aventi diritto, un dato di molto inferiore al 66,5% registrato alla stessa ora nel 2018, quando però si votava in un’unica giornata e si votò insieme alle politiche. Quasi la stessa foto in Lombardia, dove ieri sera aveva votato per le regionali il 31,78% degli aventi diritto, meno della metà rispetto al 73,1% registrato alla stessa ora nel 2018, quando però – come nel Lazio – si votava in un’unica giornata per le regionali e le politiche.