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Letta e Meloni: i commenti sulla cravatta triste e il vestito...
Il confronto faccia a faccia fra Letta e Meloni non è stato granché. Ognuno ha puntato a mischiare le carte, cercando di smussare i propri angoli e mostrando, invece, le proprie flessibilità. Il fatto di essere uno a fianco all’altra, potendo contestare direttamente le rispettive tesi, non ha dato alcun brio: ognuno se n’è andato per i propri vicoli.
Più significativi sono stati i commenti all’evento. Il padrone di casa, innanzitutto, cioè il “Corriere della sera”. Il giornalone milanese si sta palesemente riposizionando. Il direttore Fontana, nel gestire il faccia a faccia, è stato assolutamente impeccabile, cronometro alla mano. Il suo giornale, il giorno seguente, ha sancito la nuova gerarchia: Meloni una leader da scoprire, Letta un déjà vu senza sugo, con una cravatta triste. Svanite le apprensioni sulla collocazione internazionale, sminuite le ansie anti-europee, tutta l’attenzione si sposta sul caratterino della signora e sul suo vestito verde. Per Letta solo uno scoraggiante “non ha vinto né perso”. Si intravede un “mielismo” di ritorno, una riedizione di quel cerchiobottismo, di quel barcamenarsi nei confronti del potere di turno, come si diceva una volta, in cui l’ex direttore del “Corrierone”, e attuale eminenza grigia dell’editore Cairo, è stato un campione. Stupisce la rassegnata subalternità dei comunicatori del centrosinistra, che si avviano a questi dibattiti come capri al macello, addirittura ringraziando i carnefici.
La bufala del “Corriere”, giornale interventista
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“Corriere”, tempi bui per Cairo
Quando il proprietario di un giornale si scontra con un fondo da 196 miliardi di dollari, il proprietario e il suo giornale rischiano di affondare. Non sappiamo se Urbano Cairo sia stato mal consigliato dai suoi avvocati o se abbia perso lucidità ma, accusando di usura, un reato gravissimo, Stephen Schwarzman e il suo fondo Blackstone per l’acquisto a prezzi stracciati dello storico stabile del vecchio giornale milanese di via Solferino, potrebbe andare incontro a guai irrimediabili.
Non ha tutti i torti il proprietario del giornale a cui quella transazione pare quasi una truffa: Blackstone lo compra nel 2013 per 120 milioni e lo rivende ad Allianz nel 2019 per 250, eppure la legge non gli ha dato ragione. I giudici hanno totalmente escluso che Blackstone abbia fatto operazioni scorrette. Il punto è che ora l’uomo forte di Philadelphia, a cui non piace che gli si dia dell’usuraio, intende rivalersi chiedendo 600 milioni di indennità di immagine.